Dal fiume al canale consortile e poi nel lago artificiale per ricaricare le falde. È il ciclo dell’acqua che, grazie all’impianto del fiume Marecchia permetterà di rimpinguare le falde nel periodo invernale evitando così la dispersione di acqua in mare che potrà invece essere riutilizzata nei periodi estivi, con vantaggi per l’ambiente e i cittadini del riminese che correranno meno rischi di avere i rubinetti a secco nei mesi estivi. L’impianto, che rende strutturale l’intervento di ricarica, prevede da ottobre ad aprile l’immissione di acqua prelevata dal fiume Marecchia – la stessa acqua utilizzata in condizioni naturali – nel lago artificiale ‘In.Cal System’ trasportata tramite il canale consortile dei Mulini. E per rendere operativo l’impianto che si trova in un’area ad alto valore ambientale e paesaggistico del sito Natura 2000 (“Sic Torriana, Montebello, Fiume Marecchia”), non sono necessarie nuove infrastrutture.
Tra gli effetti positivi dell’intervento, l’immissione di acqua di ricarica povera di nitrati che contribuisce ad abbattere la concentrazione di quelli già presenti e l’aumento del volume che ha favorito l’incremento delle varietà di uccelli del sito. Non meno importante è l’azione di contrasto alla subsidenza, cioè il fenomeno dell’abbassamento del suolo e all’intrusione del cuneo salino, cioè il flusso di acqua salata, verso le falde costiere.
È questo in sintesi il cuore del protocollo di intesa firmato da Regione Emilia-Romagna, Comune di Rimini, Ente di gestione per i parchi e la biodiversità della Romagna e Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia che dà il via ai lavori per realizzare un impianto di ricarica controllata nella conoide alluvionale (sedimenti accumulati dal fiume allo sbocco in pianura) del Marecchia. La firma segna il punto di arrivo di un percorso cominciato con un’innovativa sperimentazione di due anni e la messa a punto di un progetto per aumentare la quantità di acqua della zona. Ad oggi sono stati immessi oltre un milione e cento mila metri cubi di acqua che concorrono ad aumentare la disponibilità idrica già dalla prossima estate.
“Si dà continuità alla sperimentazione partita nel 2014 da un’intuizione importante: la possibilità di disporre di una maggiore quantità di acqua nelle falde grazie all’aumento del volume di risorsa idrica, per infiltrazione- spiega l’assessore regionale alla Difesa del suolo, Paola Gazzolo-. Le rilevazioni, rese possibili dalla collocazione di una specifica rete di monitoraggio, hanno confermato il raggiungimento degli obiettivi attesi con valori di ricarica massimi proprio nelle vicinanze dell’area di ricarica. Quella avviata sul Marecchia- conclude Gazzolo- è una buona prassi, un modello che si potrà diffondere in altri territori della Regione con il nuovo Piano di tutela delle acque: una risposta innovativa e intelligente alle sfide poste dal cambiamento climatico, a partire dalla siccità”.
Cosa prevede il protocollo
Il protocollo, valido fino alla fine del 2021, definisce il coordinamento dei lavori e il ruolo dei diversi soggetti coinvolti nella realizzazione del progetto già inserito nel programma di misure del Piano di gestione del distretto idrografico dell’Appennino settentrionale 2015-2021. Alla Regione va il compito di attuare l’intero progetto e di coordinare tutte le attività previste dal protocollo in collaborazione con i partner.
Tra le attività è programmata la risistemazione del fondo del lago con la pulitura dai sedimenti fini e la loro ridistribuzione in loco a fini ecologici a carico del Comune di Rimini. I lavori serviranno a realizzare isole e dossi permanenti e alla riprofilatura delle sponde, con eventuale impianto di salici per accelerare la colonizzazione della vegetazione adatta a ospitare colonie di uccelli.
Del monitoraggio del livello idrico del lago, – almeno due volte a settimana in primavera/estate e una volta nel periodo invernale- è incaricato l’Ente di gestione per i parchi e la biodiversità della Romagna. Compito dell’ente sarà anche il monitoraggio periodico di popolamenti di animali e degli habitat di interesse comunitario.
Di competenza di Arpae sono invece l’analisi e il monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee oltre alla realizzazione di un modello matematico di flusso e trasporto delle acque sotterranee per quantificare l’efficienza della ricarica. Infine, per fornire il necessario supporto tecnico e valutare lo stato di attuazione del protocollo, sarà istituito un Comitato di attuazione e monitoraggio composto dai rappresentanti degli enti sottoscrittori, presieduto da un rappresentante della Regione.