In via Nonantolana, al posto dei tre vetusti fabbricati di Edilizia residenziale pubblica ai civici 221-255, sorgerà un comparto con 74 alloggi Erp ed Ers in due moderne palazzine e al centro sarà allestito uno spazio destinato a verde pertinenziale, dotato di percorsi ciclopedonali che consentiranno di ricucire le aree tra via Nonantolana, il parco XXII Aprile e la scuola Collodi.
Il Consiglio comunale, nella seduta di lunedì 20 luglio, ha adottato il Piano urbanistico attuativo (Pua) relativo al comparto di via Nonantolana, che dà il via libera al Piano di recupero di iniziativa pubblica dell’area con vincolo di esproprio in variante al Piano operativo comunale. Si sono espressi a favore Pd, Sinistra per Modena, Modena civica, Verdi, M5s e Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia, mentre si è astenuta Lega Modena. Il Piano di recupero, dopo il periodo di pubblicazione previsto per legge, durante il quale verrà anche presentato alla Commissione per la qualità architettonica e paesaggistica per la valutazione dell’inserimento degli interventi previsti nel contesto urbano, paesaggistico e ambientale, tornerà nuovamente in Consiglio per l’approvazione definitiva, insieme alle controdeduzioni alle eventuali osservazioni formulate.
“È evidente – ha affermato l’assessora Anna Maria Vandelli presentando la delibera – l’interesse pubblico legato all’attuazione dell’intervento di riqualificazione e rigenerazione del comparto, a consumo zero di suolo, e all’attuazione di politiche abitative di diverso tipo. Nel comparto le unità abitative saranno destinate per il 35 per cento all’Edilizia residenziale pubblica (Erp) e per il 65 per cento all’Edilizia residenziale sociale (Ers), con l’obiettivo di dare risposta non solo alle famiglie più deboli, ma anche ai cittadini compresi nella cosiddetta ‘fascia grigia’, che pur non rientrando nei limiti di reddito previsti per l’accesso all’Erp, non dispongono comunque delle risorse necessarie per rivolgersi al libero mercato in vendita e affitto”. L’assessora ha inoltre evidenziato come l’intervento si inserisca in una più ampia strategia di riqualificazione urbana della Fascia ferroviaria del Quadrante nord, avviata nel 1998, per ridare dignità urbana e architettonica a una zona in abbandono dopo la dismissione di numerosi comparti produttivi e con aree di edilizia popolare ormai decadenti. “Per il recupero dell’area – ha precisato – si è deciso di procedere con la demolizione degli edifici Erp risalenti agli anni ’40 e con la sostituzione con edifici più moderni, per una migliore vivibilità degli ambienti e della zona. Due dei tre fabbricati sono già stati demoliti e sono in corso di definizione le modalità e le condizioni per il trasferimento immobiliare dei proprietari delle tre unità residenziali private rimaste, al fine di completare le opere di demolizione previste per la rigenerazione del comparto e per mettere in sicurezza l’intera area”.
L’intervento, del valore complessivo di 14 milioni di euro, sarà diviso in due stralci. Nel primo, pari a 5 milioni di euro, è prevista la realizzazione della prima palazzina, con 26 alloggi Erp, e delle dotazioni urbanistiche interne al comparto, nella zona già liberata dopo la demolizione dei primi due fabbricati esistenti. L’intervento sarà finanziato con risorse comunali che provengono dal reinvestimento obbligatorio delle entrate derivanti dalla gestione degli alloggi Erp comunali. Le attività di progettazione, aggiudicazione appalto, affidamento e direzione lavori sono state affidate ad Acer Modena tramite apposita convenzione e il cantiere verrà appaltato entro l’anno. Una volta realizzata la palazzina, sarà sempre Acer a gestire gli alloggi Erp, che entreranno a far parte del patrimonio comunale indisponibile.
Nel secondo stralcio, del valore di 9 milioni di euro, oltre all’acquisizione dei tre alloggi privati da espropriare, è prevista la realizzazione della seconda palazzina, che ospiterà 48 alloggi di Ers, di servizi integrativi all’abitare (spazi comuni di aggregazione sociale aperti ai residenti del comparto ma anche a residenti del Quartiere), delle dotazioni urbanistiche fuori dal comparto, della progettazione del modello di gestione sociale e della sua condivisione. L’intervento, candidato a finanziamenti regionali, sarà diviso in due lotti, uno di iniziativa del Comune e l’altro di Acer, proprietaria di un terzo dell’area. Per la progettazione esecutiva del secondo edificio, l’Amministrazione comunale valuterà inoltre la possibilità di avvalersi dei contributi che scaturiranno da un concorso di architettura per rendere tale intervento un modello di riferimento futuro per questa tipologia edilizia.
Due palazzine collocate una in fronte all’altra, con cinque piani più il piano terra, garage interrati e sottotetto, che ospiteranno complessivamente 74 alloggi (26 in una e 48 nell’altra), con orientamento secondo l’asse eliotermico e accessibilità carrabile a est e a ovest del lotto. Al centro un’area verde, dove potranno essere mantenute parte delle piante ad alto fusto esistenti oltre all’introduzione di nuove alberature e arbusti, percorsi e aree attrezzate per la sosta pedonale.
Il nuovo comparto Nonantolana sorgerà in un’area di circa 7.830 metri quadrati di superficie territoriale ampiamente inserita nel tessuto urbano del quadrante nord della città, nel quartiere S.Lazzaro-Modena est-Crocetta. L’area è collegata al Quartiere da via Nonantolana e presenta nelle adiacenze fermate del trasporto pubblico, collegamenti viari con il centro cittadino (cavalcaferrovia Menotti e Cialdini) oltre al ciclopedonale del sottopasso ex Benfra. Nel raggio di 500 metri sono presenti numerosi servizi di interesse collettivo, attrezzature pubbliche e private.
Rispetto a quanto consentito dalla normativa, nell’area saranno realizzate 28 unità abitative in meno per garantire sostenibilità e convenienza degli equilibri tra abitazioni e dotazioni accessorie e territoriali. Per gli alloggi è previsto un mix tipologico vario, con una media di 62 metri quadrati a unità. Saranno presenti, inoltre, alloggi al piano terra con il giardino, per ridurre al minimo le difficoltà di deambulazione dei soggetti più fragili e favorire la coabitazione di nuclei famigliari con piccoli animali.
Nell’area verde centrale, su cui affacceranno entrambe le palazzine, verrà realizzato un passaggio ciclopedonale di collegamento tra via Nonantolana e il Parco XXII Aprile adeguatamente illuminato e dotato di arredi urbani. Sarà inoltre migliorata la connessione ciclopedonale con la scuola “Collodi” attraverso la realizzazione di un percorso protetto da un doppio filare alberato sul margine est del comparto, al confine con l’area di parcheggio. Un terzo percorso protetto sarà inoltre realizzato sul confine nord, in direzione est-ovest, per collegare la zona parcheggio antistante la scuola con il parco XXII Aprile.
IL DIBATTITO IN CONSIGLIO
Sono diversi i consiglieri intervenuti nel dibattito scaturito dalla delibera sull’adozione del Piano di recupero del comparto di via Nonantolana, approvata nel Consiglio comunale di lunedì 20 luglio.
Quello del comparto di via Nonantolana è “un esempio di riqualificazione che condividiamo poiché si recupera l’esistente, in una zona periferica, e senza consumo di suolo”, ha affermato il capogruppo del Movimento 5 stelle Giovanni Silingardi. È la dimostrazione, ha proseguito, “che si può riqualificare senza dover costruire su suolo vergine; sicuramente costa di più, ma in questo modo si riqualifica davvero la città”. Concorde sul progetto di recupero anche Andrea Giordani che ha messo l’accento sulla riqualificazione sociale dell’area “per la quale dovremo lavorare, spero tutti insieme”.
Per Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) è “evidente lo sforzo fatto finora per riqualificare la zona, ma se vogliamo essere preparati dobbiamo tenere conto della realtà che è quella di un quartiere difficile, popolato da famiglie straniere di diversa provenienza. La riqualificazione è necessaria, occorre offrire rapidamente un’alternativa alle famiglie che vivono ancora lì e pensare anche a un accompagnamento per quelle che vi andranno ad abitare”.
Il problema, ha replicato il capogruppo del Pd Antonio Carpentieri, “non sono le case popolari e i loro abitanti. L’insicurezza in quella zona deriva, invece, dallo svuotamento di quelle case che ha creato spazi non presidiati permettendo l’ingresso della criminalità. La rigenerazione è la svolta per questo quartiere”. Per Stefano Manicardi, che ne ha evidenziato anche il valore ambientale, il progetto “conferma l’attenzione dell’Amministrazione verso le necessità sociali e abitative delle famiglie, e assume ancora più valore in un momento di emergenza come questo perché significa che nessun componente della comunità viene lasciato solo”. Vittorio Reggiani ha sottolineato tra gli elementi qualificanti del progetto che si tratta di case nuove: “Entrare in una casa nuova farà sentire fin da subito le famiglie coinvolte nel mantenimento delle loro buone condizioni. Anche il fatto che si mescolino edilizia popolare e sociale sarà utile per la riqualificazione, come potrà esserlo il coinvolgere gli assegnatari nella gestione diretta degli spazi”.
Diego Lenzini ha sottolineato la “complessità di un progetto di rigenerazione urbana e residenziale di dimensioni non piccole e che diventa anche rigenerazione sociale”. Per il consigliere, da quell’area “può cominciare qualcosa di nuovo, una modalità che spero potremo imparare a ripetere in altre zone complicate della città”.
Per Paola Aime (Verdi) il progetto è valido ma si tratta ancora “di case popolari collocate tutte insieme, mentre si potrebbe fare un passo in più pensando a modelli residenziali che creino situazioni meno omogenee per situazione economica, attraverso un patto sociale tra famiglie appartenenti a classi sociali diverse che vivono nello stesso palazzo”.
In chiusura di dibattito, l’assessora all’Urbanistica e Politiche abitative Anna Maria Vandelli ha sottolineato che “l’Amministrazione è consapevole di agire in area con grandi problemi non risolvibili con una bacchetta magica, ma attraverso un percorso lungo e complesso. Si tratta di un processo sociale complicato, che stiamo affrontando con strumenti strutturali diversi, che magari non danno risultati nell’immediato. Ci attendiamo risultati nel medio e nel lungo periodo – ha concluso – attraverso questo mix di strumenti e azioni e una grande visione di futuro”.