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Unibo ricerca: strategie (e motivazioni) per un uso sostenibile dello smartphone

Siamo noi a controllare i nostri smartphone o sono gli smartphone a controllare le nostre vite? A tutte le ore del giorno (e della notte) notifiche, messaggi, eventi, aggiornamenti e notizie catturano la nostra attenzione, distraendoci dallo studio o dal lavoro e occupando il nostro tempo libero. Tanto che sono ormai diversi gli studi scientifici che hanno lanciato l’allarme sulla dipendenza da cellulare e le sue conseguenze. C’è però chi sta reagendo a questi cambiamenti imposti dalla tecnologia, trovando diverse strategie per limitare l’uso dei dispositivi elettronici nella vita quotidiana.

Un nuovo studio guidato da ricercatori dell’Università di Bologna, pubblicato sulla rivista Computers in Human Behavior (e ripreso anche da Harvard Business Review), traccia un quadro di queste “pratiche di resistenza” che stanno iniziando a diffondersi. Individuando le motivazioni principali che spingono le persone a limitare l’uso degli smartphone nelle loro vite quotidiane.

“Al lavoro o durante il nostro tempo libero spesso decidiamo di interrompere quello che stiamo facendo per controllare una notifica o le ultime notizie sui nostri smartphone”, dice Marcello Russo dell’Università di Bologna che ha coordinato lo studio. “Allo stesso modo, però, possiamo decidere di uscire da questo stato di connessione costante, riducendo il tempo che dedichiamo ai nostri cellulari e concentrandoci di più su quello che stiamo facendo. Nel nostro studio abbiamo raccolto diversi esempi di persone che hanno trovato il modo di farlo”.

MOTIVAZIONI E STRATEGIE

Per individuare motivazioni e strategie legate a queste scelte di disconnessione, i ricercatori hanno analizzato e catalogato quasi mille testimonianze raccolte online a commento di un articolo, pubblicato su LinkedIn, dedicato alle conseguenze sulle interazioni sociali dell’utilizzo eccessivo degli smartphone.

“Dall’analisi di questi casi abbiamo rilevato che le persone scelgono di disconnettersi dai propri smartphone per ragioni diverse”, spiega Russo. “E nonostante sia importante avere una strategia, per ottenere un vero e proprio cambiamento nelle proprie abitudini è necessario che la strategia sia in linea con i valori e le motivazioni che spingono a compiere questa scelta”.

MAGGIORE ATTENZIONE E UNA “FILOSOFIA DIGITALE”

Lo studio evidenzia quattro principali motivazioni che possono guidare le persone nel difficile compito di limitare l’uso del proprio smartphone. La prima è legata alla volontà di migliorare il proprio rendimento sul lavoro o il proprio contributo alla vita familiare. Come arrivare a questo obiettivo? Allontanare il cellulare, lasciarlo nella giacca o nello zaino ed in ogni caso tenerlo fuori dal proprio campo visivo, è uno delle strategie più efficaci: permette di lavorare con più tranquillità, aumenta l’attenzione e la concentrazione rispetto al contesto in cui ci si trova.

La seconda motivazione individuata dai ricercatori è invece legata allo sviluppo di una “filosofia digitale” personale. “Poco meno di un terzo delle testimonianze che abbiamo analizzato sono connesse ad una riflessione personale sul ruolo della tecnologia e su quanto vogliamo che questa sia parte della nostra vita”, dice Gabriele Morandin dell’Università di Bologna. “È interessante notare come in diversi casi le persone arrivano a questa riflessione a seguito di eventi non previsti, ad esempio ritrovarsi improvvisamente con il telefono rotto o con la batteria scarica o in una zona non coperta dal segnale telefonico”. Non a caso la strategia più usata da questo gruppo di persone per ridurre l’uso del cellulare è stabilire regole sui tempi di utilizzo, ad esempio “solo durante l’orario di lavoro” oppure “mai durante i pasti”.

RAPPORTI INTERPERSONALI E ATTENZIONE A FAMILIARI E PARTNER

L’attenzione a non apparire scortesi nei rapporti interpersonali è alla base della terza motivazione individuata. In questo caso, tra le strategie citate c’è la disabilitazione delle notifiche sullo smartphone o anche la scelta di non utilizzare l’app nativa del telefono per controllare l’e-mail. In questo modo, infatti, il processo per arrivare alla casella di posta elettronica attraverso il web browser diventa più lungo e articolato, scoraggiando così il controllo frequente della posta elettronica.

Infine, l’ultima motivazione individuata nasce dalla volontà di valorizzare le relazioni interpersonali e familiari. “Molte persone di questo gruppo – spiega Morandin – sono state spinte a ridurre l’uso dello smartphone su sollecitazione dei propri familiari: figli piccoli che vogliono giocare più spesso con loro o partner che chiedono di passare più tempo insieme”. Le strategie migliori individuate in questo caso sono legate allo sviluppo di una maggiore consapevolezza del tempo speso al telefono e delle priorità di vita, oltre ad un maggior dialogo su questi temi con familiari, partner e colleghi.

I PROTAGONISTI DELLO STUDIO

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Computers in Human Behavior con il titolo “Breaking out from constant connectivity: Agentic Regulation of smartphone use”. Gli autori sono Marcello Russo e Gabriele Morandin, entrambi di Bologna Business School e del Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna, e Ariane Ollier-Malaterre della University of Quebec (Canada).

















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