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Centro di Medicina Rigenerativa Stefano Ferrari: 10 anni di successi internazionali

Il Centro di Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari” (CMR) dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia si configura come un centro di eccellenza nel panorama della ricerca internazionale sulla caratterizzazione delle cellule staminali epiteliali e sulla loro applicazione clinica in terapia cellulare e terapia genica, grazie anche alla dotazione di strumentazione assolutamente all’avanguardia e all’accurato lavoro di adeguamento alle normative europee in materia di certificazione GMP (Good Manufacturing Practice).

I presupposti della nascita del CMR sono da ricercare nell’istituzione della prima Facoltà di Bioscienze e Biotecnologie italiana, fortemente voluta dal prof. Stefano Ferrari, a cui il Centro è intitolato. Ordinario di Biochimica dal 1994 e Preside della Facoltà dal 2005 (anno della sua istituzione) fino alla sua prematura scomparsa (2008), il Prof. Ferrari ha anche avuto l’importante ruolo di aprire l’Ateneo emiliano al reclutamento di un iniziale pool di ricercatori e professori di fama internazionale nel campo delle cellule staminali e della terapia cellulare e genica.

Il CMR nasce da un lungo percorso di collaborazione tra l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. In particolare, la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena ha operato secondo una duplice linea di intervento: economica – con il finanziamento totale del Centro con uno stanziamento di oltre 13 milioni di euro per la realizzazione di tutte le opere strutturali, architettoniche, impiantistiche e di strumentazione – e di project engineering e management, dallo sviluppo alla realizzazione completa del progetto, realizzato dal team ZPZ Partners e CDC per la parte edile, e da T.am.co e Ing. Ferrari per la parte impiantistica.

“Sono estremamente soddisfatto del lavoro che stanno portando avanti con grande dedizione il prof. Michele De Luca, direttore del Centro e la prof.ssa Graziella Pellegrini, coordinatrice della Terapia Cellulare del CMR, insieme a tutto il loro staff – commenta il Magnifico Rettore Unimore Angelo O. Andrisano – che in soli 10 anni ha permesso all’Ateneo di Modena e Reggio Emilia di diventare un punto di riferimento a livello internazionale nel campo della medicina rigenerativa. Tutto questo è stato possibile grazie anche ai fondamentali contributi forniti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e da Chiesi Farmaceutici SpA, che voglio ringraziare pubblicamente proprio in occasione di questo decennale”.

“La scelta della Fondazione di finanziare, 15 anni fa, il Centro di Medicina Rigenerativa, si è dimostrata lungimirante. Il centro è diventato ben presto, sotto la guida del professor Michele De Luca e del suo staff, un punto di riferimento internazionale per la ricerca sulle cellule staminali. La sua realizzazione ha rappresentato una tappa fondamentale nel rapporto di collaborazione tra Università e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena che in questi anni si è ulteriormente consolidato grazie alla condivisione di numerosi progetti di ricerca scientifica” ha spiegato il Presidente Paolo Cavicchioli. “Anche in questo caso la Fondazione ha avuto un ruolo attivo, sostenendo non solo i costi delle opere strutturali, architettoniche e impiantistiche ma occupandosi anche della fase di progettazione, il che ha permesso di portare a termine l’intera opera in soli venti mesi. Non è un caso che un centro di ricerca con queste caratteristiche sia nato proprio a Modena. Qui si è realizzata una congiunzione favorevole tra la Fondazione, l’Università e la città che insieme hanno creduto fortemente in questo progetto”.

“Ho avuto la fortuna di essere a contatto con il Centro di Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari” dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia sin da quando mosse i primi passi, per poi accreditarsi presso la Rete Alta Tecnologia della Regione Emilia-Romagna quando ero Assessore regionale alle Attività produttive” dichiara il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli. “Fu un passo importante perché divenne la prima consacrazione istituzionale della bontà del Centro e dei risultati che si apprestava a conseguire. Per Modena e per i modenesi, il Centro è un orgoglio, e si è affermato anno dopo anno come un punto di eccellenza nel panorama della ricerca internazionale, dando risposte straordinarie. La ricerca è una caratteristica dei territori più sviluppati, come è Modena, e la sua bellezza è proprio nell’essere un viaggio di cui conosci le ragioni ma non la meta: le risposte impensabili e prime nel mondo che ha saputo dare il Centro Stefano Ferrari ne sono una dimostrazione. Il mondo delle istituzioni deve continuare a dare gambe al lavoro straordinario dei ricercatori e per questo a settembre, in Consiglio comunale, abbiamo dato il via libera per nuovi spazi e nuove attività, ed auspichiamo ora, come programmato anche dalla CTSS con l’Azienda Ospedaliera Universitaria, si possa realizzare rapidamente il reparto per l’epidermolisi bollosa.  A nome di tutti i modenesi, auguro quindi un “buon compleanno” al Centro, certo che saprà raggiungere nuovi traguardi” conclude Muzzarelli.

“Quando parliamo di eccellenze nel campo della ricerca sanitaria, che costituiscono un vanto per la nostra regione e un punto di riferimento nel mondo, il Centro di Medicina Rigenerativa ‘Stefano Ferrari’ ne è uno straordinario esempio- affermano gli assessori regionali alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, e alle Attività produttive, Palma Costi -. Certo, per il rapporto virtuoso tra istituzioni, università e mondo imprenditoriale che ne ha reso possibile la nascita e lo sviluppo, per le strumentazioni e le tecnologie all’avanguardia di cui è dotato, per l’appartenenza alla rete Alta tecnologia della Regione che ne ha ampliato le opportunità, ma soprattutto per il grande patrimonio di saperi e intelligenze che in questi dieci anni ha saputo mettere insieme, e grazie al quale è riuscito a conquistare riconoscimenti e premi di livello internazionale. A loro va la nostra riconoscenza: alle centinaia di professori, ricercatori, biotecnologi e tecnici, tra cui tanti giovani, che ogni giorno continuano a mettere il proprio talento ed entusiasmo al servizio di una missione straordinaria: dare nuove speranze di cura, e in alcuni casi anche di vita, ai malati”.

Le diverse specializzazioni dell’equipe scientifica del CMR, che attualmente ospita oltre 120 ricercatori, biotecnologi e tecnici, si integrano entro il multidisciplinare know-how richiesto dagli studi di Medicina Rigenerativa.

“Il numero e l’importanza dei risultati raggiunti in soli dieci di attività supera le mie più ottimistiche aspettative” spiega il professor Michele De Luca, direttore del Centro sin dalla sua fondazione. “Mi colpisce soprattutto l’entusiasmo con cui tanti giovani laureandi hanno deciso di fermarsi al Centro dopo la tesi, per dedicare la loro carriera alle nostre ricerche per rigenerare tessuti irrimediabilmente compromessi. Sono loro il futuro della medicina rigenerativa e aver avuto l’opportunità di trasmettere le conoscenze accumulate in tanti anni è una delle attività di cui vado più fiero” conclude De Luca.

Allo scopo di trasferire i risultati della ricerca scientifica avanzata verso una medicina personalizzata, il Centro ospita anche lo spin-off universitario Holostem, deputato alla produzione in GMP dei prodotti per terapie avanzate sviluppati dal CMR nonché alla implementazione di sperimentazioni cliniche di terapie avanzate con cellule staminali adulte sviluppate dalla ricerca universitaria.

“Il solido background scientifico, gli straordinari risultati clinici ottenuti e la credibilità internazionale di Michele De Luca e Graziella Pellegrini, insieme alla serietà di Unimore, ci hanno convinti ad investire in questa realtà biotecnologica d’avanguardia che aveva bisogno del nostro know-how farmaceutico per industrializzare prodotti assolutamente innovativi sviluppati dai ricercatori” spiegaAndrea Chiesi, Presidente di Holostem.

La Medicina Rigenerativa si occupa dello sviluppo di terapie innovative ed avanzate mirate alla ricostruzione di tessuti ed organi irrimediabilmente danneggiati. La integrità e la riparazione dei tessuti dipendono da una popolazione di cellule staminali adulte presente nei tessuti stessi ed in grado di autorinnovarsi. La Medicina Rigenerativa richiede quindi una profonda conoscenza della biologia delle cellule staminali e lo sviluppo di tecnologie che consentano il loro mantenimento in coltura e la loro applicazione clinica (terapia cellulare). Nel caso di malattie genetiche, le cellule staminali richiedono la correzione del difetto genetico prima della loro applicazione clinica (terapia genica).

Alcune terapie sviluppate dal CMR sono riuscite a conquistare un posto di primo piano nel campo della medicina rigenerativa, facendo di Unimore, di Modena e della Regione Emilia-Romagna un punto di riferimento internazionale, come dimostrano gli oltre 200 inviti a convegni internazionali, oltre 120 seminari e corsi tenuti in tutta Italia e nel mondo, i 19 premi vinti e gli oltre 600 articoli e servizi radiofonici e televisivi su media locali, nazionali e stranieri.

“Le nostre colture di cellule staminali limbari per la ricostruzione della superficie corneale, sviluppate dalla ricerca universitaria e industrializzate da Holostem – spiega la professoressa Graziella Pellegrini, coordinatrice della Terapia cellulare del CMR – sono diventate, nel 2015, il primo prodotto medicinale per terapie avanzate a base di cellule staminali autorizzato dall’ Agenzia Europea del Farmaco (EMA)  e oggi Holoclar viene applicato in molti ospedali europei per trattare con successo gravi ustioni della cornea”.

Accanto alla terapia cellulare, i risultati ottenuti con la terapia genica hanno fatto il giro del mondo, grazie alla terapia salvavita di un piccolo “bambino farfalla che nel 2017 ha guadagnato la copertina di Nature, dimostrando per la prima volta che l’intera rigenerazione dell’epidermide è regolata da un piccolo pool di cellule staminali epidermiche “long-lived” in grado in grado di permanere stabilmente nell’individuo, che generano continuamente pool di progenitori ‘short-lived’ che si differenziano nel tessuto da rigenerare.

Il centro ospita anche, dal 2010, il Centro Interdipartimentale Cellule Staminali e Medicina Rigenerativa, accreditato presso la Regione come laboratorio di ricerca industriale della Rete Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna e membro fondatore del Clust-ER Industrie della salute e del benessere.

Grazie ad un importante progetto POR-FESR sullo sviluppo della terapia genica finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, che ha coinvolto anche il Centro Interdipartimentale di Ricerche Genomiche di Unimore, la Clinica dermatologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e alcune imprese (Holostem, Chiesi Farmaceutici e JSB), si è creata una solida e fruttuosa collaborazione che ha consolidato l’eccellenza del polo modenese nel campo dell’Epidermolisi Bollosa (EB), meglio conosciuta come malattia dei “bambini farfalla” per la fragilità della loro pelle.

Da questa collaborazione è nato l’ambizioso progetto di creare a Modena un EB-Hub, in grado di prendersi carico dei pazienti EB dalla diagnosi alla terapia genica, coordinando i principali centri clinici europei esperti della patologia da coinvolgere nelle sperimentazioni cliniche e lavorando in stretto raccordo con le strutture sanitarie territoriali di riferimento per i pazienti.

Ad oggi nel progetto sono stati arruolati più di 60 pazienti, di cui si sono raccolti e correlati dati genetici, clinici e biologico-molecolari.

“Le cose che il Centro ha fatto in questo decennio sono così tante che è impossibile citarle tutte -sottolinea Kyriakoula Petropulacos, direttrice generale Cura della persona, salute e welfare della Regione Emilia-Romagna- l’unicità sta sicuramente nell’aver saputo coniugare la ricerca ai livelli più alti in medicina rigenerativa con le reali applicazioni cliniche della medicina rigenerativa. Trasformare la medicina rigenerativa da splendida promessa a cura concreta. Il progetto sullo sviluppo della terapia genica, finanziato dalla Regione attraverso fondi europei, grazie alla sinergia fra Università, Azienda ospedaliero-universitaria e forze imprenditoriali, ha reso il polo modenese punto di riferimento mondiale per la cura dell’Epidermolisi Bollosa; un Hub capace di prendersi cura del paziente dalla diagnosi alla terapia genica, continuando a fare ricerca ai più alti livelli possibili. Questo sviluppando una forte impronta internazionale che mettendo in contatto centri d’eccellenza europei e strutture sanitarie del territorio, amplifica le conoscenze: un lavoro di squadra che ben rappresenta la natura di questa realtà e ne costituisce uno dei tanti, straordinari, valori aggiunti”.

Oltre alle terapie che riguardano l’epidermide e la cornea, gli sforzi dei prossimi anni saranno finalizzati allo sviluppo di nuovi protocolli di medicina rigenerativa mediante altre cellule staminali epiteliali – per la ricostruzione di tessuti quali la mucosa uretrale e la mucosa del cavo orale – e altre cellule staminali adulte.

Verranno poi sviluppati progetti di ricerca di base mirati alla definizione di nuovi vettori virali per la correzione di difetti genetici. Questi studi saranno propedeutici alla implementazione di sperimentazioni cliniche di terapia genica di diverse forme di Epidermolisi Bollosa e apriranno la via ad una cura per altre malattie genetiche degli epiteli di rivestimento.

Un altro filone di ricerca promettente è il Programma di genomica e trascrittomica, coordinato dalla Professoressa Rossella Manfredini, che proprio nei giorni scorsi ha ricevuto dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro un finanziamento di oltre due milioni di euro. “Sulla base delle caratteristiche molecolari e funzionali delle cellule staminali leucemiche possono essere sviluppati nuovi approcci terapeutici volti ad eliminare specificamente queste cellule maligne, migliorando l’efficacia delle attuali terapie che, per molti tumori del sangue, non sono risolutive” spiega Manfredini.

“Per un’Azienda come la nostra – ha commentato il dottor Ivan Trenti, Direttore Generale dell’AOU di Modena – la presenza in città del Centro di Medicina Rigenerativa è stata un’opportunità di crescita irripetibile. Il futuro della medicina, infatti, è quello delle terapie mirate. Tra queste, spiccano gli studi sulle terapie delle malattie rare, che ha avuto, ad esempio, nella collaborazione tra la Dermatologia dell’AOU di Modena e il CMR il luogo per lo sviluppo della terapia per la Sindrome dei bambini farfalla. A queste, si aggiungono le terapie basate sulle cellule staminali che sono fondamentali in ambito oncologico.  E’ utile ricordare che dal luglio 2017, la nostra Azienda è stata accreditata dall’AIFA come Unità di sperimentazione di Fase 1 e, quindi, i nostri possono studiare per la prima volta un trattamento farmacologico sperimentale sui pazienti. Questo accreditamento ci consente di collaborare in maniera ancora più stretta con il CMR per sviluppare nuovi filoni di ricerca.”

“Per la facoltà di Medicina e Chirurgia – aggiunge il prof. Giovanni Pellacani, Presidente della Facoltà – il Centro Di Medicina Rigenerativa, in tutti questi anni, è stata una risorsa culturale di altissimo profilo, e un alleato fondamentale nel raggiungere gli attuali livelli di eccellenza. Le cellule staminali epiteliali e la loro applicazione in campo terapeutico sono uno dei campi di didattica, oltre che di ricerca, più affascinanti e promettenti. I nuovi medici, i nuovi chirurghi e le nuove professioni sanitarie che formiamo a Modena e a Reggio Emilia hanno la grande opportunità di crescere in un ambiente stimolante ed a contatto con la ricerca più avanzata e questo grazie anche ad uno dei più importanti centri a livello internazionale. Questa opportunità è indubbiamente unica per l’Università, l’ospedale, i pazienti e la città intera, ed è un valore aggiunto inestimabile”.

















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