1184 infermieri in forze negli ospedali AUSL e nei dipartimenti ospedalieri, 555 alle cure primarie (di cui 188 dedicati all’assistenza domiciliare), 337 in tutti gli altri Servizi sanitari AUSL (Salute mentale, Sanità pubblica, Direzione generale e di Presidio, ecc), cui si aggiungono 1864 infermieri
1184 infermieri in forze negli ospedali AUSL e nei dipartimenti ospedalieri, 555 alle cure primarie (di cui 188 dedicati all’assistenza domiciliare), 337 in tutti gli altri Servizi sanitari AUSL (Salute mentale, Sanità pubblica, Direzione generale e di Presidio, ecc), cui si aggiungono 1864 infermieri all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena (1200 al Policlinico e 664 a Baggiovara) e 254 all’Ospedale di Sassuolo Spa. Sono circa 4200 gli infermieri in forze presso le Aziende sanitarie modenesi.
In occasione della Giornata dell’Infermiere, che si celebra domani, martedì 12 maggio, l’Azienda USL di Modena, insieme all’Azienda Ospedaliero-Universitaria e all’Ospedale di Sassuolo Spa, vuole ricordare – e soprattutto ringraziare – tutti gli infermieri impegnati nei reparti e sul territorio per garantire l’assistenza ai pazienti ricoverati così come ai cittadini che accedono agli ambulatori o, ancora, a coloro che ricevono cure presso il proprio domicilio.
Un risorsa preziosa, che ha affrontato l’avanzata del coronavirus a fianco dei medici, di altri operatori sanitari, socio-sanitari e tecnici, e che con grande professionalità e creatività ha saputo adattarsi a un contesto in continuo mutamento mettendo in campo il loro peculiare contributo, in termini di competenza e anche di umanità. Tutti i professionisti si sono messi in gioco e, a fronte della sospensione temporanea di alcuni servizi prevista dalle ordinanze, si sono anche resi disponibili attivamente e formati per ricoprire altri nuovi ruoli, incarichi, funzioni a servizio della gestione dell’emergenza sanità territoriale.
Gli infermieri e l’Assistenza territoriale
Non si è mai interrotta l’attività infermieristica nella comunità, con circa 3000 assistiti alla settimana su cronicità, cure palliative e persone covid-positive con sintomatologia attiva; a ciò si aggiunge l’affiancamento ai medici nelle USCA (Unità speciali di continuità assistenziale), la valutazione dell’idoneità dell’ambiente domestico all’isolamento, per garantire un’adeguata assistenza e tutelare la salute dei familiari, l’educazione alla salute e alle corrette norme igieniche, il monitoraggio dei parametri vitali; valutazione di possibili bisogni sociali e avvio del percorso integrato con altri servizi.
Grazie agli infermieri è stato attivato in brevissimo tempo il percorso di esecuzione dei tamponi, sin dai primi giorni al domicilio e poi attraverso i tre drive through (dove gli infermieri effettuano ora anche i campioni sierologici); gli infermieri sono stati fondamentali trait d’union con le amministrazioni locali e il settore socio-sanitario nel mantenimento dei Punti unici di accesso socio-sanitari e nell’attivazione dei percorsi protetti sui pazienti fragili; sempre loro hanno garantito l’organizzazione e la gestione coordinata dei due alberghi sanitari dedicati all’isolamento dei cittadini covid-positivi. In tutti gli Ospedali di comunità sono stati rivisti i requisiti di accoglienza e le funzioni in relazione al bisogno legato all’emergenza e i professionisti hanno saputo riadattarsi continuamente alle esigenze assistenziali più svariate (covid e non covid).
Fa capo a una gestione infermieristica centralizzata la distribuzione dei dispositivi di protezione individuale su tutto il territorio, così come la formazione sul loro utilizzo, a tutela della salute di tutti i professionisti AUSL e delle CRA.
Non si possono dimenticare i tanti infermieri del Servizio emergenza urgenza territoriale del 118 e dei Pronto soccorso. Né quelli della Sanità pubblica – in tutto 22 – che hanno svolto e insegnato ad altri il prezioso lavoro delle indagini epidemiologiche e della sorveglianza attiva. È questo un aspetto poco conosciuto perché avviene per via telematica e riservata, ma che ha rappresentato uno dei punti nodali e spesso decisivi rispetto all’andamento dell’epidemia.
Gli infermieri e l’Assistenza ospedaliera
Ai 1184 infermieri dei Dipartimenti ospedalieri AUSL e interaziendali si aggiungono i 1864 dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, 1200 al Policlinico e 664 a Baggiovara, e i 254 infermieri che lavorano all’Ospedale di Sassuolo Spa. Oltre ad aver partecipato e contribuito con le loro competenze alla riorganizzazione completa degli ospedali, alle rotazioni previste nelle unità operative per garantire il necessario ricambio, si sono esposti in prima linea nelle Terapie intensive e nei reparti covid, dando prova di una partecipazione attiva, di un atteggiamento attento alle evidenze scientifiche unito alla caratteristica predisposizione al problem solving, fondamentale nei momenti di emergenza, che è tratto caratteristico del “dna” infermieristico.
“Siamo sempre quelli di prima, durante e dopo l’epidemia – è l’osservazione di una infermiera – abbiamo continuato semplicemente a fare ciò che sappiamo fare, per cui siamo stati formati: collaborare e cercare le risposte migliori è il nostro lavoro”.
all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena (1200 al Policlinico e 664 a Baggiovara) e 254 all’Ospedale di Sassuolo Spa. Sono circa 4200 gli infermieri in forze presso le Aziende sanitarie modenesi.
In occasione della Giornata dell’Infermiere, che si celebra domani, martedì 12 maggio, l’Azienda USL di Modena, insieme all’Azienda Ospedaliero-Universitaria e all’Ospedale di Sassuolo Spa, vuole ricordare – e soprattutto ringraziare – tutti gli infermieri impegnati nei reparti e sul territorio per garantire l’assistenza ai pazienti ricoverati così come ai cittadini che accedono agli ambulatori o, ancora, a coloro che ricevono cure presso il proprio domicilio.
Un risorsa preziosa, che ha affrontato l’avanzata del coronavirus a fianco dei medici, di altri operatori sanitari, socio-sanitari e tecnici, e che con grande professionalità e creatività ha saputo adattarsi a un contesto in continuo mutamento mettendo in campo il loro peculiare contributo, in termini di competenza e anche di umanità. Tutti i professionisti si sono messi in gioco e, a fronte della sospensione temporanea di alcuni servizi prevista dalle ordinanze, si sono anche resi disponibili attivamente e formati per ricoprire altri nuovi ruoli, incarichi, funzioni a servizio della gestione dell’emergenza sanità territoriale.
Gli infermieri e l’Assistenza territoriale
Non si è mai interrotta l’attività infermieristica nella comunità, con circa 3000 assistiti alla settimana su cronicità, cure palliative e persone covid-positive con sintomatologia attiva; a ciò si aggiunge l’affiancamento ai medici nelle USCA (Unità speciali di continuità assistenziale), la valutazione dell’idoneità dell’ambiente domestico all’isolamento, per garantire un’adeguata assistenza e tutelare la salute dei familiari, l’educazione alla salute e alle corrette norme igieniche, il monitoraggio dei parametri vitali; valutazione di possibili bisogni sociali e avvio del percorso integrato con altri servizi.
Grazie agli infermieri è stato attivato in brevissimo tempo il percorso di esecuzione dei tamponi, sin dai primi giorni al domicilio e poi attraverso i tre drive through (dove gli infermieri effettuano ora anche i campioni sierologici); gli infermieri sono stati fondamentali trait d’union con le amministrazioni locali e il settore socio-sanitario nel mantenimento dei Punti unici di accesso socio-sanitari e nell’attivazione dei percorsi protetti sui pazienti fragili; sempre loro hanno garantito l’organizzazione e la gestione coordinata dei due alberghi sanitari dedicati all’isolamento dei cittadini covid-positivi. In tutti gli Ospedali di comunità sono stati rivisti i requisiti di accoglienza e le funzioni in relazione al bisogno legato all’emergenza e i professionisti hanno saputo riadattarsi continuamente alle esigenze assistenziali più svariate (covid e non covid).
Fa capo a una gestione infermieristica centralizzata la distribuzione dei dispositivi di protezione individuale su tutto il territorio, così come la formazione sul loro utilizzo, a tutela della salute di tutti i professionisti AUSL e delle CRA.
Non si possono dimenticare i tanti infermieri del Servizio emergenza urgenza territoriale del 118 e dei Pronto soccorso. Né quelli della Sanità pubblica – in tutto 22 – che hanno svolto e insegnato ad altri il prezioso lavoro delle indagini epidemiologiche e della sorveglianza attiva. È questo un aspetto poco conosciuto perché avviene per via telematica e riservata, ma che ha rappresentato uno dei punti nodali e spesso decisivi rispetto all’andamento dell’epidemia.
Gli infermieri e l’Assistenza ospedaliera
Ai 1184 infermieri dei Dipartimenti ospedalieri AUSL e interaziendali si aggiungono i 1864 dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, 1200 al Policlinico e 664 a Baggiovara, e i 254 infermieri che lavorano all’Ospedale di Sassuolo Spa. Oltre ad aver partecipato e contribuito con le loro competenze alla riorganizzazione completa degli ospedali, alle rotazioni previste nelle unità operative per garantire il necessario ricambio, si sono esposti in prima linea nelle Terapie intensive e nei reparti covid, dando prova di una partecipazione attiva, di un atteggiamento attento alle evidenze scientifiche unito alla caratteristica predisposizione al problem solving, fondamentale nei momenti di emergenza, che è tratto caratteristico del “dna” infermieristico.
“Siamo sempre quelli di prima, durante e dopo l’epidemia – è l’osservazione di una infermiera – abbiamo continuato semplicemente a fare ciò che sappiamo fare, per cui siamo stati formati: collaborare e cercare le risposte migliori è il nostro lavoro”.