Nella giornata di ieri, martedì 7 gennaio 2020, è morto Giovanni Gherardi, sacerdote diocesano, Cappellano di Sua Santità e per oltre vent’anni Parroco di S. Biagio in Modena.
Nato il 20 dicembre 1934 a Modena, don Giovanni Gherardi riceve l’ordinazione sacerdotale il 21 dicembre 1968.
Da subito è significativo il suo impegno a favore dei giovani con numerosi incarichi, tra cui: Assistente diocesano dell’Azione Cattolica, Consulente Ecclesiastico Nazionale del Centro Sportivo Italiano e Responsabile del Centro diocesano di Pastorale Giovanile.
Tra i suoi progetti più innovativi sicuramente sono da ricordare i Martedì del Vescovo, che proprio sotto la guida di don Gianni e di Mons. Bruno Foresti hanno avuto inizio.
Grande appassionato di cultura, Mons. Gherardi è stato dal 2005 al 2017 Direttore dell’Ufficio Diocesano per la Comunicazione Sociale e la Cultura.
La Camera ardente è allestita presso la chiesa di S. Biagio in Modena, dove questa sera – mercoledì 8 gennaio – alle ore 19.00 verrà recitato il Santo Rosario.
La liturgia funebre avrà luogo domani, giovedì 9 gennaio, alle ore 14.30 nella chiesa di S. Vincenzo, Corso Canalgrande, Modena.
Un sacerdote che “ha sempre dimostrato grande attenzione ai giovani e alla loro formazione, sia spirituale che culturale, con una profonda umanità e uno sguardo davvero rivolto al futuro”. Il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli ricorda così don Gianni Gherardi, scomparso a 85 anni, in un messaggio di cordoglio a nome dell’Amministrazione comunale in cui sottolinea anche la “sua spiccata attitudine all’utilizzo dei mezzi di comunicazione: dalle rubriche televisive negli anni Ottanta al settimanale diocesano Nostro Tempo, seguito con passione fino a pochi anni fa”.
Per lungo tempo parroco di San Biagio in centro storico, “purtroppo – aggiunge Muzzarelli – non ha potuto vedere la riapertura della sua chiesa, inagibile dal sisma del 2012, e questo lo dico con grande rammarico: l’aggiornamento sul progetto (che ha già ottenuto il parere favorevole della Regione e ora attende l’ok definitivo della Soprintendenza) era sempre la sua prima domanda”.