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Profilo e condizione occupazionale dei laureati Unibo nella XX indagine Almalaurea

Sono 17.974 i laureati nel 2017 dell’Università di Bologna coinvolti nel XX Rapporto sul Profilo e la condizione occupazionale dei laureati messo a punto dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea e presentato oggi a Torino nel corso del convegno “Mutamenti strutturali, laureati e posti di lavoro”. Si tratta di 9.381 laureati in corsi di primo livello, 6.258 laureati in corsi magistrali biennali e 2.243 laureati in corsi a ciclo unico; i restanti sono laureati del corso pre-riforma in Scienze della Formazione primaria o in altri corsi pre-riforma.

IL PROFILO DEI LAUREATI

Punto di forza dell’Alma Mater si conferma quello dell’attrattività. La quota di laureati di cittadinanza estera è complessivamente pari al 4,9% (media nazionale 3,5%): il 4,1% tra i triennali (media nazionale 3,1%) e il 7% tra i magistrali biennali (media nazionale 4,6%). Il 43,2% dei laureati proviene da fuori regione (media nazionale 22%); in particolare è il 37,5% tra i triennali (media nazionale 19,4%) e il 52,3% tra i magistrali biennali (media nazionale 28%).

Molto buona rispetto alla media nazionale anche la quota di coloro che si laureano in corso mentre sono sostanzialmente in linea con i numeri del resto del Paese la media di laurea e l’età. Il 65,4% dei laureati Unibo termina l’università in corso (51,1% è la media nazionale): in particolare è il 65,2% tra i triennali (50,8% è la media nazionale) e il 72,2% tra i magistrali biennali (58,6% è la media nazionale). L’età media alla laurea è 25,5 anni per il complesso dei laureati all’Unibo (contro i 26 anni della media nazionale), nello specifico di 24,3 anni per i laureati di primo livello (24,8 la media nazionale) e di 26,7 anni per i magistrali biennali (27,4 la media nazionale). Il voto medio di laurea è 103,2 su 110 (102,7 la media nazionale): 100 per i laureati di primo livello (99,8 la media nazionale) e 107,8 per i magistrali biennali (107,7 la media nazionale).

I laureati Unibo fanno più esperienze all’estero dei loro colleghi nel resto di Italia. Ha compiuto un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal corso di laurea (Erasmus in primo luogo) il 15,7% dei laureati Unibo (11,1% a livello nazionale): il 12,3% per i triennali (8,2% a livello nazionale) e il 19,5% per magistrali biennali (15,1% a livello nazionale). Il 57,1% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi (57,9% a livello nazionale): è il 57,2% tra i laureati di primo livello (60,3% a livello nazionale) e il 59,9% tra i magistrali biennali (60% a livello nazionale). Il 69,3% dei laureati Unibo ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi universitari (a livello nazionale è il 65,6%): è il 69,6% tra i laureati di primo livello (a livello nazionale è il 66,1%) e il 69,5% tra i magistrali biennali (a livello nazionale il 67,6%).

Infine l’88,7% dei laureati si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria nel suo complesso. L’86,4% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente e l’84,5% ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso; il 78,2% dei laureati considera le aule adeguate; il 72,6% dei laureati sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso Ateneo, mentre il 14,4% si riscriverebbe allo stesso Ateneo, ma cambiando corso.

LA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE
L’Indagine sulla Condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 30.991 laureati dell’Università di Bologna. Si attesta al 74,4% il tasso di occupazione per le triennali a un anno dalla laurea e di 76,6% per le magistrali. Per quel che concerne gli occupati triennali a un anno dalla laurea l’indagine ha coinvolto 9.190 laureati triennali del 2016.

Isolando i laureati triennali che, dopo il titolo, non si sono mai iscritti a un corso di laurea (38,6%), è stato possibile indagare le loro performance occupazionali a un anno dal titolo. Il tasso di occupazione  dei laureati Unibo (si considerano occupati, seguendo la definizione adottata dall’Istat, tutti coloro che sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) è del 74,4% (71,1% la media nazionale). Tra gli occupati, il 54% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo, il 26,2% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 19,8% ha invece cambiato lavoro. Il 18% degli occupati può contare su un lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 42,9% su un lavoro non standard (in particolare su un contratto alle dipendenze a tempo determinato). L’11,3% svolge un’attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.). Il lavoro part-time coinvolge il 33,1% degli occupati. La retribuzione è in media di 1.101 euro mensili netti (media nazionale 1.107).

Tra i laureati magistrali biennali del 2016 intervistati (5709 laureati) a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione sale al 76,6% (73,9% la media nazionale). Il 60,3% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo, il 22,7% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 16,9% ha invece cambiato lavoro. Il 20,1% degli occupati può contare su un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato mentre il 37,9% su un lavoro non standard (in particolare su un contratto alle dipendenze a tempo determinato). Il 6,6% svolge un’attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.). Il lavoro part-time coinvolge il 29,4% degli occupati. La retribuzione è in media di 1.133 euro mensili netti.

La situazione a 5 anni dalla laurea invece (4992 laureati magistrali biennali del 2012) prevede un aumento del tasso di occupazione: 88,7% (87,3% la media nazionale). Salgono gli occupati a tempo indeterminato 51,8%, mentre gli occupati che svolgono un lavoro non standard sono il 23,8%. Svolge un lavoro autonomo il 13,6%. Il lavoro part-time coinvolge il 17% degli occupati. Le retribuzioni arrivano in media a 1.444 euro mensili netti.

Ma dove vanno a lavorare? Il 69,7% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 20,8% nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit (8,6%). L’ambito dei servizi assorbe il 71,6%, mentre l’industria accoglie il 24,5% degli occupati. Marginale la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.

















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