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La domanda di casa a Bologna e la risposta del Comune

Quasi 4.700 nuclei in graduatoria per un alloggio di edilizia pubblica, oltre 2.200 domande per un contributo a sostegno dell’affitto, 850 domande per un alloggio a canone calmierato. Sono queste le principali dimensioni della “domanda di casa” a Bologna, che emergono dalle ultime graduatorie comunali oggetto di un approfondita indagine prodotta dall’Amministrazione insieme all’Università di Bologna e presentata oggi alla presenza del Sindaco e dell’assessore Virginia Gieri.

Combinando queste dimensioni emerge che i nuclei bolognesi che chiedono all’amministrazione un sostegno abitativo, in forma di un alloggio o di un contributo pubblico, sono tra i 5 e i 6 mila.

Per capire chi sono queste famiglie, e quali cambiamenti sono in atto rispetto al passato, si può prendere a riferimento la graduatoria per gli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica.

Qui si consolida una riduzione delle domande (oggi 4.696) che sembra ormai una tendenza strutturale: – 12% rispetto al 2015 e –30% rispetto al 2008. Una contrazione che è certamente l’esito di modifiche normative e regolamentari, ma che lascia intravedere anche qualche spiraglio circa processi – pur timidi – di miglioramento delle condizioni di lavoro e dunque di reddito dei bolognesi; processi sostenuti anche dagli interventi sul sistema di welfare locale che negli anni recenti sono stati particolarmente rilevanti.

Navile e San Donato-San Vitale, sono i due Quartieri che più rappresentano i territori di residenza di chi necessita di una alloggio pubblico. In questi Quartieri 27 famiglie su mille residenti (al Navile) e 23 su mille residenti (al San Donato-San Vitale) fanno domanda per l’ERP. Questa geografia conferma, tra l’altro, una polarizzazione territoriale di famiglie più fragili, quindi maggiormente esposte al rischio di marginalità.

I nuclei di origine italiana presenti nella graduatoria ERP sono poco più del 40%, sostanzialmente stabili rispetto a 3 anni fa. Tra gli stranieri, quella del Bangladesh si conferma la cittadinanza più rappresentata (il 9% delle domande complessive), seguita da Romania (8%) e Marocco (7%). Rappresentazione questa che rispecchia solo parzialmente la graduatoria di cittadinanze dei residenti stranieri a Bologna – che vede in cima Romania, Filippine, Bangladesh e solo quinta il Marocco – segno di una differenziazione dei bisogni abitativi all’interno delle comunità straniere.

I nuclei numerosi (con 5 o più componenti), tra i richiedenti un alloggio ERP, si confermano in significativo aumento: sono oggi il 17,7% contro il 13,3% del 2015 e il 6,7% di dieci anni fa; una presenza quindi che è quasi triplicata nel breve arco di dieci anni. Questo fenomeno ha un evidente impatto sulla disponibilità e sull’adeguatezza degli alloggi pubblici e chiama in causa la necessità di progettare l’edilizia sociale con criteri di flessibilità compositiva per adeguarsi alle mutevoli dimensioni della domanda.

Relativamente al reddito dei richiedenti continua la tendenza (pur lenta) che vede uno scivolamento verso il basso della capacità economica dei nuclei presenti in graduatoria ERP. Il reddito Isee medio si è contratto del 5% rispetto a tre anni fa: è oggi di 4.212 Euro (era di 4.455 nel 2015). Queste famiglie, nell’alloggio di mercato in cui vivono, pagano oggi mediamente 353 Euro al mese di canone di locazione; ciò significa che una parte molto rilevante del reddito viene spesa per l’abitazione a danno di altre spese famigliari.

Si conferma infine la scarsa presenza di domande prodotte da nuclei anziani: le domande per una alloggio pubblico, prodotte da ultra sessantacinquenni sono meno dell’8%, segno che la “questione abitativa” riguarda prevalentemente le famiglie giovani.

A fronte di questi dati l’amministrazione comunale ha potenziato diversi strumenti e sta investendo rilevanti risorse sulle politiche per la casa. Un esempio significativo è stato il finanziamento, con 1 milione e mezzo di euro, di un Fondo sociale per l’affitto nonostante l’azzeramento delle risorse statali destinate a questo scopo.

“La casa pubblica è un tema sul quale ci sono molte mitologie e molte strumentalizzazioni – ha detto il Sindaco Virginio Merola nel saluto d’apertura – ma noi dobbiamo affrontare la questione della casa come una questione di cittadinanza e trattarla nel segno dell’equità. Come Comune metteremo a disposizione di Acer risorse per realizzare ripristini di alloggi che attualmente sono vuoti e poter così ampliare il numero delle assegnazioni”.

Il Sindaco, in occasione delle presentazioni del Bilancio di Previsione nei consigli di quartiere aperti ai cittadini, ha annunciato un piano per 1000 case entro il 2021 a consumo di suolo zero con un investimento complessivo di circa 40 milioni di euro (28 milioni riguarderanno la costruzione di alloggi nel lotto H dell’ex Mercato Ortofrutticolo grazie alle risorse del Patto per Bologna). In questo piano spicca il ripristino di circa 600 alloggi Acer che in questo momento sono inutilizzabili, rappresentano una robusta iniezione di risorse per aumentare l’assegnazione di case Erp. Oltre a questo tre riconversioni di immobili esistenti contribuiranno a soddisfare ulteriormente la domanda di politiche sociali per la casa: l’ex clinica Beretta in via XXI Aprile; Villa Celestina, immobile confiscato alla criminalità organizzata assegnato al comune per il contrasto all’emergenza abitativa; l’immobile dell’ex Mercato Ortofrutticolo dove oggi si trova il centro sociale XM24 e dove si progetta di realizzare un cohousing per giovani coppie sulla scia dell’esperienza positiva di Porto15. Si tratta di tre luoghi particolarmente significativi in cui, con diverse forme, si daranno risposte alla domanda di casa.

“Il bisogno di casa è un bisogno che affrontiamo anche con altre dinamiche, come ad esempio la transizione abitativa che è uno strumento importante ed è un unicum bolognese – ha detto l’assessore alla Casa Virginia Gieri – . A Bologna sono 300 gli appartamenti ricavati dal patrimonio abitativo pubblico, dedicati agli ultimi degli ultimi.

L’assessore ha anche aggiunto che “Un filone innovativo e importante è quello della rigenerazione e riconversione di alloggi pubblici per rimetterli a disposizione di famiglie, possibilmente giovani, a basso reddito. Si tratta di restituire un ulteriore patrimonio ai cittadini bolognesi che manifestano un bisogno abitativo”.

“La regione Emilia-Romagna si sta muovendo per aumentare il tasso di rotazione Erp e ridurre le situazioni di iniquità e disuguaglianza tra cittadini – ha spiegato la vice presidente della Regione Elisabetta Gualmini – . Un’operazione che va fatta è cambiare la mentalità che vede la casa pubblica come un vitalizio. Il canone deve rispondere oggettivamente a diversi requisiti, ma le persone vanno responsabilizzate poiché quello che ricevono è un servizio pubblico e non un regalo”.

















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