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Concluso il bando “Senza chiedere permesso”: fondi a 9 progetti di innovazioni lavorative

Un orario rigido che diventa flessibile e compatibile con le esigenze personali oppure la possibilità di allestire una postazione di lavoro a casa propria per gestire meglio il tempo e anche l’attuazione massiccia dello smart working per i dipendenti come parte di un progetto più ampio di riorganizzazione aziendale centrato sugli obiettivi e non più sugli orari. Sono alcune delle innovazioni lavorative che possono facilitare la vita soprattutto delle donne e delle famiglie rese possibili grazie ai contributi erogati dal Comune di Modena attraverso il bando “Senza chiedere permesso”. Il bando, aperto lo scorso gennaio, ha finanziato con un fondo di 40 mila euro nove progetti (sui 12 presentati) di aziende, associazioni e libere professioniste modenesi.

“Senza chiedere permesso” si è concluso formalmente giovedì 10 settembre, in Municipio, con la consegna simbolica di un attestato di partecipazione da parte dell’assessora alle Pari opportunità Grazia Baracchi ai rappresentanti delle aziende che hanno ottenuto il finanziamento con progetti che, come ha sottolineato l’assessora, avranno ricadute positive non solo sull’impresa ma anche sulla comunità e che danno risposte a necessità che il lockdown ha messo in evidenza ma che esistevano da tempo.
Il bando prevedeva tre linee di intervento: una rivolta alle aziende per attivare nuove soluzioni organizzative a favore dei propri dipendenti; una seconda rivolta a liberi professionisti e micro imprese; una terza a imprese e organizzazioni per avviare servizi innovativi a favore della conciliazione.
Nell’ambito della prima linea di intervento, sono quattro le aziende che hanno ricevuto un contributo: Sixtema Spa che ha elaborato un progetto di supporto alle famiglie attraverso permessi dedicati e smart working; l’introduzione di benefit flessibili e formazione; Hansa Tmp che ha previsto di dedicare una persona all’organizzazione di servizi per il personale, di attivare lo smart working e di riorganizzare il settore commerciale in modo più funzionale alla conciliazione; la cooperativa La Lumaca per l’implementazione dello smart working e studi per la redazione di piani di welfare aziendale; la società Pergolesi sport per la previsione di miglior accesso a permessi e flessibilità oraria, percorsi di aggiornamento e benefit.
Anche nella seconda linea di intervento, dedicata a liberi professionisti e micro imprese, sono quattro i progetti che hanno ricevuto il finanziamento: tre proposti da libere professioniste, la commercialista Silvia Medici e l’avvocata Lucia Beneventi, e dalla micro impresa Serendipity per l’acquisto della strumentazione necessaria a spostare una parte del lavoro a casa in modo da prendersi cura della famiglia, e uno da Lega coop per azioni di formazione sullo smart working da erogare alle piccole aziende associate.
Nella terza linea di intervento è stato finanziato il progetto proposto dall’associazione Aut Aut per lo sviluppo dell’applicazione “Agenda Aut Aut” per rispondere ai bisogni specifici di una mamma che lavora mettendo in fila gli impegni sociosanitari del figlio, creando una galleria di flash card (immagini necessarie alle persone autistiche per agire in modo autonomo) e una banca del tempo tra famiglie e volontari.
“Senza chiedere permesso” è stato elaborato dall’assessorato alle Pari opportunità, dopo una condivisione con le associazioni di categoria, la Cpo, i sindacati e Unimore, partendo dalla constatazione che molte aziende faticano ad applicare gli istituti di conciliazione che già esistono, e che tutto il mondo libero-professionale di fatto ne è escluso e con il convincimento che, invece, un maggior benessere di lavoratrici e lavoratori aumenta la produttività e si trasforma in una migliore performance dell’azienda.
Il progetto ha ottenuto nell’autunno 2019 un contributo di 32 mila euro nell’ambito del bando regionale per sostenere la parità delle donne nella vita economica (ai quali l’amministrazione ha aggiunto ottomila euro di fondi propri per un totale di 40 mila euro disponibili) e coinvolge una rete di organismi rappresentativi delle realtà imprenditoriali e del lavoro locale per sviluppare azioni concrete che migliorino le condizioni di lavoro all’interno delle imprese e offrano opportunità di conciliazione anche alle libere professioniste e alle micro imprese. Partner del progetto, insieme al Comune, sono il Comitato imprenditoria femminile della Camera di commercio, il Centro di ricerca su discriminazione e vulnerabilità di Unimore, Cgil-Cisl e Uil, Cna Modena, Ewmd (European women’s management development international network), Lapam Confartigianato donne imprese, Confcommercio Modena, Confesercenti Modena, Centro documentazione donna, Formodena, Commissione pari opportunità del Cup (Comitato unitario permanente degli ordini e collegi professionali).

















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