“Una regione senza confini – lavoro, diritti, cittadinanza”: è il titolo della prima conferenza regionale sull’immigrazione che la Cgil Emilia Romagna ha organizzato per domani, 5 dicembre, a Modena (salone Camera del lavoro, piazza Cittadella 6), con la partecipazione di tutte le strutture sindacali, dei delegati immigrati, dei rappresentanti di Arci, Caritas e dell’associazione di Imola “Trama di Terre”.
Sarà l’occasione per approfondire le caratteristiche del fenomeno ed esprimere le posizioni della Cgil regionale sulle politiche necessarie ad affrontarlo in maniera più adeguata, sia sul piano nazionale che per la realtà dell’Emilia Romagna. Analisi e proposte della Cgil regionale sono stati anticipati in una conferenza stampa tenuta questa mattina da Simonetta Ponzi, della segreteria Cgil regionale, relatrice alla conferenza di domani; Cristina Liverani, responsabile politiche immigrazione Cgil regionale; Danilo Barbi, segretario generale della struttura.
L’immigrazione è un processo strutturale e non un fenomeno transitorio: questo è il punto di partenza ormai imprescindibile, secondo la Cgil, per ragionare sul problema. Dunque servono una nuova legislazione e una svolta nelle scelte politiche e amministrative per costruire risposte concrete, sulle quali il governo e la Regione devono assumere impegni precisi. La Cgil regionale ribadisce il proprio no alla legge Bossi-Fini e chiede la riscrittura dell’impianto legislativo nazionale sull’insieme degli aspetti che riguardano la regolarizzazione e la cittadinanza, il diritto di voto e il diritto d’asilo, i diritti del lavoro.
Riguardo all’Emilia Romagna, pur condividendo l’impianto della legge regionale sull’immigrazione, la Cgil sottolinea alcuni punti critici e avanza le sue proposte: un quadro di risorse certo, e non marginale come oggi, per le politiche di integrazione degli immigrati; una vera sinergia d’azione delle politiche della Regione, secondo priorità da individuare nel confronto con le parti sociali; una forte iniziativa per il diritto di voto degli immigrati alle elezioni amministrative; chiusura dei centri di permanenza temporanea-Cpt, frutto di una politica proibizionista e repressiva, potenziando invece servizi e strutture per l’emergenza; nuove politiche abitative per far fronte al grave disagio del problema casa; contrasto al fenomeno della tratta di donne e bambini stranieri.
Sul versante del lavoro, la Cgil denuncia innanzitutto il perverso meccanismo delle quote flussi, che quest’anno ha autorizzato 25.000 ingressi in Emilia Romagna (170.000 in Italia), escludendo ben 30.000 lavoratori che hanno presentato la domanda e che verranno fortunatamente recuperati grazie al decreto bis varato dal governo Prodi. Ma la logica degli “aggiustamenti” va superata da una nuova legge organica, che metta in campo procedure più efficaci e dignitose per la regolarizzazione, oggi improntata ad una prassi burocratica odiosa e caotica. Lotta al lavoro nero e alle discriminazioni, permessi di soggiorno per ricerca di occupazione, pari opportunità nell’accesso al lavoro, anche pubblico, e ai servizi, formazione, sono altri punti di mobilitazione per la Cgil Emilia Romagna.