La novità, dal 2019, della polizza assicurativa sanitaria integrativa, la conferma di sussidi e azioni a supporto di esigenze personali e familiari, e un pacchetto di risorse in crescita, grazie anche a risorse aggiuntive derivanti da una quota di fondi per i cosiddetti “dipartimenti di eccellenza” che è possibile destinare all’incentivazione del personale. Le misure messe in campo a sostegno del personale tecnico-amministrativo posizionano l’Università di Bologna fra le prime università in Italia per investimenti nel welfare organizzativo. Un impegno che, visto in termini economici, si traduce in un importo medio di circa 850 euro all’anno per ognuna delle 3.000 unità di personale assunte in Ateneo.
Le novità e le conferme per i tecnici-amministrativi Unibo sono state ratificate con una serie di accordi tra l’amministrazione e le Parti Sindacali, dopo che un referendum interno aperto a tutto il personale aveva dato riscontro favorevole (61% dei votanti).
Agevolazioni confermate e la novità della polizza sanitaria
I nuovi accordi confermano, in alcuni casi ampliandole, tutte le azioni a supporto delle esigenze personali e familiari dei lavoratori Unibo, avviate già dal 2010: sostegno economico per l’iscrizione dei figli agli asili nido di infanzia, esenzione dalle tasse per l’iscrizione propria o dei figli ai corsi di laurea dell’Alma Mater, contributo per gli abbonamenti al trasporto pubblico locale e la conferma dell’istituto dei sussidi economici nei casi di particolari situazioni di disagio del dipendente o del nucleo famigliare dello stesso, con alcune modifiche che entreranno in vigore dal 2019.
Sempre dal 2019, poi, partirà un’importante novità: la polizza assicurativa sanitaria integrativa a favore di tutto il personale Unibo, con costi interamente a carico dell’Ateneo. Sulla base delle coperture assicurative che saranno definite all’esito di un’apposita gara di appalto, tutti i dipendenti dell’Alma Mater potranno così, ad esempio, ottenere il rimborso totale o parziale dei ticket del Servizio Sanitario Nazionale, oppure accedere ai servizi sanitari di una rete di strutture convenzionate (gratuitamente o con il pagamento di una franchigia), o ancora ottenere un rimborso totale o parziale delle spese sostenute per le prestazioni sanitarie effettuate (entro i massimali previsti).
Un pacchetto di interventi, tra conferme e novità, che l’Università di Bologna finanzia con uno stanziamento di 2,3 milioni di euro all’anno – con un aumento di 450 mila euro all’anno a partire dal 2019, a seguito dell’attivazione della polizza sanitaria – e che si aggiungono a quelle destinate al trattamento accessorio, che ammontano a quasi 11 milioni di euro.
L’introduzione della polizza sanitaria (costo oltre 1 milione di euro) a favore di tutto il personale risponde alla volontà dell’Ateneo di incrementare la quota di servizi di welfare organizzativo a favore di tutto il personale, mantenendo al contempo le misure di sostegno al verificarsi di situazioni di disagio dei singoli dipendenti o delle loro famiglie.
La riforma del “conto terzi”
Tra le novità previste nei nuovi accordi sindacali c’è poi l’entrata in vigore di una riforma dei criteri di ripartizione del fondo destinato al personale tecnico amministrativo derivante da attività conto terzi, intendendo in questa accezione le attività rese a pagamento dai laboratori dell’Ateneo (prove, analisi, ecc.) e le ricerche commissionate da imprese private ed istituzioni. Coerentemente con gli indirizzi strategici dell’Alma Mater, questo tipo di attività è in crescita: nel bilancio di esercizio 2017 l’Ateneo ha registrato un aumento di quasi 5,5 milioni di euro rispetto al 2016.
La modifica del regolamento che disciplina questa materia, approvata del Consiglio di Amministrazione nell’ultima seduta, prevede un incremento della quota di tali proventi destinata al fondo comune per l’incentivazione di tutto il personale tecnico-amministrativo, corrispondente all’ammontare delle risorse attualmente ripartite fra il solo personale delle strutture che attivano le commesse, pari a circa 800 mila euro (dato riferito al fatturato 2016).
Questa riforma mira a riconoscere l’apporto di tutte le componenti dell’amministrazione al conseguimento degli obiettivi strategici dell’Ateneo e consentirà, una volta entrata a regime, di aumentare i compensi attribuiti al personale che beneficia attualmente del fondo comune con incrementi presunti (qualora venga mantenuto il fatturato dell’ultimo anno) variabili da un minimo di 180 euro annui per il livello impiegatizio, fino a 380 euro annui per i titolari delle principali posizioni di responsabilità.
Telelavoro Unibo
Infine, gli accordi sindacali hanno portato anche all’introduzione della possibilità di telelavoro e all’introduzione delle prime misure di smart working per il personale tecnico-amministrativo Unibo. Avviato in via sperimentale con due bandi semestrali per un totale di 40 posti all’anno, il telelavoro domiciliare permette di svolgere l’attività lavorativa dal domicilio individuato. Inoltre, l’Ateneo ha predisposto postazioni di “lavoro in centri satellite”, che permettono a dipendenti Unibo con sede di servizio a Bologna ma residenza in una delle altre città del Multicampus, in possesso di particolari requisiti di preferenza, di lavorare alcuni giorni alla settimana presso la sede Unibo del comune di residenza, evitando il pendolarismo. Sono state attivate 8 postazioni presso il Campus di Forlì, 10 presso il Campus di Cesena, 5 presso il Campus di Rimini e 5 presso il Campus di Ravenna, mentre altre postazioni sono in fase di individuazione nella sede di Imola, nonché presso altri Atenei della regione che hanno già espresso la loro disponibilità a collaborare con l’Ateneo in questa direzione.