“Siamo di fronte a un evento raro, causato probabilmente da un lotto di macchinari prodotti dalla stessa azienda. L’allerta, naturalmente, da parte nostra è massima: ci siamo già mossi, stiamo facendo tutto ciò che è necessario per garantire la sicurezza dei pazienti”.
L’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, annuncia l’avvio di un’indagine della Regione per il Micobatterio chimera, che si può annidare in una macchina in uso nelle sale operatorie. Due i decessi accertati, dopo un ricovero in cardiochirurgia al Salus Hospital di Reggio Emilia, legati all’infezione da parte di questo microrganismo. Per altri due casi sospetti – sempre dopo un ricovero nella stessa struttura – sono in corso accertamenti. Inoltre, la verifica è stata avviata anche sugli anni scorsi, in particolare su circa un centinaio di cartelle relative a persone sottoposte a interventi di cardiochirurgia in Emilia-Romagna, soprattutto a carico delle valvole cardiache, nel periodo 2010-2017, persone poi decedute. Accertamenti che la Regione sta conducendo anche su richiesta del ministero della Salute.
Sono una trentina in Emilia-Romagna le macchine cuore-polmone che permettono la circolazione extracorporea nel corso di particolari interventi cardiochirurgici; quelle su cui si è concentrata l’attenzione della Regione sono una ventina, di cui cinque già dismesse negli anni e sostituite. Il legame macchina-batterio è l’acqua, che serve infatti per raffreddare l’apparecchiatura: è da qui che può liberarsi un aerosol con il microrganismo.
“La Regione- conclude Venturi- ha già chiesto alle strutture di cardiochirurgia che vengano sostituite tutte le macchine potenzialmente a rischio o che ci sia un loro adeguamento, per evitare altre possibili diffusioni in sala operatoria di agenti patogeni”.
La Regione, che in questa vicenda coinvolgerà i medici di famiglia, sta preparando inoltre un’informativa che invierà a tutti i pazienti nelle strutture di cardiochirurgia, operati con l’utilizzo della macchina cuore-polmone: l’obiettivo è informarli sulle infezioni che si sono verificate e invitarli, in caso si verificassero successivamente al ricovero sintomi febbrili, a rivolgersi al proprio medico curante.