Un altro lutto ha colpito la Chiesa reggiano-guastallese. Nella tarda serata di mercoledì 16 maggio, nella Casa del clero di Montecchio, dove era ricoverato dal 2012, si è spento a 91 anni don Claudio Iori. Un sacerdote amatissimo in città e non solo, sempre sorridente e premuroso, confessore ricercato, amministratore saggio, amico leale. Tantissimi reggiani lo ricordano con l’immancabile talare, in sella alla biciletta, mentre pedalava nel traffico di Reggio in ogni stagione, salutando con la mano e infondendo immediata simpatia.
Era nato il 20 febbraio 1927 a Canali e si era diplomato ragioniere. In quella parrocchia, in un ambiente che nel dopoguerra era ostile al clero, stando vicino al suo parroco don Alfredo Bartoli aveva maturato la decisione di entrare in Seminario, ricevendo l’ordinazione sacerdotale il 4 luglio 1954. Aveva esercitato il suo primo ministero a Montecchio (1954-1955), quindi in città a San Pietro (1955-1957) e a Ospizio (1957-1961). Poi era iniziata la sua carriera amministrativa: consigliere dell’Ente Comunale Assistenza (1965-1969), addetto all’Ufficio Amministrativo Diocesano (1955-1960), di cui fu vicedirettore e tesoriere negli anni dal 1960 al 1969 e infine direttore dal 1969 fino al 1985. Dopodiché era stato il presidente dell’Istituto Diocesano Sostentamento Clero (1985-2002). Il tutto mantenendo per mezzo secolo (1962-2012) il ministero di confessore nella parrocchia di San Pietro, in città.
A Reggio Emilia infatti c’erano i principali obiettivi pastorali di don Iori: l’Arcispedale e le cliniche dove sistematicamente si recava a visitare gli ammalati, partendo da quelli conosciuti per arrivare ai tanti altri che, incontrandolo per i corridoi, finivano per chiedergli di tornare ancora, catturati da quel sorriso che diceva all’altro: “mi stai davvero a cuore”. Poi, dal 1961, l’Istituto del Buon Pastore, gestito dalle Suore per l’accoglienza di bambine e donne in difficoltà, di cui don Claudio è stato cappellano fino al suo ricovero a Montecchio, interessandosi sempre di ogni situazione con discrezione paterna e suscitando affetto e serena fiducia.
Anche per i militari di Esercito, Carabinieri e Guardia di Finanza, negli anni tra il 1961 e il 1991, don Iori è stato il cappellano ideale, perché sapeva ascoltare e accogliere senza formalità, eloquente nella sua mitezza.
I suoi incontri erano per la vita: una volta conosciuto, non lo si dimenticava. Va ricordata, come attestato di benevolenza, la soddisfazione di tanti parroci che in lui trovavano non solo l’amministratore rigoroso, ma anche il dirigente comprensivo, il “ragioniere” che sa innanzitutto essere sacerdote e mettersi come tale nei panni dei confratelli in difficoltà, vedendo il suo lavoro dal loro punto di vista.
Chi lo ha conosciuto da vicino negli ultimi tempi può dire che don Claudio era davvero – per usare un’espressione di don Tonino Bello – il “prete del grembiule”, che si prestava anche alle faccende più umili, come ad esempio servire a tavola ospiti decisamente più giovani.
Tante persone che egli ha servito – anche con la sola amicizia sacerdotale – si sono sentite in dovere di ricambiarlo standogli vicino e aiutandolo in questi ultimi anni di malattia.
Nella giornata di giovedì 17 maggio la salma è esposta a partire dalle 15.30 nella sala del commiato delle Onoranze Funebri Reverberi, in via Terezin 15 a Reggio Emilia, dove alle 20.30 sarà recitato il Rosario.
Il funerale sarà venerdì 18 maggio alle ore 15 in Cattedrale; la Messa sarà presieduta dal vescovo Massimo Camisasca. La tumulazione avverrà successivamente nel cimitero di Canali.