Rivedere le regole sugli orari e le giornate di apertura dei negozi, come prospettato dal Vicepresidente del Consiglio e Ministro dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle Politiche sociali Luigi Di Maio, rappresenta un tema cruciale per i lavoratori e le imprese del commercio.
«Siamo contenti –spiega Donatella Prampolini Manzini, Presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia Reggio Emilia e Presidente nazionale di FIDA, la Federazione Italiana Dettaglianti dell’alimentazione di Confcommercio – che il dibattito si sia spostato su un tema che ci sta a cuore tantissimo: le famiglie dei lavoratori del commercio, siano essi autonomi o subordinati. Dopo che se ne era parlato in campagna elettorale, essendo tra l’altro una riforma a costo zero, ci aspettiamo che si possa ora rimettere in discussione la deregolamentazione degli orari e dei giorni di apertura».
«Si tratta di una battaglia di civiltà sulla quale bisogna fare chiarezza», continua Donatella Prampolini Manzini: «Sentiamo infatti illustri personaggi che ci spiegano quanto fatturato svilupperebbe oggi la grande distribuzione organizzata nei fine settimana, paventando un crollo dei consumi in caso di chiusura festiva. Si tratta di strumentalizzazioni che non hanno alcun fondamento e lo dico non solo da presidente di associazione ma da imprenditrice con nove punti vendita costretti dalla necessità di tallonare i competitor a rimanere aperti anche la domenica. Dopo la riforma Monti abbiamo assistito a uno spostamento dei consumi a fronte di una disponibilità delle famiglie sempre più limitata».
«Mettere dei paletti agli orari di apertura – qualcuno mi spieghi se è necessario acquistare una mozzarella alle tre di notte o il giorno di Natale – consentirebbe di recuperare sulla produttività del lavoro», prosegue Donatella Prampolini Manzini e aggiunge: «Sulla qualità del lavoro vogliamo controbattere anche a quanti sostengono che le aperture festive abbiano aumentato i posti di lavoro. A parte tutti i piccoli negozi che sono stati costretti a chiudere i battenti e dei quali nessuno mai si ricorda, l’effetto della liberalizzazione è stato di sostituire posti qualitativamente migliori con assunzioni estemporanee caratterizzate dal precariato».
«Ci aspettiamo dunque –conclude Donatella Prampolini Manzini- che il Governo al di là dei proclami metta in campo una vera riforma che riesca a trovare un equilibrio tra le necessità dei consumatori di avere degli orari flessibili nei quali poter fare i propri acquisti e quelle dei lavoratori del commercio».