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Università: indagine sulle vittime di ‘stalking’

Lo “stalking”, espressione anglosassone che corrisponde a “fare la posta”, largamente diffusa fra gli amanti della caccia, indica su un piano slegato dal linguaggio venatorio, una serie di atteggiamenti assillanti nei confronti di qualcuno, vittima di attenzioni persistenti e indesiderate da parte un cosiddetto “molestatore assillante”, di cui nella maggioranza dei casi sono vittime le donne.

Un’indagine, promossa dal , gruppo internazionale di ricerca sulle molestie assillanti, coordinato dal prof. Salvatore Luberto, Direttore del Dipartimento Servizi diagnostici di Laboratorio e di Medicina legale dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, cercherà di fare luce su questo fenomeno, coinvolgendo con specifici questionari, direttamente le “vittime” di queste indesiderate attenzioni. L’obiettivo della ricerca, che si sviluppa nell’ambito del Progetto ‘Daphne: 2004 – 2008: percorsi d’aiuto per le donne vittime di stalking’, promosso e finanziato dalla Commissione Europea – Direzione generale giustizia e affari esterni, è di raccogliere e valutare le informazioni e le esperienze di coloro che hanno subito molestie.

Destinatari privilegiati dell’indagine sono donne adulte (ma anche vittime di sesso maschile possono partecipare alla ricerca), che attraverso un questionario on-line, consultabile e diffuso alla pagina nelle sei lingue ufficiali delle nazioni partecipanti al progetto, (sono infatti coinvolte, assieme all’Ateneo di Modena e Reggio Emilia, le Università di Amsterdam, Londra, Leuven, Barcellona e Maribor), potranno rispondere – in modo del tutto anonimo – se ritengono di aver subito o di subire molestie.

Dalle testimonianze di “stalking” rese potrà arrivare un fondamentale contributo alla ricerca “che consiste – chiarisce il prof. Salvatore Liberto – nell’analisi dei danni sulla salute delle vittime e si prefigge lo scopo di valutare l’impatto che tale forma di violenza può avere sulla stato fisico e psichico di una persona, in termini di limitazioni relazionali, di paura e della relativa necessità di supporti specifici”.

Le risposte saranno inserite in un data base e sottoposte ad una analisi di tipo quantitativo. Con i risultati ottenuti verrà pubblicato un (personale di polizia, esperti e professionisti della salute mentale), in grado di delineare gli strumenti più efficaci per fornire e richiedere aiuto, quando ci si trovi di fronte di episodi di “stalking”.

“Lo stalking – come chiarisce il prof. Paolo Curci, ordinario di Psichiatria dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – può essere definito come un insieme di comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza e controllo, di ricerca di contatto e comunicazione nei confronti di una vittima che ne risulta infastidita, preoccupata e spaventata. Alle molestie ripetute, in alcuni contesti (oltre il 60%), si associano spesso minacce e violenza”.

Quella dello “stalking” è una realtà diffusissima e ancora poco indagata in Europa. Secondo diversi studi disponibili, riferiti a USA, Inghilterra ed Australia, una quota compresa tra l’8 ed il 15% nelle donne e tra il 2% ed il 6% negli uomini è soggetta, nell’arco della propria vita, ad una campagna di persecuzione con molestie assillanti. Nel 2005 una ricerca tedesca nella città di Mannaheim ha confermato l’entità di questi dati epidemiologici. I casi più frequenti riguardano ex partners, mentre risultano meno numerosi i casi di competenza psichiatrica.

Una prima fase di questo ampio Progetto, partito nel 2004, ha riguardato la raccolta di un questionario diffuso tra le cosiddette helping professions, medici di famiglia, psicologi, forze dell’ordine, allo scopo di valutare tra loro il grado di percezione del problema e, soprattutto, il tipo di risposte date alle vittime. L’attività di indagine si è rivelata molto utile per sensibilizzare le helping professions e formulare strategie d’aiuto per chi subisce questo genere di violenze.

“La difficoltà nell’individuare e aiutare le vittime – dichiara il prof. Salvatore Luberto – è accentuata da una ancora carente normativa, per cui in Italia ed in Europa le molestie assillanti sono previste solo come reato contravvenzionale, fatto questo che dà la misura della persistente sottovalutazione del fenomeno”.

















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