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Il messaggio di fine anno del Presidente Giorgio Napolitano

A voi che mi ascoltate, e a tutti gli italiani, in patria e all’ estero il piu’ cordiale augurio di Buon Anno. E’ un augurio che vi rivolgo per la prima volta da Presidente della Repubblica. Rivivo la lontana emozione del mio incontro con la politica nell’ Italia appena rinata alla democrazia. E colgo l’ occasione per dirvi dunque brevemente dell’ esperienza che sto compiendo da alcuni mesi e dei problemi con cui mi sono misurato.


Mi sono stati gia’ affidati nel passato delicati incarichi nelle istituzioni italiane ed europee. Ma sto ora verificando quanto sia piu’ complessa e impegnativa la responsabilita’ che la nostra Costituzione attribuisce al Capo dello Stato.
Interpretare ed esprimere, con passione civile e con assoluta imparzialita’, sentimenti e valori condivisi, esigenze e bisogni che riflettono l’ interesse generale del paese. E guardare sempre all’unita’ nazionale come bene primario da tutelare e consolidare.


A questo piu’ alto incarico sono stato chiamato all’ indomani di un voto che ha visto gli elettori dividersi in due parti quasi uguali, tra loro nettamente contrapposte. Le diversita’, anche radicali, degli orientamenti e dei programmi, e quindi l’asprezza dei contrasti, non possono preoccupare perche’ fanno naturalmente parte della competizione democratica. E non cancellano tutto quel che ci unisce come italiani. Ma forte e’ il bisogno di un clima piu’ sereno e costruttivo. Ho creduto e credo di doverlo dire.


Se la politica diventa un continuo gridare, un gareggiare a chi alza di piu’ i toni, uno scontrarsi su tutto, su ogni questione, in ogni momento, ne soffrono le istituzioni, a cominciare dal Parlamento, e ne soffre il rapporto con i cittadini. Quando nel frastuono generale non si possono nemmeno piu’ cogliere bene le diverse posizioni e proposte, allora molti finiscono per allontanarsi non da questo o da quel partito, ma dalla politica.

E invece, attenzione. A chi mi ascolta, e a tutti gli italiani, vorrei dire: non allontanatevi dalla politica.

Partecipatevi in tutti i modi possibili, portatevi forze e idee piu’ giovani. Contribuite a rinnovarla, a migliorarla culturalmente e moralmente. Lessi molti anni fa e non ho mai dimenticato le parole della lettera che un condannato a morte della Resistenza, un giovane di 19 anni, scrisse alla madre: ci hanno fatto credere che ‘la politica e’ sporcizia’ o e’ ‘lavoro di specialisti’, e invece ‘la cosa pubblica siamo noi stessi’.

Quelle parole sono ancora attuali: non ci si puo’ rinchiudere nel proprio orizzonte personale e privato, solo dalla politica possono venire le scelte generali di cui ha bisogno la collettivita’, e la partecipazione dei cittadini e’ indispensabile affinche’ quelle scelte corrispondano al bene comune.


Ma a questo fine e’ importante che vi sia piu’ dialogo, piu’ ascolto reciproco, tra gli opposti schieramenti. Non abbracci confusi, ma nemmeno guerre come tra nemici piuttosto che polemiche tra avversari. E’ questo l’ appello che ho rivolto e che continuo testardamente a rivolgere ai protagonisti della vita politica, interpretando, credo, il comune sentire dei cittadini. Quel che auspico e’ lo stesso clima consolidatosi, nella politica e nelle istituzioni, in grandi paesi democratici.
E’ possibile che ci sia anche da noi, confido che ci si arrivera’.

Attraverso un confronto costruttivo si potranno ricercare – e questo, in sostanza, e’ cio’ che preme a tutti noi – le soluzioni migliori ai problemi piu’ gravi del paese. Ne citero’ qualcuno che sento di piu’. Innanzitutto quello di far crescere e progredire l’ Italia nel suo insieme. Le difficolta’ non sono poche, lo sappiamo: dobbiamo alleggerirci del pesante debito pubblico accumulato nei decenni scorsi, e cio’ richiede seri sforzi per dare priorita’ all’ interesse generale. Dobbiamo riuscirci non solo per rispettare i nostri impegni con l’ Europa, ma per porre su fondamenta piu’ solide e sane lo sviluppo del nostro paese.


Lo sviluppo, ripeto, dell’ insieme del paese. La sua parte piu’ dinamica e competitiva merita la massima attenzione per il ruolo trainante che svolge, ma neppure essa puo’ crescere per proprio conto, con le sue sole forze. E’ indispensabile una visione unitaria e solidale: non si puo’ fare a meno del grande potenziale rappresentato dal Mezzogiorno, occorre metterlo a frutto con politiche incisive e coraggiose.

E per fortuna, l’Italia non e’ ferma. Ha gia’ ripreso a crescere, col contributo determinante di imprenditori che hanno imboccato la strada dell’ innovazione e del rischio del mercato globale; e insieme di tecnici e lavoratori qualificati e aperti al cambiamento, consapevoli che e’ il momento di premiare il merito. Bisogna incoraggiare gli uni e gli altri: guardando con particolare sensibilita’ a chi lavora in condizioni pesanti e per salari inadeguati, a cominciare dagli operai dell’ industria. E non si puo’ tollerare la minaccia e la frequenza degli infortuni cui e’ esposta la sicurezza, e addirittura la vita, di troppi occupati, specie di chi, italiano o immigrato, lavora in nero.


L’ occupazione e’ in aumento. Ma c’e’ da creare ancora lavoro per molti giovani e donne, specialmente nel Sud: lavoro alla luce del sole e pienamente riconosciuto nei suoi diritti.
E’ questa una delle condizioni principali per realizzare una maggiore coesione sociale e civile, e in particolare per combattere fenomeni di disgregazione e criminalita’ nelle regioni piu’ difficili.



Piu’ coesione significa anche piu’
equita’, meno disparita’ nei redditi e nelle condizioni di vita, piu’ vicinanza e sostegno per le persone e le famiglie che versano – e sono tante – in penose ristrettezze, e per quelle che sono provate da sofferenze di ogni natura. Piu’ coesione significa inoltre uno sforzo maggiore per integrare nel sistema dei nostri principi e precetti costituzionali, senza discriminarli o tenerli ai margini, gli stranieri di cui l’ Italia oggi ha certamente bisogno, e di cui e’ stato ed e’ giusto regolare l’ingresso legale nel nostro paese.

Una societa’ piu’ giusta, libera e aperta puo’ anche essere piu’ sicura, attraverso il richiamo severo, che non deve mancare, al rispetto delle leggi, delle regole, dei doveri. E’ a questo impegno che presiedono con grande dedizione, negli ambiti di rispettiva competenza, le forze dell’ ordine, e la magistratura, alla quale spetta anche contribuire a un piu’ lineare e rapido corso della giustizia.


Sono queste le basi da rafforzare per un nuovo sviluppo del nostro paese, che e’ possibile e non dipende solo da chi ha responsabilita’ di governo ma dall’ iniziativa e dal contributo di molti. E ci da’ fiducia la ricchezza delle risorse umane di cui disponiamo: risorse come quelle della scuola e della ricerca, ingegno creativo e produttivo, e insieme sensibilita’ e solidarieta’ diffuse, che si esprimono con forza crescente in tante forme, a cominciare dal volontariato, quello delle ragazze e dei ragazzi del Servizio civile che ho da poco incontrato, e quello dell’ associazionismo laico e religioso.<


E alla vigilia dell’Anno europeo delle pari opportunita’ voglio sottolineare come in Italia tra le riserve preziose su cui contare ci sia quella, ancora cosi’ poco valorizzata, dei talenti e delle energie femminili.

Vedete, ho conosciuto e ascoltato un mese fa a Napoli due donne. La prima, madre di un ragazzo che si stava perdendo nelle trappole della malavita, ci ha raccontato come abbia combattuto per salvarlo, per recuperarlo alla scuola e come ci sia riuscita con l’ aiuto della scuola. La seconda, una giovane che ha studiato con successo giungendo alla laurea e al dottorato, lavora ora a un progetto avanzato di ricerca genetica, per mille euro al mese – e si considera fortunata -, con un contratto che scade nel maggio prossimo, ma ‘non ci penso – ha detto – perche’ ho un lavoro bellissimo’.


Ecco, due casi cosi’ diversi: ma che ci dicono entrambi quale forza morale anima tante donne e puo’ diventare fattore essenziale di progresso civile e di crescita dell’ economia e della societa’. In particolare, gli incontri che ho ricordato mi hanno dato ancor piu’ fiducia nell’ avvenire di Napoli: e’, come sapete, la mia citta’, ma penso sia cara a tutti gli italiani.

Per raccogliere le energie di cui e’ ricca la societa’ italiana, indirizzarne e soddisfarne responsabilmente le domande, contrastando particolarismi e chiusure egoistiche, la politica ha bisogno di istituzioni piu’ riconosciute e piu’ forti. Si trovi dunque l’intesa per riformarle, senza toccare il patrimonio dei grandi valori e indirizzi costituzionali. Si concordino con realismo e misura quelle riforme che possono rendere piu’ chiaro e coerente il ruolo delle autonomie regionali e locali, piu’ efficace nelle sue decisioni il Parlamento nazionale, supremo fondamento della democrazia repubblicana. E si ricerchi pazientemente l’accordo su meccanismi elettorali che rendano piu’ lineare e sicura la formazione delle maggioranze chiamate a governare il paese.


Infine, la politica deve guardare non solo all’Italia d’oggi, ma al mondo e al suo futuro.
Abbiamo costruito e consolidato la pace nel cuore dell’ Europa, ma c’e’ ancora pace oltre i suoi confini. In questo momento tragici bagliori ci giungono ancora dall’ Iraq. Sentiamo come minaccia comune le guerre che sconvolgono il Medio Oriente, che insieme con la fame e le malattie attraversano e flagellano l’ Africa, da ultimo ancora una volta in Somalia, e che toccano ancora altre regioni.


La comunita’ internazionale, e in particolare l’Europa e l’Italia, non possono assistere inerti a questi conflitti, o a rischio della proliferazione nucleare; sono tenute a fare la loro parte per promuovere pace, stabilita’, disarmo, sviluppo, per sostenere ovunque la causa dei diritti umani. Percio’ e’ giusto intensificare le iniziative di cooperazione internazionale e partecipare alle missioni delle Nazioni Unite e dell’ Unione europea in aree di crisi, come quella da poco iniziata in Libano. Ed e’ importante farlo con la carica di professionalita’ e umanita’ che contraddistingue le nostre Forze Armate, alle quali anche questa sera esprimo la nostra riconoscenza.

Ci sono state decisioni, come quella sull’ ultima missione, prese in Parlamento a larghissima maggioranza: ecco un esempio positivo di intesa tra opposte parti politiche.


Il fenomeno delle crisi piu’ gravi e delle guerre in diverse parti del mondo si intreccia col fenomeno del terrorismo internazionale, portando in se’ il pericolo dei fanatismi, delle contrapposizioni radicali, degli scontri di civilta’.
Non possiamo dimenticare quel che l’ Italia ha pagato per il terrorismo di casa nostra, per quel delirio di violenza e per quelle vite stroncate, alla cui memoria dobbiamo ancora rendere omaggio.
Ebbene, ci opponiamo con eguale fermezza al terrorismo di matrice fondamentalista che non conosce frontiere. Esso non rappresenta ma divide e minaccia innanzitutto lo stesso Islam.
In quanto a noi, perseguiamo non lo scontro ma il dialogo tra le culture e tra le religioni.
Nell’ attuale, contraddittorio quadro mondiale un grande contributo positivo puo’ venire dall’ Europa.



E’ una convinzione, ed e’ un’
aspettativa, che ho sentito esprimere dai Capi di Stato e dalle personalita’ rappresentative di numerosi paesi, di diversi continenti che ho incontrato in questi mesi. Occorre percio’ superare resistenze e difficolta’ che impediscono una piu’ forte unita’ e azione europea. Lo diciamo sapendo che anche l’Italia contera’ nel mondo che si trasforma sotto i nostri occhi solo se contera’ di piu’ l’Europa.


Su questi grandi temi – la pace, in Terra Santa innanzitutto, tra israeliani e palestinesi; il dialogo con altre civilta’ e altre fedi, nella distinzione e nel reciproco rispetto; il ruolo dell’ Europa – colgo una profonda sintonia con la Chiesa cattolica, con le sue espressioni di base, con le sue voci piu’ alte. Ne ho tratto conferma dall’ aperto e cordiale incontro del 20 novembre con Papa Benedetto XVI, al quale invio di qui il mio saluto beneaugurante. C’e’ sintonia nel sollecitare un piu’ giusto ordine mondiale, un modello di sviluppo globale diverso e piu’ sobrio, di fronte a un ormai inquietante degrado dell’ ambiente, che minaccia la stessa sopravvivenza umana.


Nel discorso indirizzatomi in occasione di quell’ incontro il Pontefice ha voluto richiamare ripetutamente i principi e i valori affermati nella Costituzione italiana. E’ mia convinzione che sia in effetti questo il riferimento essenziale per affrontare nel modo migliore anche i temi piu’ delicati che oggi ci vengono proposti dagli sviluppi della scienza e dall’ etica, da complesse situazioni sociali e da dolorosi casi umani come quelli che ci hanno di recente turbato e coinvolto. Alle scelte di cui si riconosca la necessita’, il Parlamento puo’ giungere nella sua autonomia attraverso un dialogo sulla vita e un confronto sulla realta’ della famiglia che portino chiarezza ed evitino fratture.


In conclusione, le questioni che si profilano in ogni campo all’ inizio del nuovo anno richiedono un impegno di piu’ pacata e costruttiva riflessione, un maggior senso del limite e della responsabilita’. E’ cosi’ che potranno essere superate molte difficolta’, rispetto alle quali un paese come il nostro deve e puo’ avere fiducia in se stesso. E’ un paese nel quale antiche e profonde sono le radici della civilta’ dell’ Europa e dell’ Occidente. E’ un paese che puo’ far leva tanto sulla sua storia quanto sul suo dinamismo, sulla sua capacita’ di rinnovarsi e migliorarsi.
E’ questo il saluto di Buon Anno che rivolgo dunque a voi tutti, alle vostre famiglie, e in modo particolarmente affettuoso – anche da nonno, se mi permettete – ai bambini che vi circondano. Ne incontro molti, al Quirinale e nelle citta’: e sono sempre una fonte fresca di gioia e di speranza. E’ pensando a loro che dobbiamo saper guardare lontano, saper guardare consapevolmente al futuro.


Grazie, e ancora auguri!”

















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