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Non autosufficienza, crescono ancora le risorse per il 2018

Più risorse per l’assistenza domiciliare, gli interventi temporanei di sollievo in strutture, i posti in centri diurni, gli assegni di cura. L’Emilia-Romagna rafforza ancora il Fondo regionale per la non autosufficienza, portandolo per il 2018 a oltre 437 milioni di euro, 2 milioni in più rispetto al 2017. È arrivato ieri dalla Giunta il via libera all’assegnazione e al riparto delle risorse tra le Aziende sanitarie locali. Una cifra che supera i 477 milioni se sommata alle risorse del Fondo nazionale e del Fondo “Dopo di noi” e ai finanziamenti assegnati all’Emilia-Romagna per i progetti “Vita indipendente”.

“La nostra si conferma la Regione con il Fondo regionale per la non autosufficienza più alto in Italia- sottolinea il presidente, Stefano Bonaccini-. Lo diciamo con orgoglio, perché per noi è una priorità non lasciare sole le persone in condizioni di fragilità, chi le assiste e le rispettive famiglie. È una scelta impegnativa, senza dubbio: anche quest’anno abbiamo alimentato il Fondo regionale con risorse del nostro bilancio, per aumentare il complesso delle risorse disponibili per le non autosufficienze. Siamo di fronte a un tema, sanitario e sociale al tempo stesso, di grande delicatezza e attualità, in un Paese e in una regione dove la prospettiva di vita si allunga sempre più”.

“Ciò che rende unica l’esperienza dell’Emilia-Romagna- aggiunge l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-, unitamente all’impegno economico che caratterizza il Fondo, è la rete dei servizi realizzata per rispondere alle diverse tipologie dei bisogni, attraverso la ricerca e la sperimentazione, negli anni, di innovazioni che consentano di offrire soluzioni sempre più adeguate”.

Il riparto del Fondo regionale

Degli oltre 437 milioni del Fondo regionale, ai territori vengono assegnati più di 303 milioni sulla base della distribuzione della popolazione residente dai 75 anni in su; oltre 119 milioni vanno a finanziare interventi a favore di persone con disabilità e gravissime disabilità acquisite, mentre i restanti 14,9 milioni assicurano servizi in presenza di gestioni particolari pubbliche e private e strutture di piccole dimensioni in zone montane e disagiate. Del pacchetto complessivo, 65 milioni sono destinati a Modena.

Come sono state utilizzate le risorse nel 2017

Nel 2017 sono stati assegnati ai territori finanziamenti del Fondo regionale per la non autosufficienza per 435,45 milioni. Praticamente tutti utilizzati: il 64,7% (281,4 milioni) per l’area anziani, il 34,0% (148 milioni) per l’area della disabilità e l’1,3% (5,5 milioni) per i programmi cosiddetti “trasversali”. Si parla, in questo caso, di interventi comuni sia per l’area anziani che per l’area disabili, come, ad esempio, l’emersione e qualificazione del lavoro di cura e il contrasto alla fragilità e all’isolamento.

Qualche dato: nell’area anziani, le risorse del Fondo hanno permesso l’offerta/utilizzo di 16.234 posti in strutture residenziali, 3.330 posti nei centri diurni, oltre un milione 400mila ore di assistenza domiciliare, 9.168 beneficiari di assegni di cura. Per l’area disabili, 1.246 gli utenti di centri socio-riabilitativi residenziali, più di 1.000 quelli di strutture residenziali e circa 500 in strutture residenziali per gravissime disabilità acquisite; più di 454mila le ore di assistenza domiciliare e oltre 2.200 gli assegni di cura.

Fondo nazionale e Fondo regionale per la non autosufficienza

Il Fondo nazionale è stato istituito nel 2006, con un’apposita legge, per fornire sostegno a persone con gravissima disabilità e ad anziani non autosufficienti, e favorirne il mantenimento nel proprio contesto di vita. Le risorse del Fondo, che ogni anno vengono ripartite tra le Regioni, servono per potenziare l’assistenza domiciliare o interventi complementari al percorso domiciliare. L’Emilia-Romagna nel 2007 ha avviato il proprio Fondo regionale per la non autosufficienza per finanziare i servizi socio-sanitari rivolti alle persone in condizioni di non autosufficienza e a coloro che se ne prendono cura. Per mole di risorse impiegate, rete di servizi messi in campo, professionalità coinvolte ed esperienze acquisite, costituisce un caso unico in Italia.

















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