Sebastião Salgado è un fotografo chinato sull’umanità. Ricerca e ama l’umanità come un valore assoluto: le condizioni, le contaminazioni, le relazioni, le migrazioni, dolorose, di cui è protagonista. E’ mosso con responsabilità dalla volontà di documentare, con potenti immagini in bianco e nero, le persone e i loro luoghi antichi e nuovi, le loro culture, il lavoro e la dignità, le apocalissi umanitarie e i riscatti che esse vivono, i paesaggi e i cieli grandiosi e meravigliosi, o devastati, in cui trascorrono le loro esistenze. L’osservare una sua foto, cattura e conduce dritto dentro quel luogo, al fianco di quella persona ritratta.
La sua arte, è stato detto, è un umanesimo narrato con la fotografia.
Questo celebre testimone del nostro tempo si è calato ed ha apprezzato il progetto di coesione sociale e scambio culturale di ‘Caffè letterario Binario49’ nel quartiere della Stazione centrale, oltre a quello di innovazione e contemporaneità di ‘Spazio Gerra’ nel centro storico, a Reggio Emilia. Intuito inoltre il valore del ponte tra il quartiere multiculturale della Stazione della città emiliana e il suo quartiere più antico e simbolico/identitario, il centro storico, il fotografo brasiliano, maestro riconosciuto tra i più importanti del nostro tempo, ha deciso che 100 fotografie, riunite nell’esposizione Africa, siano in mostra a titolo non oneroso, cioè gratuitamente, nei due luoghi di cultura contemporanea reggiani, in una anteprima assoluta per l’Italia, che costituisce la prima esposizione di sempre di Salgado a Reggio Emilia e che si apre il 9 febbraio (ore 17 – Evento inaugurale) al Caffè letterario Binario49 di via Turri e proseguirà contemporaneamente nello stesso luogo e allo Spazio Gerra di piazza 25 Aprile fino al 24 marzo 2019.
Curata da Lélia Wanick Salgado, Africa offre una retrospettiva su 30 anni di reportage realizzati a partire dagli anni Settanta nell’Africa sub-sahariana, ripercorre l’esperienza dell’autore nel continente africano dalle guerre di indipendenza alle catastrofi naturali, da una natura incontaminata all’incontro con persone sorprendenti.
L’esposizione raccoglie, in una sequenza indicata dall’autore, nella prima parte, al Binario49, il lavoro realizzato nei viaggi e nelle esplorazioni di Salgado tra il 1974 e il 2005 nel sud del continente tra Mozambico, Malawi, Angola, Zimbabwe, Sud Africa, Ruanda, Uganda, Congo, Zaire e Namibia; nella seconda parte, allo Spazio Gerra, i reportage realizzati dal 1973 al 2006 nelle regioni dei Grandi laghi tra Repubblica democratica del Congo, Burundi, Tanzania, Zaire, Kenya Ruanda e nelle regioni sub-sahariane Mali, Sudan, Somalia, Chad, Mauritania, Senegal, Etiopia.
Vincitrice il premio del pubblico M2-El Mundo per la migliore mostra nell’ambito di PhotoEspaña 2007, Africa è un omaggio alla storia, ai popoli e ai fenomeni naturali del continente africano, ma anche una denuncia.
La mostra sarà a ingresso libero e sarà affiancata da una serie di attività collaterali, tra cui un workshop curato da Juliano Salgado, figlio del fotografo e co-regista assieme a Win Wenders del documentario candidato all’oscar Il Sale della Terra. Ci saranno anche visite guidate e dedicate a scuole o gruppi su appuntamento. Gli eventi collegati – fra cui documentari e interventi culturali – potranno costituire opportunità per approfondire i temi dell’esposizione e le dinamiche geopolitiche internazionali.
HANNO DETTO – “Il nostro grazie va a Sebastião Salgado per questo suo grande omaggio alla nostra città; con la sua sensibilità di umanista nella contemporaneità egli ha colto il senso dell’impegno e dell’esperienza reggiani nella coesione sociale, nella multiculturalità e nel quartiere della Stazione in particolare. La nostra gratitudine va a Casa d’altri, associazione vincitrice del bando per la gestione dello spazio Binario49, oggi riqualificato sulla base delle scelte politiche di coesione e partecipazione dell’Amministrazione comunale: un’associazione che ha ideato e messo mano con coraggio e grande slancio al progetto, ora realizzato, di portare le opere di Salgado a Reggio Emilia”, ha detto il sindaco Luca Vecchi presentando i contenuti dell’esposizione.
“L’allestimento di Africa nella nostra città e in particolare nel quartiere della Stazione – ha aggiunto il sindaco – smentisce la narrazione non di rado univoca e nel segno della sola problematicità, che riguarda questo quartiere. La Zona stazione è ricca di propositività e dimostra di saper generare e accogliere bellezza, quella bellezza che l’arte porta con sé assieme alla riflessione e alla provocazione, e che è in grado di rigenerare le persone e i luoghi. Credo sia il posto giusto per ospitare l’umanesimo e il grande amore per le persone del mondo che Salgado testimonia nella sua opera”.
Con il sindaco, sono intervenuti all’incontro con la stampa Kadija Lamami e Claudio Melioli di Casa d’altri, Stefania Carretti di Spazio Gerra e le assessore Natalia Maramotti (Città storica) e Serena Foracchia (Città internazionale), che hanno illustrato il percorso che ha portato al contatto con il celebre fotografo, i contenuti e il significato dell’esposizione.
DA UN QUARTIERE ALL’ALTRO. IN MEZZO, LA CITTÀ E IL MONDO – Due sedi-emblema, dunque, per costruire connessioni tra persone e luoghi in un unico, ambizioso progetto culturale e di cittadinanza attiva, che nasce dalla sinergia tra le associazioni Casa d’Altri, che gestisce il Caffè letterario Binario 49 e ha fortemente voluto, cercato, trovato e curato il contatto con Salgado, ed Ics – Innovazione Cultura Società, che cura la programmazione dello Spazio Gerra.
Questo evento è altresì esito delle politiche culturali e di coesione sociale dell’Amministrazione comunale di Reggio Emilia nel quartiere della Stazione. Il Comune è intervenuto riqualificando lo spazio di via Turri, oggi sede di Binario49, e promuovendo un bando per la proposta di contenuti e per la gestione dello spazio stesso in un’ottica di rigenerazione sociale e urbana, portando a valore le potenzialità di partecipazione, le molteplici capacità progettuali e creative presenti nella comunità: il bando è stato vinto da Casa d’Altri.
In questo lavoro, che coinvolge istituzioni e comunità, si hanno infine il coinvolgimento del Tavolo Reggio-Africa sede di dialogo e coordinamento tra le realtà della città che promuovono iniziative e progetti con l’Africa, e il sostegno di alcuni sponsor tecnici che hanno creduto nel progetto di Binario49.
Chiaro che la mostra è un’opportunità di contatto, di osmosi tra i pubblici che frequentano i due luoghi culturali e i due ambienti di riferimento abituale, per creare scambio, incontro, riscoperta reciproca: due quartieri e in mezzo la città e il mondo a cui appartengono.
UNA DOMENICA MATTINA, SALGADO AL TELEFONO… – L’idea di realizzare Africa a Reggio Emilia nasce dalla convinzione dei volontari di Casa d’Altri che “l’arte, la cultura, la bellezza siano, possono e debbano essere strumenti importanti anche di riqualificazione sociale e urbana, e da una sfida: portare un grande evento culturale in una zona diversa da quelle deputate di norma a questi eventi”.
Da qui l’idea e lo slancio di contattare Salgado.
“Oltre un anno fa – raccontano Khadija Lamami e Claudio Melioli di Casa D’Altri – ci siamo messi in testa di provare a portare in questo quartiere della Stazione, nella nostra città, una mostra fotografica di Sebastiao Salgado, per amore della sua opera e perché ci piacciono le sfide, perché sentivamo che era giusto farlo, o almeno provarci. L’abbiamo cercato con creatività, dall’altra parte del mondo, facendogli arrivare il nostro progetto e spiegando l’impegno che con l’associazione portiamo avanti per riqualificare uno luogo degradato e svuotato di contenuti quale era il Binario49 prima del nostro arrivo, per riportare al centro un quartiere. Gli abbiamo raccontato di noi, del quartiere, di come lo vediamo e di come viene visto, di come ci piacerebbe che diventasse. Alla fine è successo: una domenica mattina, Salgado ci chiama al telefono. Per dirci: ‘Ragazzi, so che mi state cercando per fare qualcosa a cui tenete molto. Sono qui, ditemi… ’ ”. (in allegato, la testimonianza diretta di Lamami e Melioli)
Il passo successivo è stata la collaborazione con lo Spazio Gerra.
A dieci anni dall’inizio delle sue attività – spiega Stefania Carretti di Ics – Spazio Gerra ha accolto con piacere l’invito dell’associazione Casa d’Altri di collaborare e mettere a disposizione le proprie competenze e i propri spazi per facilitare l’arrivo a Reggio Emilia una grande mostra, quale è Africa di Sebastião Salgado. Oltre ad essere sede espositiva, Spazio Gerra con tutto il suo staff e le sue competenze avvia così una cooperazione con Binario49 che, da un lato permette di accompagnare un luogo da poco inaugurato in un percorso di crescita e affermazione, e dall’altro si propone, in un’ottica di scambio e reciprocità, di instaurare una costruttiva sinergia tra il centro storico e uno dei quartieri di Reggio Emilia, portando così il pubblico dei due spazi al di fuori dei propri abituali ambiti di riferimento”.
La forte sinergia instaurata fra Casa d’Altri e Sebastiao Salgado e la successiva ricerca che Casa d’Altri e Ics hanno portato avanti alla ricerca di una collaborazione con alcune imprese del territorio reggiano, ha consentito di abbassare di almeno l’80% i costi di realizzazione e allestimento della mostra.
AFRICA NELLE PAROLE DELLA CURATRICE – “L’Africa è un continente noto per violenze e guerre tribali, povertà e disastri naturali – spiega Lélia Wanick Salgado – Ma è anche una regione di sconfinati paesaggi, montagne mozzafiato, pianure e deserti, ognuno dei quali presenta la più straordinaria biodiversità, da animali selvaggi e antiche specie vegetali a insediamenti umani ancora completamente isolati dalla vita moderna.
Magica e misteriosa, l’Africa ha a lungo risvegliato la curiosità e l’avidità degli stranieri che vi sono arrivati. Soprattutto dall’Europa, che ha diviso il continente, sfruttandone le risorse e lasciando la popolazione senza mezzi di sussistenza. Successive guerre senza fine hanno poi prostrato le popolazioni e compromesso l’ambiente africano.
Sebastião Salgado ha lavorato in questo continente fin dall’inizio della sua carriera. Il suo primo reportage fotografico lo ha portato nel Niger negli anni ’70. Subito dopo ha seguito le guerre d’indipendenza di Angola, Mozambico e Sahara spagnolo. Successivamente ha fotografato numerose catastrofi, alcune naturali altre provocate dall’uomo, che hanno sfinito le popolazioni africane, dalla siccità e carestia in Etiopia, Sudan e Ciad al genocidio del Ruanda, che ha costretto decine di migliaia di profughi in campi improvvisati lungo i margini delle strade, dove molti hanno perso la vita per disidratazione, fame, malattia.
Salgado ha anche documentato il lavoro degli africani, contadini e pescatori, e di coloro che sono ritornati a casa dopo lunghi anni di esilio. Di recente Sebastião Salgado è ritornato per fotografare un’altra Africa, quella dei suoi orgogliosi popoli e della sua incantevole flora e fauna. Ha visitato il deserto e le popolazioni Himba della Namibia; le tribù Dinkas del Sudan meridionale, i gorilla di montagna del Ruanda e i vulcani Virungas che si distendono lungo la dorsale di Ruanda, Repubblica democratica del Congo e Uganda.
Queste immagini fanno parte di un progetto a lungo termine e attualmente ancora in corso dal titolo Genesis e comprendono immagini in bianco e nero di paesaggi, piante, animali e comunità umane. Salgado ha concepito questo lavoro come una forma di ricerca all’interno di una natura ripresa nel suo stato più puro e intatto. La mostra, che rappresenta un assaggio di quanto Sebastião Salgado ha visto e vissuto in Africa, copre tre regioni: l’Africa meridionale, i Grandi laghi della zona orientale e il Sahel”.
REALTÀ E DIGNITÀ – La fama di Sebastião Salgado è legata ai reportage sulla vita delle popolazioni povere ed emarginate, nei luoghi più remoti del Pianeta. Con le sue foto Salgado fa toccare con mano gli effetti prodotti da guerre, carestie, malattie, deforestazioni e condizioni climatiche ostili, riuscendo sempre a cogliere l’essenza di momenti unici, nel rispetto della dignità e del valore assoluto della persona.
Salgado è molto vicino ai destini dei migranti e con i suoi scatti ha voluto più volte richiamare l’attenzione del pubblico sulle loro sofferenze.
Durante i primi viaggi nel continente africano, per conto dell’Organizzazione mondiale del Caffè, Salgado inizia a conoscere l’Africa comprendendo immediatamente che per trovare delle soluzioni ai problemi del Terzo mondo, era necessario che questi venissero documentati. Inizia così una missione cui dedica 30 anni della sua vita. Lo strumento che lo porterà a realizzare i suoi progetti sarà la macchina fotografica, con la quale produce oltre 40 reportage, immortalando tribù dalla Namibia al Sudan, la natura travolgente dei paesaggi della regione dei Grandi laghi, seguendo rotte e destini dei rifugiati in ogni parte del continente durante periodi storici e mutamenti climatici differenti.
NOTE BIOGRAFICHE – Sebastião Ribeiro Salgado nasce l’8 febbraio 1944 ad Aimorés, in Brasile. A 16 anni si trasferisce nella vicina Vitoria, dove finisce le scuole superiori e intraprende gli studi universitari. Nel 1967 sposa Lélia Deluiz Wanick. Dopo ulteriori studi a San Paolo, la coppia si trasferisce prima a Parigi e quindi a Londra, dove Sebastião lavora come economista per l’Organizzazione Internazionale per il Caffè.
Nel 1973 torna insieme alla moglie a Parigi per intraprendere la carriera di fotografo. Lavorando prima come freelance e poi per le agenzie fotografiche Sygma, Gamma e Magnum, per creare poi insieme a Lèlia la Agenzia Amzonas Images.
Sebastião viaggia molto, occupandosi prima degli indios e dei contadini dell’America Latina, quindi della carestia in Africa verso la metà degli anni Ottanta. Queste immagini confluiscono nei suoi primi libri.
Tra il 1986 e il 2001 si dedica principalmente a due progetti. Prima documenta la fine della manodopera industriale su larga scala nel libro La mano dell’uomo (Contrasto, 1994) e nelle mostre che ne accompagnano l’uscita (presentata in sette città italiane). Quindi documenta l’umanità in movimento, non solo profughi e rifugiati, ma anche i migranti verso le megalopoli del Terzo mondo, in due libri di grande successo: In cammino e Ritratti di bambini in cammino (Contrasto, 2000).