Una mamma e la sua neonata hanno avuto salva la vita grazie a una diagnosi tempestiva compiuta all’ospedale Santa Maria Nuova. Tutto ha avuto inizio la sera del 10 luglio scorso quando una giovane donna L.G. di 33 anni, giunta alla 26esima settimana di gravidanza, veniva trasportata all’Arcispedale e condotta in Ostetricia e Ginecologia in preda a una grave crisi ipertensiva sin da subito affrontata dai medici del reparto in maniera opportuna, secondo i criteri dettati dai protocolli di emergenza.
Alle 6 del mattino successivo, vista la situazione molto seria, veniva convocato d’urgenza il dottor Aurelio Negro, medico ospedaliero esperto nella gestione della pressione alta e titolare di un incarico di alta specialità per le sindromi ipertensive presso il Dipartimento Internistico. Giunto in ospedale il professionista rivalutava la paziente insieme ai colleghi ginecologi: il quadro clinico (valori della pressione arteriosa molto elevata: 220 su 140) potevano fare pensare a una comune Eclampsia, sindrome che sovente insorge dopo la 20esima settimana di gravidanza e di cui nella nostra provincia si riscontrano 200 casi all’anno. Ma dopo un colloquio più approfondito con la giovane signora, il medico si accorgeva che qualcosa non andava; quella possibile diagnosi non era del tutto convincente.
La donna, grazie anche alla preziosa collaborazione della madre presente in sala, riferiva infatti che da tempo soffriva di dolori muscolari crampiformi, stato d’ansia e irritabilità costante, stanchezza con debolezza muscolare, tachicardia con sudorazione e talora cefalea. Si decideva, di fronte a questi dati di sottoporla dapprima a una ecografia addominale e poi a una risonanza magnetica in urgenza. In 48 ore grazie alla collaborazione di diversi specialisti, si raggiungeva una diagnosi che le ha salvato la vita. Si trattava in effetti di un feocromocitoma, una neoplasia che ha origine nei surreni. In sostanza un raro tumore surrenalico che produce adrenalina e che, se non riconosciuto e curato in tempo, può portare a conseguenze gravi fino anche alla morte.
“Per dare un’idea della frequenza con cui si verifica questa patologia nelle donne gravide – spiega il dottor Negro – l’ultima diagnosi effettuata in tal senso la realizzammo circa 25 anni fa. In letteratura saranno riportati 15-20 casi di donne incinte affette dalla malattia. Quello che abbiamo fatto non è nulla di speciale. Il difficile è sempre mettere insieme i pezzi del puzzle in modo giusto. Grazie alla individuazione della malattia siamo riusciti a prescrivere in maniera tempestiva la corretta terapia farmacologica che ha consentito di tenere sotto controllo la situazione fino alla data del parto con taglio cesareo programmato”.
Il 16 agosto scorso, alla 33esima settimana, è nata la bimba, l’11 ottobre la signora è stata sottoposta a surrenectomia (intervento chirurgico che consiste nell’asportazione del surrene affetto) e quel che più conta è che una famiglia è stata sottratta al peggio. Ai ringraziamenti da parte dei famigliari a tutti i professionisti coinvolti si aggiunge il grande apprezzamento da parte della Direzione dell’Azienda Usl Irccs di Reggio Emilia.
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foto di gruppo con i professionisti coinvolti nella fila dietro e la famiglia nella fila davanti. Dietro, da sinistra la dottoressa Marina Beltrami direttore f.f. della Medicina Gastroenterologica; le anestesiste Rita Monti e Anna Lisa Zanni; i ginecologi Gabriele Tridenti e Flavio Vanacore; il dottor Aurelio Negro; il direttore della Ginecologia Lorenzo Aguzzoli, l’anestesista Lesley De Pietri; il chirurgo Alessandro Giunta