Centro dell’organizzazione era un’abitazione di Mestre, ma le sfruttatrici gestivano case a luci rosse anche a in altre abitazioni del Veneto e della (Piove di Sacco, Macerata e Jesi). Da capogiro i guadagni grazie a precisi tariffari, a clienti locali e internazionali e prestazioni sessuali di ogni genere. L’indagine, durata tre anni, è partita nel 2016, si è sviluppata monitorando sia gli annunci inseriti dalle sfruttatrici sul web per procacciare i clienti che interrogando alcuni degli uomini che avevano pagato per le prestazioni.
Su un sito di incontri sono stati scoperti diversi annunci che proponevano rapporti a pagamento indicando alcuni numeri di cellulari, intestati alle tre sfruttatrici. Concordati gli appuntamenti e la disponibilità economica del cliente lo passavano alla prostituta. In alcuni casi gli veniva inviato un messaggio con un codice identificativo, in base alla prestazione e alla tariffa concordate, con le dovute indicazioni per raggiungerle.
Decine le giovani cinesi sfruttate, reclutate con la promessa di una vita migliore e trattenute in condizioni precarie e con paghe minime. I clienti rintracciati sono numerosissimi: italiani e stranieri, soprattutto orientali (prevalentemente del Nordest) ma anche occasionali. Addirittura alcuni arrivavano appositamente nel veneziano in aereo per poi raggiungere i bordelli di Mestre o Piove di Sacco piuttosto che hotel precedentemente prenotati. Oltre agli alberghi dove le prostitute incontravano i clienti, nell’appartamento mestrino erano state allestite vere proprie camere del piacere attrezzate con vasche idromassaggio, allestimenti per rapporti estremi e qualsiasi altra caratteristica richiesta.
Le ragazze dovevano essere disposte a ogni tipo di pratica, per cifre oscillanti da 50 a 500 euro. L’altra mattina una serie di blitz congiunti hanno portato i Carabinieri ad eseguire provvedimenti cautelari emessi dal Tribunale di Venezia su richiesta della Procura veneziana nei confronti delle tre cittadine cinesi.
A Reggio Emilia i carabinieri del nucleo radiomobile della Compagnia di Reggio Emilia hanno arrestato, dopo averla localizzata, la cittadina cinese 52enne L.W., ristretta in regime di arresti domiciliari. Le altre due connazionali di 42 e 33 anni, rintracciate dai Carabinieri di Mestre, che hanno condotto le indagini, sono state sottoposte all’obbligo di dimora e di firma a Mestre e Castelfranco Veneto. Sono tutte accusate di sfruttamento della prostituzione.
Per la cinese dimorante a Reggio Emilia sono scattati gli arresti in relazione al suo ruolo principale considerato anche che la stessa gestiva direttamente ben tre case di appuntamento tra il veneto e le Marche. Dettaglio singolare: le tre sfruttatrici da tempo sospettavano di avere gli inquirenti alle calcagna tanto che le fruttuose attività erano state sospese. Un’accortezza che non è bastata a evitare l’arresto, perché i un appartamento sono state trovate le prove dell’attività illecita.