Filiere di qualità, smart ed efficienti, guidate dai nuovi trend di mercato che chiedono pasta, pane e pizza, ma anche dolciumi e panettoni preparati esclusivamente con farine biologiche. La conferma arriva anche dall’ultima elaborazione Aidepi su dati Nielsen, relativa alle vendite di pasta di semola biologica nella Gdo italiana al 30 novembre 2018 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, che sono cresciute in volume del 2,5% a fronte di una flessione del 2,9% dell’intero segmento della pasta secca.
Così, a fare da apripista in Italia è il granaio dell’Emilia-Romagna, che dà il via a una cordata di imprenditori del grano biologico in squadra con i mulini del territorio.
«Il prezzo pattuito è soddisfacente e premiante per l’agricoltore, superiore a quello di mercato e finalmente – spiega la presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Eugenia Bergamaschi – viene riconosciuta la qualità della materia prima. Abbiamo cominciato da Parma dove sono stati sottoscritti i primi contratti di fornitura tra le aziende produttrici di frumento tenero e duro biologico e il Molino Grassi, per una superficie coltivata di circa 200 ettari. Tuttavia, le potenzialità sono di gran lunga superiori: solo nel Parmense gli ettari in produzione sono all’incirca 1.000. Puntiamo a coinvolgere gli associati che tra Piacenza e Rimini coltivano frumento biologico, con un bacino produttivo regionale di oltre 4.500 ettari in grande crescita tendenziale (Piacenza, 520 ettari; Ferrara, 550; Reggio Emilia, 555; Modena, 130; Bologna, 325; Ravenna, 525; e poi Forlì-Cesena e Rimini con 1.300 ettari), al fine di allargare il progetto a tutta la regione».
I contratti siglati o in via di definizione si rifanno all’accordo quadro nazionale firmato un mese fa a Roma da Confagricoltura e Italmopa (Associazione Industriali Mugnai d’Italia). Tra gli obiettivi, quello di consentire all’industria di disporre di materia prima rispondente alle esigenze qualitative e alla produzione agricola di valorizzare il prodotto. La parte qualitativa dell’accordo è infatti quella più importante per raggiungere prezzi ben al di sopra di quelli normalmente praticati nel mercato.
Nell’accordo si è giunti alla comune definizione del prezzo del frumento biologico, considerando due componenti: una fissa, legata ai costi di produzione e una variabile correlata all’andamento dei listini di mercato. Sarà poi libertà delle aziende agricole e dei mulini definire anticipatamente la percentuale di ponderazione prevista tra le due componenti. Il prezzo finale sarà poi incrementato di una premialità laddove il contenuto proteico del prodotto sia superiore al 12,5%.