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Welfare: crescono, in Emilia-Romagna, le cooperative sociali al servizio di bambini, anziani e disabili

Gestiscono nidi e servizi per l’infanzia, operano nell’assistenza alla persona, nell’inclusione sociale e lavorativa dei disabili, nell’integrazione dei cittadini di origine straniera e degli emarginati. Sono le 915 cooperative sociali presenti in Emilia-Romagna. Una realtà eterogenea, che conta oltre 43 mila addetti, 930 mila utenti e un fatturato superiore ai 2 miliardi di euro.

A tracciarne l’identikit, il Rapporto 2018 (dati 2017) realizzato da Regione in collaborazione con Unioncamere e illustrato oggi a Bologna, nell’Aula Magna di viale Aldo Moro.

“La presentazione di questi dati- sottolineano il presidente, Stefano Bonaccini, e la vicepresidente con delega al Welfare, Elisabetta Gualmini- è un’occasione per ribadire come le cooperative sociali rappresentino una realtà importante per numeri, radicamento territoriale e capacità di porsi accanto alle persone e alle famiglie, che accompagnano ogni giorno e a cui cercano di fornire una risposta ai diversi bisogni. Questo è il primo rapporto elaborato sulla base di dati raccolti dalla Regione attraverso la revisione dell’albo regionale delle cooperative sociali, con l’obiettivo di verificarne l’effettiva operatività e il permanere dei requisiti di iscrizione richiesti. Siamo soddisfatti- aggiungono Bonaccini e Gualmini- dei dati diffusi, che parlano di una realtà in continua crescita per numero di strutture, servizi offerti e persone occupate. Come Regione proseguiremo dunque a sostenere questa parte significativa del nostro welfare, riconoscendo il ruolo importante che essa riveste come motore nello sviluppo economico e sociale del territorio, la capacità di contribuire all’incremento dei livelli di coesione sociale, equità e benessere delle comunità”.

“Consideriamo l’innovazione sociale uno dei tratti distintivi più forti del nostro territorio, ma soprattutto al pari dell’innovazione tecnologica e digitale, uno dei driver per lo sviluppo della Regione- afferma l’assessore alle Attività produttive, Palma Costi-.  I bisogni sociali emergenti hanno infatti necessità di essere affrontati con logiche, soluzioni e strumenti innovativi, che sappiano sfruttare le opportunità derivanti da nuovi modelli economici, dalle conoscenze scientifiche, dalla disponibilità di nuove tecnologie e dall’interazione tra soggetti differenti. È necessario ora integrare e raccordare le politiche sociali con le politiche industriali, dell’innovazione e dello sviluppo territoriale, e in questo senso la cooperazione sociale è un partner fondamentale, perché capace di intercettare e dare risposta ai nuovi bisogni della società”.

Le cooperative sociali in Emilia-Romagna
Il settore dove le cooperative che hanno sede in Emilia-Romagna sono maggiormente impegnate è quello dei servizi destinati alle persone anziane, soprattutto non autosufficienti. A favore di questa fascia di popolazioneoperano 79 strutture socio-assistenziali con 23 mila utenti; 44 i servizi di assistenza domiciliare (pulizie della casa, spesa quotidiana, assistenza infermieristica) e quasi 24 mila gli anziani presi in carico; le case residenza sono 193 e 35 mila le persone accolte.

Per quanto riguarda i servizi per la prima infanzia, sono 81 i nidi gestiti da cooperative sociali e 16 mila i bambini da 0 a 3 anniiscritti; 65 le scuole d’infanzia (fascia 3-6 anni), frequentate da 15 mila bambini. Le attività rivolte ai più piccoli non si esauriscono nell’ambito educativo, poiché le cooperative sociali emiliano-romagnole rispondono anche ai bisogni delle famiglie impegnate nel lavoro o che vivono particolari condizioni di fragilità sociale (donne sole con figli, famiglie immigrate o con gravi problemi economici e sociali), attraverso il sostegno socio-educativo scolastico e domiciliare (14.728 interventi) e l’offerta di attività di pre-post scuola di cui hanno beneficiato 19 mila bambini.

All’assistenza e all’inclusione sociale e lavorativa delle persone con differenti tipologie e gradi di disabilità è rivolta l’attività di 67 Centri diurni socio-sanitari e socio-riabilitativi affidati a cooperative sociali, per 2.600 utenti; 64 laboratori protetti e centri occupazionali (1.800 persone accolte); 19 Centri diurni socio-sanitari di riabilitazione e cura per le persone affette da patologie psichiatriche (1.200 utenti).

Infine, le cooperative sociali operano anche nell’ambito sanitario attraverso servizi che vanno da quelli sanitari a domicilio (23 cooperative e 15.400 utenti), al soccorso e trasporto sanitario (7 cooperative e oltre 300 mila interventi), a cui si aggiungono 19 coop e che svolgono servizi ambulatoriali per 24 mila persone.

Del mondo della cooperazione sociale fanno parte anche le 243 cooperative di tipo B (cioè quelle che offrono servizi socio-sanitari ed educativi finalizzati all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, o che assumono disabili), che possono contare su oltre 5 mila persone con disabilità psichica o fisica inserite con funzioni diverse nei contesti cooperativi.

I numeri delle cooperative, da Piacenza a Rimini
Le 915 cooperative sociali dell’Emilia-Romagna sonodistribuite su tutto il territorio: 169 a Bologna, che impiegano quasi 10 mila addetti e hanno un fatturato complessivo di oltre 493 milioni di  euro; 115 a Modena (6 mila addetti e 250 milioni di fatturato); 112 a Parma (5.300 addetti e 274 milioni fatturato); 111 a Forlì-Cesena (5.200 addetti e 343 milioni di di fatturato); 107 a Reggio Emilia (5.500 addetti e 333 milioni di fatturato); 95 a Rimini (3.200 addetti e 170 milioni di fatturato); 77 a Ravenna (4.300 addetti e 219  milioni di fatturato); 66 a Ferrara (2.600 addetti 102 milioni di euro di fatturato. Sono infine 63 le cooperative sociali che operano a Piacenza, con 1.600 addetti e un fatturato stimato in 62 milioni di euro.

















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