Proseguono, nella suggestiva cornice ducale di Piazzale della Rosa a Sassuolo, gli appuntamenti con i protagonisti della scena letteraria e culturale italiana. Questa domenica, alle 11:00, Alberto Bertoni, poeta e docente presso il dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna, incontrerà i poeti Giovanni Giudici ed Emilio Rentocchini.
Alberto Bertoni è nato a Modena nel 1955. Sul versante poetico ha pubblicato i volumi: Lettere stagionali, con prefazione di Giovanni Giudici, Castelmaggiore, Book Ed., 1996, premio Caput Gauri e premio Dario Bellezza; La casa azzurra (libro+CD, in collaborazione con Enrico Trebbi e Ivan Valentini), Faenza, Mobydick, 1997; Tatì, con postfazione in versi di Gianni D’Elia, Castelmaggiore, Book Ed., 1999, premio Selezione San Pellegrino. E’ redattore della rivista “Frontiera”. Docente presso il dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna, allievo di Ezio Raimondi, sul versante critico ha curato i Taccuini 1915/1921 di F.T. Marinetti (Bologna, il Mulino, 1987) e ha inoltre pubblicato i volumi: Dai simbolisti al Novecento, Bologna, il Mulino, 1995, premio Russo e premio Croce 1996; Una geografia letteraria tra Emilia e Romagna, Bologna, CLUEB, 1997, in collaborazione con Gian Mario Anselmi; Partiture critiche, Pisa, Pacini, 2000; Una distratta venerazione – La poesia metrica di Giovanni Giudici, Castelmaggiore, Book, 2001; Viaggi (CD, in collaborazione con il poeta Enrico Trebbi e il musicista Ivan Valentini), Castelmaggiore, Book, 2001.
Giovanni Giudici, è nato a Le Grazie (La Spezia) nel 1924. E’ vissuto per molti anni a Roma, dove si è laureato in Lettere. E’ stato giornalista per L’Espresso, il Corriere della Sera e L’Unità e ha lavorato all’Olivetti, prima a Ivrea e poi a Milano. E’ uno dei maggiori poeti italiani, oltre che critico letterario e traduttore.
La morte precoce della madre, i debiti del padre giocatore incallito, l’austera educazione cattolica appresa in collegio e la vita della metropoli tra sviluppo industriale e terziario sono i temi centrali e ricorrenti di una poesia dalla forte impronta autobiografica. Tra le sue opere si ricordino: La vita in versi (1965), Autobiologia (1969), Il ristorante dei morti (1981), Lume dei tuoi misteri (1984), Fortezza (1990), Empie stelle (1996), Eresia della sera (1999).
Emilio Rentocchini, la cui fama ha ormai superato i confini cittadini, scrive nel più puro dialetto sassolese, imbrigliato, in omaggio alla tradizione ariostea, nella forma dell’ottava classica. Elogi alla sua opera poetica sono venuti da critici accreditati, che non hanno esitato a collocarlo tra i più grandi autori del ‘900. Rentocchini ha fino ad oggi pubblicato Quèsi d’amour (1986), Foi sècch (1988), Otèvi (1994), Segrè (1998) e Ottave (2001), edito da Garzanti, che raccoglie 133 componimenti in dialetto, accompagnati dalla traduzione in italiano. Ha vinto nel 1990 il premio nazionale “Lanciano” di poesia dialettale e, nel 1995, il concorso “Detto in sonetto” promosso dal Salone del libro di Torino.