domenica, 15 Dicembre 2024
16.1 C
Comune di Sassuolo
HomeAttualita'Coldiretti: nel 2007 Made in Italy nel piatto di un italiano su...





Coldiretti: nel 2007 Made in Italy nel piatto di un italiano su tre

Il fatto che nel 2007 quasi un italiano su tre voglia comperare più prodotti italiani rende necessario intervenire sulla trasparenza dell’informazione perché la metà della spesa alimentare nazionale è destinata all’acquisto di prodotti anonimi per i quali non è ancora obbligatorio indicare in etichetta la provenienza con il rischio che venga spacciato sul mercato il falso Made in Italy a danno degli imprenditori e dei consumatori che hanno destinato per la tavola ben 125 miliardi di Euro in un anno.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i risultati cautamente ottimistici per il 2007 del sondaggio commissionato da Ancc-Coop Italia dal quale emerge che nel carrello della spesa il 32 per cento degli intervistati prevede di mettere piu’ prodotti italiani, il 18 per cento piu’ prodotti tipici e locali mentre solo il 6 per cento pensa di aumentare gli acquisti di private label e il 5 per cento di prodotti di basso prezzo (cosiddetti primi prezzi).
Di fronte al consolidarsi di comportamenti che tendono a privilegiare a tavola uno storico nazionalismo è necessaria – sottolinea la Coldiretti – una maggiore responsabilità del sistema produttivo nazionale, dal campo alla tavola, e delle Istituzioni a difesa della trasparenza dell’agroalimentare per evitare che in Italia e nel mondo si radichi un falso Made in Italy che nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale.

La spesa alimetare degli italiani – precisa la Coldiretti – vale circa 125 miliardi di euro per un importo di 456 euro al mese per famiglia, la seconda voce dopo l’abitazione e pari al 19 per cento della spesa familiare complessiva. Sugli scaffali – continua la Coldiretti – è straniero l’olio di oliva contenuto quasi in una bottiglia su due, ma ai consumatori vengono presentate tutte come italiane perché sulle etichette non è obbligatorio indicare l’origine delle olive e vengono “spacciati” come Made in Italy miscugli di olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine.
Ed è ancora possibile – continua la Coldiretti – spacciare impunemente come Made in Italy i prosciutti ottenuti da maiali allevati in Olanda e Danimarca ed addirittura la macedonia in scatola composta da ananas e acini di uva extracomunitaria, prugne bulgare e pere cinesi può fregiarsi dell’etichetta Made in Italy

Dai risultati dell’“Indagine 2006 Coldiretti-Ispo sulle opinioni degli italiani sull’alimentazione” emerge che il 92 per cento degli italiani ritiene che dovrebbe essere sempre indicato in etichetta il luogo di allevamento o coltivazioni dei prodotti agricoli contenuti negli alimenti” con un aumento del 6 per cento rispetto allo scorso anno.
E secondo l’indagine – precisa la Coldiretti – la maggioranza degli italiani è disposta a pagare di più pur di assicurarsi l’origine nazionale degli alimenti dopo il ripetersi di emergenze sanitarie, dalla mucca pazza all’influenza aviaria, e il rincorrersi di scandali alimentari, dalla carne agli ormoni del nord Europa all’importazione illegale di riso contaminato da organismi geneticamente modificati.

Occorre dunque difendere e completare – conclude la Coldiretti – il percorso già iniziato a livello europeo dove sono state adottate le norme per l’etichettatura di origine della carne bovina a partire dal primo gennaio 2002 dopo l’emergenza mucca pazza, per l’indicazione della varietà, qualità e provenienza dell’ortofrutta fresca, il codice di identificazione delle uova a partire dal primo gennaio 2004, il Paese di origine in cui è stato raccolto il miele dal primo agosto 2004, mentre in Italia è stata prevista, grazie alla mobilitazione della Coldiretti, l’etichetta di origine anche per il latte fresco dal giugno 2005, per la carne di pollo dal 17 ottobre 2005 e per la passata di pomodoro dal 15 giugno 2006.

















Ultime notizie