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Sassuolo sede universitaria, Gino Venturelli: “Ecco perchè si dovrebbe fare”

“Sassuolo città universitaria, perchè no? E’ evidente che non sarebbe una novità assoluta, perchè da tempo Sassuolo è legata all’Università di Modena e Reggio Emilia per quanto riguarda il suo settore caratteristico, quello ceramico. Ma si potrebbe fare di più, con soddisfazione e ritorno economico generalizzato”.

 

“Dal 2002 l’Università di Modena e Reggio Emilia ha attivato tre specializzazioni triennali a indirizzo ceramico: laurea in chimica – ceramica, ingegneria ceramica e in commercio estero, con approfondimento delle tematiche legate al settore ceramico.

Inoltre l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, nel contesto delle iniziative formative sviluppate in collaborazione con Confindustria Ceramica, ha attivato in questi anni, insieme ad altre prestigiose Università italiane e straniere, un Master Universitario di 1° livello in “ingegnerizzazione di prodotto e di processo e nuove strategie di mercato nel settore dei materiali ceramici per l’edilizia”, articolato in una preparazione di base (pari a 385 ore di aula) ed una parte di esperienza aziendale (pari a 300 ore di stage) a cui si aggiungono 115 ore di attività complementari (lingua, studio di problematiche specifiche inerenti i moduli didattici, visite, seminari ed altre attività riconducibili ad azioni di tutorato). Infine, in collaborazione con l’Università e molti altri enti scolastici e di formazione, è stata avviata la Scuola Superiore di Management dei processi industriali settore ceramico, per la formazione di “specialisti” in materia di organizzazione della produzione e della logistica industriale, assicurazione sulla qualità totale, con concrete esperienze di alternanza scuola/lavoro.

Dal punto di vista didattico insomma, molti passi sono stati fatti. Cosa manca invece? Uno sviluppo fisico di questo legame. Sassuolo ha già dichiarato in altre fasi di ambire a un rapporto stretto con il mondo universitario, ma continua a vederlo da lontano, a Modena e Reggio, e a doverlo raggiungere con mezzi di trasporto. Quanto invece potrebbe essere opportuno e conveniente dal punto di vista del prestigio e del volano per l’economia non solo industriale del nostro distretto, una presenza fisica dell’Università a Sassuolo?

La considerazione è quanto mai opportuna se si pensa che il punto debole di Unimore risiede proprio nella carenza di spazi. L’ateneo è fra il quarto e il quinto posto nazionali per qualità dell’insegnamento, internazionalizzazione e altri fattori tipici, Questo anche grazie a una crescita definita “vertiginosa” di iscritti negli ultimi cinque anni, che si ripercuote però sulla penalizzazione subita nel punteggio per quanto riguarda le strutture, parametro che considera il rapporto studenti/posti aula (- 4 punti rispetto all’anno scorso e – 7 rispetto a due anni fa).

Se si considera a titolo di esempio la sola sede reggiana, esistono corsi di laurea con cinquecento iscritti a fronte di aule che hanno duecento posti come massima capienza. Il ricorso a aule collegate in videoconferenza non funziona, mentre protocolli con il Comune e altri enti sono stati avviati per reperire nuovi spazi. L’Università infatti ha la possibilità economica di acquisire o utilizzare nuove strutture.

L’input per lanciare questa   proposta parte da quanto siglato  a Reggio Emilia   tra  Comune, Diocesi e Univestà   che prevede il vecchio seminario  costruito negli anni 50 diventi   sede universitaria,  con 17 aule per 1300 studenti e uno studentato da 120 posti, dove i privati in buona parte sosterranno il costo della operazione/risrtutturazione che sarà pronta entro il 2020.

Vista l’importanza del distretto ceramico anche nell’economia della stessa Università di Modena e Reggio Emilia, che di certo non può considerarsi estranea e distaccata da uno dei comprensori dell’industria chimica e meccanica più importanti del paese, perchè non dare disponibilità all’Ateneo per sedi anche fisiche e non solo per la collaborazione in corsi di laurea o master?

A Sassuolo ci sono numerose strutture di proprietà comunale da convertire o riqualificare, con fatica, basti pensare agli anni che sono serviti per vendere gli ex Magazzini comunali. Anche altri enti e associazioni imprenditoriali hanno disponibilità, sulla quali anche l’amministrazione comunale potrebbe impegnarsi come tramite o garante.

Quali i benefici per il territorio? Oltre a quello diretto della formazione di figure professionali adeguate (ma si potrebbe valutare di ospitare anche corsi di laurea non strettamente connessi alla ceramica) c’è un ritorno economico diretto e uno indotto.

Una ricerca dell’Università di Firenze ha determinato che quell’Ateneo destina ogni anno a stipendi, beni e servizi qualcosa come 405 milioni di euro e produce effetti moltiplicativi sul territorio per un ammontare di circa 560 milioni di euro mediante le sole spese dirette per consumi intermedi. A questo valore si aggiungono gli effetti delle spese per trasferimenti e investimenti, nonché delle spese degli studenti. Con 1500 posti di lavoro stimabili come ulteriori e conseguenti rispetto all’occupazione interna all’Ateneo (che a Firenze ha 4144 addetti), il contributo complessivo al prodotto lordo regionale è situabile attorno allo 0,50% e ben all’1,2% di quello provinciale.

Fate le debite proporzioni, ma considerando l’attuale momento di vivace crescita della nostra Università (che solo nel 2018 si è adoperata per 68 nuove assunzioni fra docenti e ricercatori) possiamo valutare che un indotto consistente possa arrivare anche in una zona come la nostra che dovesse ospitare fisicamente strutture universitarie.

Infine c’è il tema della residenzialità: all’Università di Modena e Reggio quasi il 30 per cento degli iscritti proviene da altre province o altre regioni. Legare anche fisicamente Sassuolo all’Università vorrà dire attrarre una parte di questi studenti verso il nostro territorio, magari anche riuscire a utilizzare strutture dismesse o palazzi al momento da riqualificare per questo obiettivo, ottenendo auspicabilmente anche risorse per la loro riqualificazione.

Per tutti questi motivi credo che  la serietà con cui finora è stato svolto a Sassuolo un lavoro di intesa didattica con l’Università, debba accompagnarsi a un superamento della “timidezza” con cui invece si è stabilito un rapporto fisico con l’Ateneo”.

(Gino Venturelli, Consigliere Comunale Sassuolo)

















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