Trasmettiamo la dichiarazione congiunta dei presidenti dei quartieri cittadini Sergio Palmieri, Andrea Forlani, Virginia Gieri, Carmelo Adagio,
Maurizio Degli Esposti, Vincenzo Naldi, Claudio Mazzanti, Roberto Fattori, sull’episodio di violenza ai danni del presidente del Quartiere San Donato
Riccardo Malagoli.
“I Presidenti di Quartiere nell’esprimere la condanna più netta verso l’ennesimo gravissimo e vile episodio di intimidazione perpetrato nei
giorni scorsi ai danni del collega Riccardo Malagoli da ignoti che si definiscono appartenenti al cosiddetto movimento, intendono richiamare le
forze politiche, le istituzioni e le stesse forze dell’ordine alla massima attenzione su quanto sta avvenendo nella nostra città ai danni di un
collega, come i sottoscritti, impegnato ad operare quotidianamente in quella funzione di cerniera tra cittadini e Comune, propria dei Quartieri, per ricercare le soluzioni più adeguate ai sempre più complessi problemi di
qualità sociale, di sicurezza e di qualità urbana presenti nella città.
Chi si è reso responsabile, nell’anonimato, di tali gravissime azioni nintimidatorie, dimostra di vivere in un contesto immaginario, frutto di una
visione completamente piegata ad una autoreferenzialità disperata e avulsa da ogni benché minimo contatto con modelli accettabili di convivenza civile, che può solo aprire spazi a forme di violenza politica che il nostro Paese e la nostra città hanno già tragicamente conosciuto.
Questo rischio deve rappresentare, oggi, un elemento di massima preoccupazione e, pertanto, quanto sta avvenendo non ammette alcuna forma di superficialità o sottovalutazione da parte di nessuno, tantomeno da parte di quanti hanno funzioni di responsabilità nella politica e nelle istituzioni.
Si sottolinea altresì che il discrimine tra dialettica politica e violenza, in democrazia, deve essere sempre evidente, netto e mai offuscato da
qualsiasi forma di ambiguità; per questa ragione si auspica che l’insieme delle forze che hanno a cuore le regole della democrazia sappiano garantire
un atteggiamento comune, di grande fermezza, anche negando il ruolo di interlocutori a quanti, nei movimenti, non riescono o non vogliono
distanziarsi in modo chiaro da queste forme antidemocratiche e delinquenziali del dissenso”.