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Decreto Natale, Lapam Licom: “Servono risorse adeguate ma anche maggiore chiarezza”

Foto di Anastasia Lavrinovich da Pixabay

“Il Decreto legge del Governo condiziona pesantemente l’attività delle imprese artigiane, commerciali e dei pubblici esercizi che, proprio durante le festività natalizie, realizzano gran parte del loro fatturato. Comprendiamo l’esigenza di dare priorità alle misure di contenimento del contagio ma auspichiamo che l’esecutivo metta in campo le risorse adeguate per compensare l’impatto delle disposizioni su tutti i settori. E, in più, chiediamo chiarezza: questo balletto di conferenze stampa, annunci, decreti e smentite deve finire”.

Gilberto Luppi, Presidente Lapam Confartigianato, esprime forte preoccupazione per gli effetti del decreto su artigiani, commercianti e piccoli imprenditori. “Tra i settori che risentiranno maggiormente delle restrizioni – sottolinea – vi è quello dell’alimentazione in cui operano migliaia di imprese che danno lavoro a migliaia di addetti e che, dopo le perdite registrate durante il lockdown a Pasqua, ora subiscono un duro colpo. Pensiamo a ristoranti, bar, gelaterie, pasticcerie, certo, ma anche a tutti i fornitori di una catena di fornitura che è in ginocchio. Del resto non si può un giorno dire che si tiene aperto, e quindi far partire ordini e prenotazioni, e qualche giorno dopo chiudere improvvisamente. Le imprese, per lavorare, hanno bisogno di regole certe e chiare”.

Il Presidente di Confartigianato auspica che i ristori previsti dal Governo “siano realmente adeguati a compensare le perdite subite dalle imprese, sia dal punto di vista della quantità delle risorse messe in campo, sia nel tenere conto di tutte le attività collegate a quelle soggette a chiusura. Ci sono – conclude Luppi – situazioni francamente incomprensibili. Pensiamo soltanto alle disposizioni applicate alle attività di estetica e di acconciatura: obbligati alla chiusura le prime, aperte le seconde”.

Rincara la dose Cinzia Ligabue, presidente Licom, i commercianti aderenti a Lapam: “I ristori previsti per il settore vanno ripensati, il criterio del calo di fatturato almeno del 33% è risibile: se uno si trova a perdere percentuali alte, fino 32% non riceverà nulla… Ma è pensabile? Pensiamo poi a chi ha investito in protezioni di vario genere, per aumentare la sicurezza ed evitare i contagi, o ha fatto ordini: come si può lavorare se le regole cambiano continuamente? Infine – conclude Ligabue – i clienti sono confusi e incerti, non sanno più quando possono venire in negozio e quando no e i controlli sui flussi non sempre vengono fatti con criteri dettati dal buon senso. Lavoriamo tra mille difficoltà, di questo passo non so cosa succederà di qui a poco…”.

 

















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