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Ristorazione, emergenza liquidità, Bargi (Lega E-R): “1 azienda su 2 rischia di non riaprire”

“A causa dell’emergenza liquidità, un imprenditore su due rischia di non riuscire a riaprire la propria attività: è quanto rivela un sondaggio di Confcommercio uscito sulla stampa lo scorso 7 aprile. Pertanto la Regione si attivi e solleciti il Governo nazionale affinché per le attività economiche maggiormente colpite dall’emergenza epidemiologica siano adottate almeno le seguenti misure: ricorso al credito d’imposta per l’abbattimento dei costi fissi cui devono far fronte gli esercenti; contributi in varie forme per dare sollievo alle attività che hanno un magazzino deperibile; estensione delle misure di azzeramento o riduzione dell’IRAP, attuate per le attività in montagna, anche alle imprese dei settori di commercio, ristorazione e turismo”.

E’ quanto chiede il sassolese Stefano Bargi, consigliere regionale della Lega, che rileva: “I dati provenienti dalle associazioni di rappresentanza del mondo delle micro e piccole medie imprese del settore della ristorazione sono allarmanti: oltre ai danni derivanti dalla forzata chiusura per i mancati incassi, molte attività produttive hanno subito perdite ulteriori, basti pensare ai materiali e ai beni deperibili rimasti in magazzino e non più utilizzabili”.

E, come se non bastasse, le mancate entrate si scontrano “con il maturare dei costi fissi (fitti passivi, spese amministrative, bollette …) anche in questi mesi di chiusura forzata, il che costringe le imprese ad azzerare la propria liquidità e a ricorrere all’indebitamento per esigenze di cassa” sottolinea l’esponente leghista.

Bargi rileva come “le attività dei settori del commercio, ristorazione e turismo siano la parte terminale di filiere, spesso corte, che alimentano a ritroso cicli virtuosi della nostra economia interna. Si pensi in particolare ai settori enogastronomico ed agroalimentare in grado di produrre eccellenze capaci di far conoscere la nostra regione a livello mondiale. Pertanto vien da sé che il danno economico connesso alle mancate entrate di chi vende direttamente al consumatore finale può ritorcersi anche su chi sta a monte (distributori e produttori), ampliando gli effetti dell’attuale crisi”.

















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