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Popolazione: i modenesi a quota 670 mila

I modenesi hanno superato quota 670 mila. Nel corso del 2006, infatti, la popolazione del territorio provinciale è cresciuta dello 0,7 per cento (4.749 persone) e al 1 gennaio di quest’anno alle anagrafi comunali risultavano, appunto, 670.167 residenti, oltre 56 mila in più rispetto a dieci anni fa.

I dati, ancora provvisori, sono elaborati dal servizio Statistico della Provincia e confermano la tendenza alla crescita registrata negli ultimi anni per un territorio “caratterizzato – come sottolinea Maurizio Maletti, assessore provinciale alla Programmazione – da buone condizioni di vita, da una qualità dello sviluppo del sistema economico e del vivere sociale che rappresentano caratteristiche di forte attrattività per i flussi migratori dall’estero e da altre aree del nostro paese”.

La popolazione straniera, infatti, sfiora oggi le 60 mila unità: 59.907 persone, con un aumento dell’8,7 per cento rispetto all’anno precedente (più 4.819 unità) confermando i livelli di crescita del 2005 a portando la quota di stranieri rispetto ai residenti all’8,9 per cento, ma con diversi comuni dove l’incidenza è superiore al 10 per cento.
Il maggiore incremento numerico di popolazione riguarda l’area metropolitana e in particolare i comuni della cintura del capoluogo, ma la città di Modena registra un calo dello 0,2 per cento assestandosi sui 180.081 abitanti. Tra i comuni maggiori l’incremento più alto in valori assoluti è quello di Castelfranco (639 residenti in più per un totale di 28.570), mentre Carpi con 608 abitanti in più sfonda il tetto dei 65 mila.

Il dato registrato al 1 gennaio di quest’anno conferma l’attendibilità dello scenario indicato quattro anni fa con le previsioni demografiche al 2014: 700 mila abitanti con oltre 313 mila famiglie e circa 90 mila stranieri che rappresenteranno il 13 per cento della popolazione. “E’ su questo scenario – spiega Maletti – che dobbiamo lavorare rispetto al nuovo Piano territoriale di coordinamento provinciale, così come dobbiamo attrezzarci per affrontare la crescita di servizi come le scuole (dai nidi alle superiori), il tema della casa e dei servizi di protezione sociale e questioni come quella dell’integrazione”.

















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