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Bancarotta fraudolenta, accertata la distrazione di oltre 500.000 euro

Al termine di una complessa indagine condotta dai Finanzieri di Modena della Sezione di Polizia Giudiziaria, è stata avanzata richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 3 persone, a vario titolo imputate delle ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta e reimpiego di proventi illeciti.

In particolare, le indagini hanno consentito di individuare specifiche responsabilità penali nell’ambito del fallimento di due società a responsabilità limitata modenesi, con il coinvolgimento anche di un terzo soggetto economico, operanti nel settore delle costruzioni edili e riconducibili al medesimo nucleo familiare, anche attraverso “prestanome” da essi ingaggiati.

La puntuale ed approfondita attività di riscontro investigativo, operata con il costante coordinamento del P.M. titolare delle indagini, l’analisi della consistente documentazione bancaria, l’assunzione di informazioni da persone informate sui fatti, ivi compresi il curatore fallimentare, hanno permesso di superare le difficoltà causate dalla pressoché totale mancanza degli impianti contabili delle società coinvolte e di individuare, nei confronti dei 3 soggetti responsabili, per ognuno dei quali sono state esattamente delineate le singole
responsabilità, la reiterata violazione della Legge Fallimentare.

I soggetti, nei cui confronti è stata avanza richiesta di rinvio a giudizio, in concorso tra loro, con operazioni dolose, inizialmente hanno drenato da una delle società fallite liquidità per quasi 400.000 euro, parte della quale è stata illecitamente veicolata a favore di una seconda società collegata, anch’essa successivamente sottoposta a procedura concorsuale.

Successivamente, gli accertamenti svolti nell’ambito del fallimento di quest’ultima, oltre ad evidenziare un’ulteriore distrazione di denaro mediante prelevamenti di contanti ingiustificati per un ammontare pari ad euro 127.840,00, permettevano di acclarare che, con la liquidità drenata dalla prima società fallita, era stato acquistato un complesso immobiliare del valore di euro 325.000 successivamente ceduto ad una terza società, anch’essa riconducibile al medesimo nucleo familiare, avendo così interposto due operazioni per ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del bene immobile, di fatto prodotto e profitto del reato, in violazione all’art. 648 ter cp (reimpiego di proventi illeciti). Peraltro, la cessione avveniva a fronte dell’emissione di assegni che non venivano in realtà mai posti all’incasso.

In relazione a tale ultima fattispecie di reato, le risultanze delle indagini compiute dai Finanzieri della Sezione di P.G. della Guardia di Finanza, con la costante direzione dell’Autorità Giudiziaria, permettevano quindi di sottoporre a sequestro preventivo finalizzato alla confisca l’intero complesso immobiliare in argomento, consistente in 4 appartamenti, 4 autorimesse, 2 terreni ed 1 piscina nel comune di Bondeno (FE).

L’operazione si inserisce nella più ampia lotta al riciclaggio ed alla criminalità economica condotta quotidianamente dal Corpo in forma integrata, tramite le sue proiezione investigative ed operative, come le Fiamme Gialle in servizio presso la Sezione di P.G. della locale Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore Lucia Musti.

L’impegno dei Finanzieri nel garantire la collettività dai gravi reati economici particolarmente dannosi per le imprese sane, vero volano dell’economia del Paese, è testimonianza della sempre più marcata connotazione sociale che la funzione di Polizia Economico-Finanziaria del Corpo assume nella tutela dell’economia legale e del sano funzionamento del tessuto produttivo.

















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