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Bologna: il Consiglio comunale commemora Dino Sarti

Il Consiglio comunale di Bologna, in apertura della seduta odierna, ha osservato un minuto di silenzio per la scomparsa di Dino Sarti. Di seguito l’intervento del consigliere Emilio Lonardo, che in aula ha ricordato l’artista.


“Signor Presidente, gentili Colleghi,
tocca proprio a me, che non sono nato in questa splendida città di Bologna, commemorare il suo “cantore” più noto, l’uomo che il 14 agosto
1974 portò in Piazza Maggiore quasi 40.000 persone ad ascoltare versi di dialetto bolognese sapientemente messi in musica.
Sono stato promotore, anche in questo Consiglio, di iniziative di tutela e valorizzazione del dialetto bolognese e credo che anche le cose “povere”,
come il dialetto, le cose che sono tenute fuori con sufficienza, a volte, dalle aule ovattate dell”’accademia” e dai consessi eruditi della “Cultura con la C presuntuosamente maiuscola”, servano, molto di più di altre, a creare coesione tra gli appartenenti alla medesima comunità, oltre che a rallegrare la vita di tante persone semplici.
Come le torri e le vecchie osterie, come i tortellini fatti a mano, come il dialetto arguto e apparentemente grossolano di questa città, che lui ha fatto scoprire o riscoprire a tanti, Dino Sarti rappresenta un’icona della Bologna popolare, quella che ride e si diverte con poco, che ripudia l’amore raffinato ed intellettuale, e in cui uomini e donne mascherano i sentimenti più profondi dietro i doppi sensi e le battute adatte a strappare facili risate. Questa Bologna, apparentemente “grassa” più che “dotta”, è la Bologna delle sue prime canzoni di successo, quella che Dino Sarti ha saputo interpretare meglio di chiunque altro. Apparentemente
“grassa più che dotta”… perché, in realtà, Dino Sarti, che inizia la sua carriera con canzoni in italiano, viene spinto a scrivere in bolognese dal
grande regista Ermanno Olmi, viene fortemente apprezzato da intellettuali del calibro di Enzo Biagi, e da registi famosi come Pupi Avati, traduce in
bolognese i sofisticati chansonniers francofoni, da Aznavour a Brel a Bécaud, viene portato nella Piazza Maggiore delle afose notti della mezza
estate bolognese da un Sindaco di grande spessore intellettuale e culturale come Renato Zangheri.
Non ho voluto ripercorrere la sua vita e la sua produzione artistica, cosa che è già stata fatta in queste ore dagli organi di informazione e da tanti più autorevoli commentatori. Ho voluto solo, con poche ed inadeguate parole, ricordare uno degli uomini più noti di questa città. Dal punto di vista culturale, il suo più grande merito è forse stato, con le suo indimenticabili canzoni degli anni 70, quello di aver fatto scoprire il
dialetto bolognese ai più giovani e di averlo fatto riscoprire a chi già lo aveva conosciuto. A vendo avuto per alcuni anni un successo che è
andato oltre i confini della nostra terra emiliana, Sarti è stato un vero ambasciatore della “bolognesità” nel resto d’Italia ed ha quindi, in parte, marcato il modo con cui, fuori da qui, viene visto il “bolognese”, l’abitante di Bologna.
Proprio nelle scorse settimane mi è capitato sempre più spesso, girando nelle strade attorno a questo Palazzo, di pensare a come questa città sia
bella. La rivedo ancora con gli occhi di chi ci viene per la prima volta che se ne innamora d’impeto, e poi, negli anni, vi entra in una relazione
più complessa, fatta di sentimenti diversi, a volte contraddittori, persino conflittuali. Riscoprire ancora, dopo tanti anni, l’amore
improvviso per questa città è una cosa, credetemi, piacevolissima. A me sta capitando, soprattutto quando ne guardo gli aspetti popolari, le vecchie tradizioni, la gente semplice, il senso concreto della vita.
Quando scopro che c’è ancora qualcuno, ad un angolo di strada, che chiede un’elemosina per le opere di Padre Marella. O quando incrocio personaggi che assomigliano a quelli magistralmente cantati dal grande Dino Sarti.
Quando un’artista muore credo non si debba essere tristi. Gli artisti, come Dino Sarti, avranno sempre modo di allietare qualcuno lì dove vanno.
Chiedo ora al Presidente, se lo ritiene, di raccoglierci per un minuto nel ricordo di questo nostro illustre concittadino”.

















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