“Sul tema degli insediamenti di nuovi supermercati, il Comune di Carpi prenda esempio dall’Amministrazione Comunale di Modena, che ha recentemente detto no a due richieste di apertura da parte di altrettanti attori della grande distribuzione organizzata, facendo così definitivamente emergere come ci siano eccome gli strumenti per regolare lo sviluppo commerciale”.
Così il presidente di Confcommercio Carpi Tommaso Leone.
“A noi, il Sindaco e l’assessore alle attività economiche – conferma Leone – hanno sempre detto che, in un contesto di sostanziale liberalizzazione, il Comune non disponesse di alcuno strumento per limitare o almeno programmare nuove aperture di supermercati ed invece scopriamo che, a 30 chilometri di distanza, un altro Comune, semplicemente utilizzando la leva urbanistica, stoppa la nascita di nuove strutture”.
“Delle due l’una – puntualizza Massimo Fontanarosa, direttore dell’associazione carpigiana – : o i nostri amministratori ignorano l’esistenza di un impianto normativo utile ad arginare quella che anche a Carpi sta diventando una corsa alla nascita di medi e grandi market, oppure, pur avendone contezza, non hanno ritenuto opportuno utilizzarlo”.
“Il quadro – prosegue Fontanarosa – è sotto gli occhi di tutti a Carpi: a fronte di una perdurante stagnazione dei consumi, negli ultimi anni in città e nei suoi dintorni abbiamo assistito a parecchie aperture, con tutto ciò che ne è conseguito in termini di accelerazione della crisi per i piccoli esercizi di quartiere e del centro storico, provati da sette anni di quadro economico complicato”.
“Di fronte a questa situazione – chiarisce Leone – ci saremmo aspettati che il Comune corresse ai ripari mettendo in campo ogni soluzione utile ad porre un freno all’emorragia del commercio di vicinato, per rilanciarne il ruolo e valorizzarne la funzione di servizio e di presidio del territorio”. “Invece tutto questo non è accaduto e si è preferito adottare la politica del “laissez faire”, tutta a vantaggio dei player della grande distribuzione e con l’unico obiettivo raggiunto di incassare i relativi oneri di urbanizzazione ma di impoverire la rete commerciale”.
“L’auspicio, insomma, – conclude Fontanarosa – è che la mossa intrapresa dal Comune di Modena possa servire almeno per aprire una riflessione seria in città da assecondare con atti amministrativi concreti nella prossima consiliatura, perché si faccia strada nei prossimi amministratori cittadini una idea nuova di sviluppo del commercio, che prenda le mosse dalla necessità di tutelare quello fondato sui piccoli negozi”.