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Piano di controllo cinghiali, dichiarazione del Consigliere metropolitano Raffaele Persiano

“Nel dichiararmi profondamente rattristato per l’incidente mortale causato dalla presenza di un cinghiale lungo la complanare a San Lazzaro in cui ha perso la vita il signor Carotenuto, alla cui Famiglia esprimo il cordoglio mio personale e della Città metropolitana, devo riconoscere come in quella zona  (in cui dal 16 marzo sono stati abbattuti dal Corpo di polizia metropolitana 4 cinghiali) e in area Parco dei Gessi e adiacenze si siano focalizzate, in questo mandato, le preoccupazioni e gli allarmi miei e dell’Amministrazione chiedendo, ripetutamente ed instancabilmente, un incremento del trappolaggio e degli interventi con sparo da parte dell’Ente Parco e dell’ATC BO2.

 

La Città metropolitana ha appena rilanciato il proprio impegno (che in scenario COVID 19, pur dedicando il 60%  del proprio tempo a tale vigilanza, ha comunque registrato in area metropolitana 225 interventi in piano di controllo e 94 abbattimenti di cinghiali), disponendo nuove misure intese a rafforzare, facilitandole, le azioni in controllo. Questa è la finalità della determina adottata proprio ieri che sviluppa alcuni contenuti dell’atto approvato il 24 aprile scorso.

In tale atto – ancora perfettibile in ragione delle esperienze che matureremo nella sua attuazione da riversare in un ulteriore atto – oltre a rivendicare la centralità e il rafforzamento di ruolo delle Amministrazioni rappresentative dell’interesse pubblico nei confronti di interessi privati e particolari che non paiono, fino ad oggi, aver assicurato le dovute collaborazioni e i risultati attesi (definiti chiaramente dalle soglie stabilite dal Piano faunistisco 2018/2023) si introducono misure organizzative e gestionali destinate a sviluppare, quantitativamente, gli interventi in controllo.

Abbiamo potuto rilevare,  fra alcuni centri di sosta a gestione ATC e alcuni centri di lavorazione, comportamenti inadeguati alle attese e alle necessità indifferibili di questo momento emergenziale e che hanno condotto ad  una sostanziale strozzatura ed interruzione della filiera carni, con l’impossibilità di altre forme di smaltimento. L’assenza di destinazioni e destinatari ha così fortemente vulnerato l’esecuzione dei piani di controllo al cinghiale.

Come nel precedente atto si investe (avviando la formazione di nuovi soggetti da abilitare e con l’emanazione di  un avviso pubblico per ampliare l’attuale platea di tali soggetti da impegnare nei piani di controllo) sulla figura dei coadiutori che in ottica di servizio rispetto all’interesse pubblico – riconosciuta dalla stessa Regione in più note – dovranno essere più strettamente coordinati, attivati e tutelati.

L’esclusività della gestione del conferimento e della cessione carni ai coadiutori vuole essere un’incentivazione ai risultati resi deficitari dall’ inazione di altri. Si ribadisce il vincolo delle prescrizioni sanitarie, della trasparenza e della rendicontazione.

La tutela della incolumità personale e della sicurezza stradale  e la salvaguardia della integrità delle colture , le quali assicurano la continuità della filiera agro-alimentare, non possono retrocedere di fronte all’interesse egoistico nell’operare conservativamente o selettivamente per mantenere costante lo stock di cinghiali. Una insensibilità sociale che si tinge di irresponsabilità.

Fermo restando il Piano faunistico, ritengo si possa ragionevolmente prevedere anche un ripensamento della legislazione che interessa gli ATC e i Parchi nelle correlazioni con la gestione della fauna selvatica che non può che essere supervisionata dal Corpo di Polizia della Città metropolitana, come ritengo auspicabile un ampliamento del numero dei centri di lavorazioni carni che superi “il modello concentrato” bolognese per allinearsi al “modello diffuso”  presente nel resto della Regione; auspico inoltre una maggiore coesione strategica e operativa fra “controllori istituzionali” ( Regione, Cittá metropolitana e Comuni) rappresentativi dell’interesse pubblico e “controllori tecnici” (servizi veterinari delle AUSL ) nei confronti dei “soggetti controllati” (ATC).

La necessità inderogabile di attualizzare e migliorare la legislazione, di cambiare gli statuti di ATC ed Ente parchi assicurando percorsi decisionali più trasparenti e attenti all’interesse pubblico quindi maggiormente efficaci nella tutela dei bisogni reali delle persone, non possono che rappresentare obiettivi comuni e condivisi tra tutte le forze politiche oltre che le associazioni di categoria, nella convizione che uniti tali obbiettivi si potranno raggiungere più rapidamente.”

















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