Il 6 giugno 2018 l’assemblea sindacale delle lavoratrici e dei lavoratori del Memo ha conferito mandato alle Organizzazioni sindacali di categoria FP/Cgil, Cisl/FP e CSA per aprire lo stato di agitazione nei confronti del Comune di Modena, visto il perdurare delle condizioni di lavoro incerte e disagevoli. Il Memo è il Multicentro Educativo del Comune che garantisce con la sua attività un sistema integrato di servizi a supporto delle istituzioni scolastiche territoriali che operano nella fascia di età 0-18 anni.
È un servizio del Settore Istruzione in cui operano attualmente 17 dipendenti. La sua attività si rivolge e coinvolge molti e diversi soggetti, tra destinatari diretti e indiretti, collaborazioni, convenzioni e partenariati: docenti, educatori, studenti, genitori, operatori dell’Ausl e del Terzo Settore, associazioni, dirigenti scolastici, docenti universitari, Fondazioni, Enti pubblici e Istituzioni a livello locale e regionale, ecc…
Qualche dato relativo ad alcune attività del Centro: 67.423 partecipazioni a 229 itinerari scuola-città, 3.519 iscritti a 75 corsi di formazione, 2.960 utenti attivi in biblioteca, oltre 3.300 copie di pubblicazioni prodotte da Memo vendute e spedite in tutta Italia ogni anno.
“Da diverso tempo il servizio – spiegano Fp/Cgil, Cisl/Fp e Csa Modena nella nota – è in sofferenza dal punto di vista delle condizioni lavorative. I problemi legati all’organico e le incertezze progettuali, da parte del Comune, stanno facendo emergere problematiche a discapito dei lavoratori. Si riscontrano sofferenze sulla progettazione e gestione della formazione; sulla gestione della biblioteca, sulla progettazione dell’area disabilità, da tempo scoperta; sulla progettazione e gestione delle azioni delle aree intercultura e dispersione scolastica che a settembre rimarranno definitivamente scoperte.
Sono infatti imminenti 4 pensionamenti, pari quasi al 25% dell’intera forza lavoro del servizio, tre dei quali già previsti a settembre. La mancanza di una pianificazione delle sostituzioni e del relativo passaggio delle consegne comporta una pericolosa dispersione dei saperi che si riflette sulla qualità del servizio e sull’utenza”.
“Esiste un tavolo tra il Comune e le rappresentanze sindacali, dall’anno scorso, dove al momento l’Amministrazione comunale non è stata in grado di fornire elementi concreti dal punto di vista programmatico, generando sconforto e incertezze nei lavoratori soprattutto in relazione al fatto che diventano a rischio le attività del servizio”, aggiungono i sindacati.
“A fronte delle nostre sollecitazioni – dicono Fabio De Santis della FP/Cgil, Sabrina Torricelli della Cisl/FP e Paola Santi di CSA – l’Amministrazione comunale si è presentata a più riprese con una vaga idea di progetto futuro non dando risposte sugli organici a fronte di uscite certe ed evitando il confronto sull’organizzazione del lavoro, cioè su come le persone devono svolgere al meglio il proprio ruolo per permettere il funzionamento di un servizio punto di riferimento per il territorio”.
Nell’Assemblea del 6 giugno i 16 lavoratori presenti hanno dato mandato all’unanimità di aprire lo stato di agitazione al fine di stimolare l’Amministrazione ad aprire un confronto proficuo con le Organizzazioni e le rappresentanze sindacali per una soluzione progettuale e organizzativa in grado di permettere ai lavoratori di svolgere al meglio la propria attività in un contesto chiaro di prospettiva progettuale.
“Il benessere organizzativo e il confronto continuo con i lavoratori – aggiungono i tre sindacalisti – sono l’interpretazione migliore di un nuovo modo di svolgere la contrattazione di ente. Vorremmo che gli amministratori del Comune di Modena dessero un segnale in tal senso per tutelare un interesse comune: quello di permettere un’ottimale organizzazione del lavoro per il mantenimento della qualità dei servizi. Chiaramente, a questo fine, è da considerarsi fondamentale il tema degli organici e delle assunzioni”.
I Sindacati hanno chiesto che venga attivato il confronto in Prefettura tra le parti con l’obiettivo di raggiungere un’intesa. In caso contrario eserciteranno tutte le forme di lotta previste dalla legge, quali il blocco degli straordinari e lo sciopero.