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Chiuso il bando che ha investito i fondi del premio Engaged City in progetti di studenti universitari

Si è chiuso con la selezione di dieci vincitori, Futuro prossimo, il bando dedicato ad attività e iniziative promosse dagli studenti nei quartieri di Bologna, promosso da Fondazione per l’Innovazione Urbana, Comune di Bologna e Istituzione Biblioteche con il supporto dell’Ateneo bolognese. Il bando è nato nel novembre 2018 dalla scelta di destinare i fondi del premio Engaged cities, ricevuto dalla città di Bologna nel 2018, allo sviluppo di progetti ideati dagli studenti universitari e rivolti alla città ed è il primo progetto che si colloca all’interno del Patto per la Lettura.

Dopo aver collezionato 86 proposte progettuali, il bando si conclude con dieci progetti selezionati e pronti a partire nei quartieri di Bologna. Riconoscendo l’alta qualità di tutti i progetti presentati e per non disperdere la mole di creatività emersa, la commissione ha selezionato sei progetti vincitori, uno per quartiere, e quattro premi speciali, individuati sulla base dei temi affrontati, le comunità intercettate e la sinergia con attività già in essere sul territorio.
I progetti selezionati riportano l’immagine di una comunità studentesca pienamente inserita nel tessuto associativo e partecipativo della cittadinanza bolognese, che ne fanno una componente essenziale della città. Le iniziative si concentrano e fanno emergere temi centrali per la città e i suoi abitanti e propongono di attivare strumenti e pratiche di grande importanza per coinvolgere cittadini e comunità di diversa natura sociale e culturale nell’affrontare le sfide urbane e contemporanee. Tra i progetti finanziati, una sala studio serale autogestita e autocostruita nel quartiere Savena, un laboratorio per la redazione condivisa di un vocabolario decoloniale, un progetto artistico (un “docu-musical”) realizzato da studenti e adolescenti tra la biblioteca e il centro sociale anziani Villa Bernaroli, un gruppo di lettura nel carcere Dozza, attività per dare voce e creare nuovi immaginari territoriali con comunità migranti, seconde generazioni e adolescenti del Pilastro.

I progetti vincitori sono:

Atlantico waves – Navigazioni tra il continente africano e le sue diaspore
Atlantico Waves è un progetto che si propone di divulgare saperi e sensibilizzare la comunità cittadina rispetto a temi quali l’interculturalità, le rappresentazioni culturali delle minoranze e il fenomeno delle migrazioni dal continente africano ai paesi “occidentali” attivando un’opera di decolonizzazione dei linguaggi.
L’obiettivo è quello di fornire strumenti che possano favorire l’incontro tra culture e stimolare la riflessione su alcune problematiche della contemporaneità, in particolare come la stereotipizzazioni del “diverso”. Per fare questo, Atlantico Waves propone una serie di azioni parallele: una rassegna di proiezioni ed esposizioni prodotte da artisti Italo-Africani come la fotografa italo-senegalese Adji Dieye introdotte e discusse insieme agli stessi artisti o ad esperti in tema di diaspora italo-africana e in collaborazione con la Biblioteca Cabral; un laboratorio partecipato e parallelo alla rassegna che ha come obiettivo la costruzione di un “vocabolario decoloniale”; un’esposizione urbana negli spazi affissivi pubblici gestiti attraverso il progetto Cheap On Board diffusi nel quartiere Santo Stefano.

Facili Pretesti
Facili Pretesti vuole stimolare una riflessione sullo spazio pubblico come luogo da rimodulare e da ripensare secondo i desideri di chi lo abita. Attraverso il lavoro creativo e i principi di co-progettazione e autocostruzione, il progetto si propone di attivare delle passeggiate tematiche per scoprire i luoghi dell’area Pescarola-Lame. I percorsi proposti prevederanno, da un lato, piccole attività laboratoriali partecipate per costruire un “immaginario di quartiere” attraverso la sperimentazione giocosa e laboratoriale di diversi media (dal disegno alla stampa in un’ottica site-specific); questi momenti saranno anche l’occasione per ascoltare le riflessioni prodotte sullo spazio pubblico dai cittadini e innescare un dibattito su possibili soluzioni che ne migliorino la vivibilità e costruire una mappatura delle principali sfide identificabili in quartiere. Dall’altro lato, i laboratori prevederanno momenti conviviali (merende, cene collettive, “feste di quartiere”, cineforum) la cui organizzazione coinvolgerà attivamente gli abitanti e le realtà che già operano in Pescarola-Lame con l’obiettivo di “fare comunità”. I principali punti di intervento saranno Piazza Pizzoli e la Biblioteca Malservisi: il primo sarà il “centro”, la partenza e l’approdo delle passeggiate e il luogo di restituzione dei percorsi laboratoriali; il secondo ospiterà, all’esterno, un’installazione in legno autocostruita, un vero e proprio nuovo “scaffale” della biblioteca che funzionerà come punto di raccolta di tutto il materiale documentativo delle attività (foto, stampe e prodotti editoriali costruiti insieme nelle attività laboratoriali, i dvd dei documentari proposti durante il cineforum) e che servirà come punto di raccolta delle riflessioni dei cittadini, in costante evoluzione.

Il mondo nel quartiere
Il progetto si propone di creare una narrazione inedita e veritiera della periferia bolognese dando voce ad un gruppo di interpreti innovativi rappresentato dagli studenti universitari e dagli adolescenti che vivono al Pilastro. In particolare, studenti e ragazzi saranno coinvolti in una serie di laboratori, conferenze, proiezioni e visite guidate per il quartiere e la città volti a raccontare il proprio punto di vista sul quartiere e favorire un maggior senso di appartenenza e attaccamento al luogo che abitano, con particolare attenzione alla promozione del dialogo interculturale data la varietà di culture presenti sul territorio. Il progetto prevede l’attivazione un Laboratorio di Comunità volto a raccogliere e analizzare sfide e potenzialità del quartiere per creare una carta delle necessità e delle prospettive del Pilastro dal punto di vista dei giovani che lo abitano; una serie di micro eventi per favorire il dibattito e la conoscenza sulle trasformazioni e i cambiamenti del quartiere aperti a tutta la cittadinanza e in cui riflettere, ad esempio, su temi centrali per la zona come l’interculturalità e il dialogo interreligioso; un tour evento guidato e aperto a tutti che racconti il quartiere attraverso percezioni, emozioni, storie e ricordi che i ragazzi vivono o hanno vissuto nel proprio quartiere per attivare un racconto a più voci e dal basso del Pilastro.
Il progetto favorirà l’acquisizione di nuove competenze per i ragazzi coinvolti nel percorso ma anche una mappatura delle aree coinvolte rivolta ad individuare con chiarezza e attraverso un percorso approfondito gli interventi progettuali educativi a beneficio della comunità giovanile del quartiere.

Il sole in cantina
Il Sole in cantina è un percorso artistico espressivo che, accompagnato da un lavoro di inchiesta, ha l’obiettivo di far conoscere e mettere in luce le potenzialità di un luogo di grande rilevanza storica, artistica e identitaria per il quartiere Borgo Panigale – Reno come Villa Bernaroli e le sue cantine. Dopo un percorso di analisi delle fonti storiche e di raccolta di informazioni sulla Villa accompagnato dalla Biblioteca, si prevedono dei percorsi laboratoriali centrati sui linguaggi espressivi in grado di catturare interesse e motivazione dei ragazzi (canto, strumenti musicali, ballo, writing, fotografia, giocoleria e video) e orientati costruire un’opera contemporanea che racconti Villa Bernaroli tra ieri e oggi. Inoltre, tecnologie digitali saranno usate per la realizzazione di una rappresentazione nei locali delle cantine della Villa. Il prodotto artistico finale sarà registrato e montato in un videoclip con lo scopo di trasmettere alla cittadinanza conoscenza e bellezza dei luoghi coinvolti. I cittadini del quartiere saranno coinvolti in un’esperienza artistica e di incontro tra generazioni riscoprendo gli spazi di Villa Bernaroli, ampliando la conoscenza e le opportunità di accesso dei giovani al patrimonio naturale, artistico e culturale del quartiere, rinforzando e rilanciando il lavoro di comunità tra le realtà associative, educative, ed istituzionali per promuovere il senso di appartenenza e l’inclusione di giovani in condizione di fragilità, nonché fornendo a quest’ultimi la possibilità di acquisire competenze specifiche spendibili in ambito formativo e occupazionale.

Mani, cervelli e parole
Mani, cervelli e parole è un progetto che intende promuovere nuove forme di collaborazione ed inclusione tra popolazione residente e popolazione studentesca, usando come stimolo un’aula studio aperta ed autogestita dagli studenti.
L’obiettivo è quello di sperimentare modalità di apertura e gestione di spazi dedicati allo studio in contesti esterni all’area universitaria, dando anche la possibilità alla popolazione studentesca di acquisire conoscenze e strumentalità per arricchire i propri curricula specifici.
Mani, cervelli e parole intende attivare in un primo momento laboratori di autocostruzione finalizzati alla realizzazione dell’allestimento e degli arredi della sala studio e un percorso di coprogettazione finalizzato ad individuare le nuove forme di presidio sociale e civico tramite una co-gestione della biblioteca con gli studenti per far si che il servizio sia fruibile anche in orario notturno e a seguito della chiusura della Biblioteca Ginzburg. Inoltre, il progetto vuole attivare dei laboratori di narrazione e storytelling che avranno lo scopo di creare un ponte tra studenti e abitanti del quartiere, attivando un racconto di come si sia evoluta la figura dello studente e la popolazione del Savena. Gli studenti saranno coinvolti tramite call pubbliche.

Raccontare e raccontarsi attraverso le voci di quartiere
Raccontare e raccontarsi attraverso le voci di quartiere è un percorso di dialogo e condivisione che, partendo dai temi della narrazione e dell’auto-rappresentazione, vuole mettere in campo la forza del racconto biografico come elemento di creazioni di legami di quartiere nell’ottica di potenziare le risorse interne e di creare nuove connessioni interculturali e intergenerazionali.
Il centro dell’iniziativa ruota attorno al progetto radiofonico studentesco Radio Leila, una radio universitaria di studentesse e studenti che sta conducendo un percorso di autoformazione sui temi degli strumenti del digitale, per costruire una piccola comunità attorno alla radio in linea con i suoi obiettivi educativi, comunicativi e solidaristici. Il progetto propone un calendario di incontri e le iniziative organizzati con l’obiettivo di instaurare un rapporto di prossimità e di vicinanza tra gli abitanti del quartiere tramite l’incontro e il dialogo in forma autobiografica fra studenti, spesso fuori-sede, e comunità locali, valorizzando il patrimonio civico, sociale, culturale e storico, e rendendo protagoniste le identità territoriali che caratterizzano il Quadrilatero, Scalo, Malvasia, la Biblioteca Jorge Luis Borges e le altre realtà del Quartiere Porto- Saragozza. Nel corso degli incontri i partecipanti dovranno riportare la loro esperienza biografica sfruttando i mezzi audio-visivi che preferiscono maggiormente con l’obiettivo finale di produrre insieme un audio-romanzo che raccolga le diverse storie, accompagnato da un e-book del materiale raccolto che servirà anche da report del progetto e che verrà presentato in un’iniziativa pubblica a conclusione con tutti i partecipanti in veste di protagonisti (e non solo spettatori).

I premi speciali sono:

Circolo lettori della Dozza
L’iniziativa promuove l’avvicinamento di studenti universitari alla realtà carceraria. Grazie all’attivazione all’interno della Dozza di un circolo di lettori il progetto vuole sviluppare un confronto ed una riflessione condivisa sulle tematiche scaturite dalla lettura di libri tra ospiti del carcere e studenti. Da una parte si vuole quindi promuovere il mutuo confronto tra persone di varie età ed estrazioni culturali su svariate tematiche, dall’altra si vuole valorizzare l’educazione e la riflessione che derivano dalla lettura, intendendo l’esperienza della lettura come attività strutturante dell’etica e del carattere.
Gli incontri, coordinati dagli studenti universitari, avranno luogo presso la Biblioteca centrale del carcere Dozza e coinvolgeranno anche autori e curatori dei libri che parteciperanno per vivacizzare la discussione. Il progetto si propone inoltre di attivare dei ponti tra il Circolo dei lettori e la città, grazie alla diffusione e gestione di una pagina Facebook che promuoverà la lettura dei libri scelti presso tutta la cittadinanza, condividerà commenti degli studenti, video e articoli degli scrittori stessi, riassunti sulle considerazioni derivate dagli incontri in carcere e altre possibili azioni da attivare in città, come incontri o presentazioni del progetto.

cambIO
CambIO è un percorso di riflessione collettiva, che mira alla costruzione di una comunità di apprendimento orizzontale, collaborativa e integrata, che opera a partire dall’ascolto attivo e all’individuazione di attività legate alla lotta ai cambiamenti climatici.
Il progetto prevede di sviluppare un percorso di investigazione sul tema dei cambiamenti climatici orientato ad arricchire i partecipanti con informazioni e strumenti per affrontare le sfide di un mondo in rapido cambiamento. L’obiettivo generale è quello di intervenire nella realtà quotidiana in modo sistemico e di coltivare, insieme a studenti, ai bambini e alle famiglie e agli abitanti del quartiere, una comunità di “moltiplicatori”, attraverso la co-creazione di soluzioni per le sfide che questi cambiamenti ci spingono ad affrontare.
In particolare, i percorsi si focalizzeranno sui temi e le azioni che i cittadini possono implementare per diffondere ed raggiungere degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile a Bologna e avranno come obiettivo quello di valorizzare e vivere il patrimonio naturale presente nel Quartiere Savena.

Photovoice – L’immagine come strumento sociale
Photovoice è un progetto che mira a valorizzare la cultura e la creatività giovanile, le competenze digitali in ambito internazionale e italiano, la multiculturalità e l’integrazione. Grazie all’attività progettuale realizzata da Prendiparte all’interno del centro di accoglienza Sprar di Villa Aldini, il progetto vuole coinvolgere gli abitanti del servizio di accoglienza all’interno di attività laboratoriali che utilizzano video e fotografia come strumento di analisi sociale. In particolare, utilizzando la tecnica Photovoice (un particolare utilizzo dello strumento fotografico ideato a partire dagli anni ’90) i progetto si propone di selezionare una tematica condivisa da affrontare a livello collettivo con i frequentatori del centro di accoglienza, gli studenti e la cittadinanza al fine di raccontare problematiche sociali attraverso le voci di una determinata comunità e realizzando un prodotto finale che possa essere restituito all’intera cittadinanza. L’iniziativa pone in questo solco mettendo al centro dell’attività un obiettivo di integrazione effettiva, attraverso il coinvolgimento diretto dei richiedenti asilo all’interno di problematiche e questioni inerenti alla città e al quartiere in cui si trovano.

Siamo anche noi mani, colori e pennelli
Il progetto vuole costruire un’opera di Street Art collettiva, ideata e realizzata insieme agli studenti, alle scuole primarie e agli abitanti della zona del Quadrilatero Scalo – Malvasia e in particolare dell’area della Biblioteca Borges.
Il progetto prevede di attivare dei laboratori che coinvolgano studenti e abitanti in un percorso di progettazione e realizzazione di un’opera che possa valorizzare un luogo di vita quotidiana. Il progetto mira a far sì che i frequentatori della biblioteca e gli abitanti del quartiere, vivano e percepiscano la biblioteca come uno spazio proprio, “una seconda casa”, avendo l’occasione di prendersene cura e di arredarla insieme. Attraverso una serie di incontri, studenti e cittadini verranno coinvolti nella progettazione dell’opera, con l’obiettivo di ideare dei disegni che valorizzare l’identità della Biblioteca dedicata allo scrittore Jorge Luis Borges, fondendola con la storia passata e attuale del quartiere. In un secondo momento, l’opera prenderà vita attraverso alcune giornate in cui studenti e abitanti si dedicheranno alla realizzazione collettiva dell’opera.

















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