Il ‘petrolio’ reggiano non si trova sottoterra, ma sopra, per la precisione nei boschi: si tratta delle biomasse forestali, sulle quali ha lavorato nei mesi scorsi un gruppo d’esperti costituito presso l’Assessorato provinciale all’Agricoltura proprio per cercare di sfruttare anche nel nostro territorio i residui della coltivazione dei boschi per le zone di montagna o quelli di potature per le zone di pianura per produrre energia da calore.
Il lavoro di questo gruppo, coordinato dal dirigente dell’Assessorato provinciale all’Agricoltura Antonio Tamelli, si è ora concluso ed ha prodotto un elaborato – “Appunti sulle biomasse forestali” – che conferma come nella provincia di Reggio Emilia esistano le condizioni per attivare vantaggiosamente la filiera legno-energia.
“E’ infatti possibile contribuire alla buona causa dell’ambiente utilizzando un’energia rinnovabile largamente disponibile nelle zone di montagna tramite l’utilizzo degli scarti del taglio dei boschi, ma anche nelle zone di pianura con l’utilizzo dei residui di potatura di vigneti e frutteti ed i residui dei tagli di pioppeti – spiega Antonio Tamelli – Gli studi hanno infatti quantificato un volume di massa legnosa più che sufficiente per alimentare diverse piccole centrali a cippato, vale a dire legno sminuzzato”.
Tralasciando le dettagliate analisi ed i confronti con le fonti di riscaldamento ordinariamente in uso, lo studio si è concentrato solo sull’impiego dei residui di lavorazioni non utilizzati o inviati a discariche, che in qualche caso (vedi boschi) costituiscono un problema.
I risultati in sintesi dicono che per la montagna, nei soli cinque comuni del crinale (Ramiseto, Villa Minozzo, Busana, Collagna, Ligonchio) sarebbero ricavabili dal legname residui della lavorazione dei boschi cedui pari a 3.530 tonnellate di cippato che potrebbero riscaldare 420 abitazioni per un superficie di quasi 38mila metri quadrati e 105mila metri cubi. Nelle aree di pianura, considerati solo i comuni a più intensa presenza di frutteti e vigneti (in tutto 7.771 ettari), con i residui di potatura si arriverebbe a riscaldare altre 2.004 abitazioni “tipo”, per una superficie di 180mila metri quadrati ed una cubatura di 500mila metri cubi.
Hanno partecipato al gruppo di lavoro sulle biomasse forestali rappresentanti della Provincia, della Comunità montana dell’Appennino Reggiano, del Centro Ricerche Produzioni Animali (CRPA), del Consorzio Fitosanitario provinciale, dei Consorzi di bonifica Parmigiana Moglia Secchia e Bentivoglio Enza, dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali.