“La Regione Emilia-Romagna continua a tenere alta la guardia, qui dobbiamo e possiamo rafforzare gli anticorpi per contrastare la criminalità organizzata”. Lo ha detto il presidente Stefano Bonaccini nel convegno tenutosi oggi a Bologna sul “Contrasto alle mafie”, dove le istituzioni si sono interrogate, assieme a rappresentanti della società civile, su strategie e iniziative da intraprendere per combattere in modo sempre più efficace la criminalità organizzata.
“È evidente– ha detto il presidente Bonaccini- che da tempo le mafie si sono spostate al nord, ma respingiamo la definizione della nostra come terra di mafia. Qui abbiamo fortemente voluto la sede del processo Aemilia con un investimento di 1,3 milioni e vogliamo conoscere la verità fino in fondo. Qui è nato, a seguito del Patto per il lavoro, l’accordo sulla Legalità e successivamente l’unica Legge quadro a livello nazionale, votata all’unanimità da tutti i partiti. Abbiamo investito nella cultura della legalità coinvolgendo circa 40 mila ragazzi delle scuole e confiscato e restituito alle comunità 130 beni, imposto regole e controlli sulla ricostruzione dopo il terremoto. Inoltre, abbiamo attuato iniziative per difendere il lavoro nelle imprese coinvolte, con il contrasto a usura e racket, e attuato un’ulteriore stretta per non ricorrere a massimo ribasso negli appalti”.
“Abbiamo visto- ha continuato Bonaccini- come sia facile per la mafia radicarsi e come la società civile non sia sempre pronta a contrastare questo fenomeno. Ma qui abbiamo è radicata una cultura di impresa che ha a che fare con la legalità e abbiamo visto come sia sempre più difficile introdurre sistemi illegali. Il nostro Testo Unico sulla legalità deve prendere sempre più spessore, così come sono necessari una cornice nazionale alla normativa contro i subappalti e un forte impegno su tema dei diritti sul lavoro. Il rispetto delle regole e l’applicazione della legislazione insieme ai controlli devono essere sempre più affermati e credibili in una terra che vuole la piena e buona occupazione”.
“La politica deve rimettersi nei panni di chi per vivere ha bisogno di lavorare”, ha aggiunto il segretario della Cgil Maurizio Landini, che ha sottolineato come in Emilia-Romagna ci sia una capacità di reazione che è giusto rivendicare, con una risposta efficace da parte delle istituzioni, anche attraverso gli accordi realizzati per il terremoto, in particolare sulle regole per gli appalti. “Qui- ha detto- ci sono esperienze positive che dicono che certe battaglie si possono fare. Ma per combattere infiltrazione e malavita va costruita un’altra idea di sistema, che tenga conto delle disuguaglianze sociali ed economiche sempre crescenti, che cambi una legislazione che ha portato a precarizzazione di forme di lavoro e alla proliferazione dei subappalti, che sia in grado di incrociare tutti i dati rendendo tracciabile il percorso del denaro e consentendo così il contrasto all’evasione fiscale e la costruzione di una società più equa”.
Nella prima parte della giornata hanno dialogato sull’etica della cittadinanza responsabile l’assessore regionale alla Cultura e alla Legalità, Massimo Mezzetti e don Luigi Ciotti, presidente di Libera, associazione contro le mafie.
“Abbiamo voluto realizzare questa giornata dopo 5 anni di lavoro– ha affermato l’assessore Mezzetti-. Dalla Consulta regionale alla definizione del Testo unico sulla Legalità, sono stati coinvolti tutti gli attori regionali, per lavorare secondo la cultura della nostra terra, caratterizzata dall’affrontare insieme i problemi. Purtroppo, è ancora scarsa la consapevolezza degli strumenti di cui dobbiamo dotarci nei territori economicamente avanzati e che la dinamica di infiltrazione delle mafie è molto diversa dal passato. Il contrasto deve avvenire attraverso il rispetto delle norme del lavoro, appalti regolari e controlli, anche nell’ambito privato, mentre sono state derogate ulteriormente le norme consentendo il ricorso al massimo ribasso negli appalti. Il nostro tessuto imprenditoriale- ha aggiunto-è in gran parte sano ma rischia di rimanere colluso. Le imprese malate danneggiano il mercato con una concorrenza sleale. E’ quindi più che mai necessaria l’unità delle forze sociali e politiche, e qui è stato così con la realizzazione del Testo unico”.
“Tocca a noi anche sul piano socio politico- ha detto don Ciotti- rendere edotta la società sugli effetti devastanti delle mafie sulla vita civile, diritti e democrazie. La prima mafia da combattere è la mafia delle parole, tutti promettono, ma di fatto da 164 anni parliamo di mafie. Dobbiamo aggredire le manifestazioni criminali e le loro radici, gli spazi e le condizioni che ne favoriscono l’azione pervasiva. E questa azione tocca anche ai cittadini. Per consentire questo bisogna combattere l’analfabetismo culturale perché assoggetta a manipolazioni e sudditanza perenne e le istituzioni devono ripristinare dignità e diritti sociali calpestati dalle mafie. Per questo non dobbiamo dare spazio a nazionalismi e sovranismi e dobbiamo recuperare l’Europa”. Per don Ciotti, “oggi l’economia deve stare tra etica ed ecologia. La lotta alla mafia vuol dire creare lavoro, scuola, politiche sociali, e se vogliamo essere paese solido dobbiamo dare risposte a queste dimensioni”.
Il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra si è dichiarato in linea con quanto detto da Don Ciotti e Landini: “quanto più retrocedono i diritti, tanto più i cittadini vengono ricondotti a sudditi”. “Troppo spesso- ha aggiunto- le richieste della presenza della Commissione antimafia arrivano dopo che si è già compiuta un’operazione di confisca, mentre la politica deve intervenire quanto prima. Ma servirebbe anche una cultura politica conscia del fatto che quanto più si attua la liberazione del mondo dei subappalti tanto più si infiltrano le organizzazioni mafiose. Attualmente stiamo lavorando come Commissione e Comitati su tematiche precise, in particolare su appalti e controlli, in stretto contatto con Prefetture. Bisogna far capire che emergenza criminale è da associare ad ignoranza e mancanza consapevolezza a propri doveri e diritti. E’ necessaria quindi una rinascita dell’etica della responsabilità e del dovere, una cultura delle regole, ricordando anche i giusto riferimento alla nostra Costituzione”.
La prima sessione del convegno “Per un’etica della cittadinanza responsabile”, ha visto dialogare il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, assieme all’assessore regionale alle Politiche per la legalità, Massimo Mezzetti.
La seconda sessione (ore 11) dedicata a “Lavoro, diritti e competizione leale tra imprese”, ha vistodialogare il presidente della Regione Stefano Bonaccini, il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, il segretario generaleCgil Maurizio Landini, il presidente Legacoop Mauro Lusetti eil direttore area Affari legislativi Confindustria Antonio Matonti.
Nella terza sessione (ore 14,30), “Beni confiscati esperienze di buone pratiche”, sono intervenuti il direttore dell’Agenzie nazionale Beni sequestrati e confiscati Bruno Frattasi, il presidente del Tribunale di Bologna Francesco Maria Caruso, l’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi, Andrea Cuccello della Segreteria Confederale nazionale Cisle il segretario regionale Uil Giuliano Zignani.