A più di 13 mesi dalla chiusura del punto nascite dell’Ospedale Sant’Anna il tema è ancora molto vivo e sentito nella comunità appenninica. Negli ultimi mesi non è comunque mai venuto meno l’impegno per cercare di arrivare ad una riapertura del servizio all’Ospedale Sant’Anna di Castelnovo Monti. In particolare il Presidente dell’Unione dell’Appennino Enrico Bini ha cercato di aprire canali di dialogo con il Ministero della Salute e di portare avanti il tema con la Regione Emilia-Romagna e l’Ausl di Reggio Emilia, oltre che confrontandosi con i rappresentanti Comitati popolari e con il gruppo Insieme per il Sant’Anna.
“Ritengo opportuno fare il punto della situazione – afferma Bini – perchè in questi mesi abbiamo portato avanti diverse iniziative importanti senza troppi proclami e senza intenti propagandistici, e perchè credo sia necessario precisare alcune inesattezze che circolano quando si parla dell’Ospedale Sant’Anna. In merito alla situazione del punto nascite a seguito della chiusura, dopo che con il precedente Governo avevo avuto modo di sottolineare l’importanza che avrebbe significato il suo mantenimento contattando il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ho scritto una prima lettera alla neo Ministra Giulia Grillo lo scorso mese di agosto, sottolineando l’importanza che la permanenza di questo servizio ha in territori che ogni giorni si trovano ad affrontare fenomeni di spopolamento e difendere la propria tenuta socio economica. Parlo al plurale perchè, rivolgendomi al Ministero, ho inteso avanzare richiesta in merito alla revisione del numero minimo di 500 parti all’anno decretato dalla Conferenza Stato Regioni del 2010 per il mantenimento dei punti nascita, ribadendo la convinzione che non sia sostenibile per i territori montani legare la permanenza di servizi fondamentali a parametri numerici. Una revisione che riguarderebbe dunque tutti i territori montani in modo trasversale: avendo modo di confrontarmi con altre realtà simili all’Appennino Reggiano, attraverso il Comitato nazionale delle Aree Interne, ho infatti avuto modo di percepire come il disagio e anche la rabbia vissuta nella nostra comunità sia la stessa di tante altre zone che hanno vissuto la chiusura dei punti nascite. Ho scritto poi una seconda volta alla Ministra Grillo in ottobre, a seguito delle sue dichiarazioni, sostenute da altri esponenti del Governo, riguardanti la possibile riapertura del punto nascite di Cavalese, in Trentino, sottolineando i punti di contatto e le similitudini tra il nostro Appennino e il territorio in cui si trova questo ospedale, anche in termini di tempi di percorrenza dalle frazioni di crinale per arrivare a quelli che attualmente sono gli ospedali dotati di tale servizio. Alle dichiarazioni della Ministra era poi seguito anche il parere favorevole del Comitato nazionale percorso nascite, ma va anche detto che al momento non ci sono certezze sulla riapertura di Cavalese che, come hanno sottolineato alcuni amministratori del territorio, dovrà superare un primo ostacolo nel reperimento di medici disponibili, a seguito di quell’imbuto formativo che negli ultimi anni ha fatto sì che su alcune specializzazioni ci sia una presenza di professionisti molto bassa a livello nazionale.
A seguito del dibattito su Cavalese, negli stessi giorni in cui ho scritto alla Ministra, ho scritto anche al Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e all’Assessore alla Sanità Sergio Venturi, chiedendo di valutare la possibilità di avanzare una nuova richiesta di deroga per Castelnovo Monti, con indicazioni precise sulle distanze anche dalle frazioni maggiormente decentrate e tempi di percorrenza per arrivare agli ospedali più vicini dotati di punto nascita. Ho anche suggerito che la Regione colga l’occasione della scadenza della proroga di un anno concessa ai punti nascite di Scandiano e del cratere del sisma 2012, per compiere un riesame complessivo dei servizi di questo tipo e la loro distribuzione sul territorio, considerando anche Castelnovo come possibile punto di riferimento per le aree appenniniche delle province vicine che hanno visto la chiusura di servizi analoghi, a Borgo Val di Taro e Pavullo nel Frignano, in un’ottica di collaborazione trasversale tra territori montani. Il punto nascite di Castelnovo infatti era, al momento della chiusura, ad un grado di sicurezza già elevato che sarebbe possibile portare allo stesso livello degli ospedali con più di 500 parti all’anno. Sottolineo peraltro che in questa direzione avevo scritto alla Regione già nel mese di marzo, chiedendo la riattivazione del servizio ginecologico H24 al Sant’Anna, che aveva subito una riduzione di orario proprio a seguito della chiusura del punto nascite ma che a mio parere è un servizio di grande importanza per il territorio anche al di fuori del periodo del parto. Purtroppo devo dire con rammarico che a nessuna di queste lettere ho ricevuto risposta, a quelle inviate diversi mesi fa come alla più recente inviata alla Regione, comunque ormai più di un mese fa. Credo sia un segno di scarsa attenzione e poco rispetto istituzionale. Fortunatamente abbiamo ricevuto segnali di interesse ed ascolto attraverso la partecipazione ad incontri svolti a Roma legati alla strategia Aree Interne a Roma che hanno visto intervenire i vertici dell’Anci e i Ministri Barbara Lezzi ed Erika Stefani, nell’ambito dei quali ho avuto modo di portare all’attenzione nazionale la nostra situazione”. Prosegue il Sindaco di Castelnovo Monti: “Contestualmente alle attività sul punto nascite, stiamo ovviamente portando avanti un lavoro di presidio e dialogo riguardante tutto l’Ospedale Sant’Anna, la cui tenuta complessiva è il nostro obiettivo primario, su una linea che veda il consolidamento nelle attività di base e il potenziamento in alcuni settori specialistici che possano essere attrattivi anche a livello provinciale e oltre: l’urologia è stata potenziata con un secondo urologo, la senologia deve essere potenziata, la riabilitazione cardiovascolare che da gennaio rappresenterà un punto di riferimento a livello provinciale, ci sono in programma nuove tipologie di intervento per l’otorinolaringoiatria, il pronto soccorso che nell’ambito del progetto Sant’Anna Plus sarà ristrutturato e migliorato, i progetti sulla pediatria con il nuovo responsabile dottor Marco Manfredi e la collaborazione e integrazione con i pediatri di libera scelta”.
Conclude Bini: “In merito al dibattito che prosegue alquanto vivace sul punto nascite, vorrei però rimarcare alcune imprecisioni emerse in diverse occasioni. La richiesta di deroga per Castelnovo era ed è ancora necessaria per poter ipotizzare una riapertura perchè, seppure il punto nascita di Castelnovo Monti fosse afferente alla struttura organizzativa complessa di Ostetricia e Ginecologia del S.Maria, già in una fase precedente l’unificazione delle due aziende, gli standard operativi, di sicurezza e tecnologici sono requisiti definiti e previsti per il singolo punto nascita (come indicato dalla normativa: Accordo Stato Regioni del 2010 e D.M. 70/2015). Inoltre in alcuni interventi ufficiali è stata chiesta la riapertura del reparto di neonatologia, che al Sant’Anna non c’è mai stato ed è altra cosa rispetto al punto nascita. Auspico ancora una volta che su temi di questa importanza si assista a una convergenza e unità di intenti al di là di questioni di bandiera e da campagna elettorale, perchè solo con una voce unitaria sarà possibile ottenere qualche risultato”.
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