A distanza di cinque anni Unione Universitaria-UDU Modena e Reggio Emilia, assieme alla CGIL Modena, ha avviato una nuova indagine per scoprire i problemi e le necessità degli studenti lavoratori all’interno del nostro Ateneo. Un questionario è stato proposto a tutti gli studenti Unimore il 18 febbraio 2019 dall’associazione studentesca Unione Universitaria.
Il risultato del questionario è stato presentato stamattina in conferenza stampa da Daniele Dieci della sgereteria Cgil, Alessio Dondi coordinatore Udu Unimore e da due studenti lavoratori Francesco Santoro (impiegato in un’azienda di fitness, iscritto a Economia) e Federica Cairone (assistente di sala in un noto ristorante modenese e iscritta a Economia).
Lo scopo di questa indagine è di comprendere in modo più preciso e diretto quale sia la situazione degli studenti che, oltre a frequentare l’università, lavorano. Il questionario ha ricevuto un alto numero di risposte, circa 1.000.
UDU Modena e Reggio Emilia già da diverso tempo ha molto a cuore le questioni dei cosiddetti studenti-lavoratori, una situazione sempre più frequente in ateneo, ma a che ancora non gode di un sufficiente grado di tutela, sia a livello normativo che didattico.
L’intenzione dei promotori, attraverso la realizzazione e la diffusione del questionario, è stata proprio quella di dare identità a questa particolare popolazione universitaria, cercando di intercettare quali possano essere i punti che loro stessi ritengo essere più critici e sui quali ci sarebbe necessità di intervenire.
In questo senso, già l’entità del campione raggiunto rappresenta di per sé un primo importante elemento: oltre 1000 studenti hanno dichiarato di riconoscersi nella categoria di studente-lavoratore; il numero è ancora più rilevante se si considera come in una indagine simile compiuta sempre da UDU Modena e Reggio Emilia nel 2014 gli studenti coinvolti erano stati circa 5 volte meno.
Altro dato emblematico è la difficoltà che i compilatori affermano di incontrare nell’essere allo stesso tempo sia studenti che lavoratori; gli intervistati infatti segnalano come l’università non agevoli gli studenti lavoratori a sufficienza (64,3% dice di non essere agevolato, 80% dice di avere difficoltà nella conciliazione). A questo si può aggiungere, inoltre, come venga sottolineato il fatto che spesso si verifichino situazione spiacevoli nella quali i docenti sottovalutano le difficoltà di questa categoria, non rimodulando il carico didattico degli esami e dei corsi delle lezioni. Infine, quasi la metà degli intervistati ha delineato la mancanza di orientamento in uscita dal proprio percorso accademico (45% non lo ha ricevuto).
Se passiamo invece ad analizzare i dati relativi alle condizioni di lavoro di questa particolare tipologia di studenti, i numeri diventano ancora più preoccupanti. Solo il 29,7% del campione dichiara di lavorare con un contratto a tempo indeterminato, seppur, ed è utile sottolinearlo, la stragrande maggioranza dichiari di lavorare per più di 20 ore settimanali.
Circa il 45% del campione lavora per potersi permettere di continuare gli studi e per avere maggiore autonomia dalla famiglia, e solo il 33% afferma di voler continuare l’attuale lavoro anche dopo aver conseguito la laurea, il che testimonia una non sufficiente attinenza tra il lavoro svolto e gli studi, o quantomeno una volontà di ricercare condizioni di lavoro migliori, sia contrattuali che retributive.
Sebbene quasi il 70% degli intervistati ritenga di avere “molta” o “abbastanza” conoscenza dei diritti e delle tutele nel mondo del lavoro, alla domanda “riterresti utile l’istituzone di uno sportello sindacale presso l’università?” Circa il 90% risponde positivamente.
“Alla luce dei risultati dell’indagine, della sua diffusione e della partecipazione riscontrata da parte dei ragazzi e delle ragazze – concludono UDU Modena e Reggio Emilia e Cgil Modena – riteniamo che sia necessaria l’apertura di uno sportello, anche in cogestione con l’università, per poter affrontare le difficoltà emerse per la particolare realtà degli studenti-lavoratori, sia per meglio tutelarli nelle loro prime esperienze con il mondo del lavoro, sia per rendere più praticabile ed efficace la continuazione del loro percorso di studi”.