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Operativi a Scandiano il Centro di Citologia Vaginale e l’Ambulatorio di fisiopatologia della riproduzione

È positivo il bilancio dei primi due mesi di attività del Centro di Citologia Vaginale le cui attività, sinora svolte anche a Reggio Emilia e in altre sedi della provincia, sono state centralizzate al primo piano dell’ospedale di Scandiano. Questa scelta ha permesso di concentrare in un’unica sede, con spazi e strumentazione adeguati, l’equipe di 7 ginecologi impegnata negli approfondimenti diagnostici (es: esami colposcopici, biopsie e lesioni del basso tratto genitale) collegati:

  • al programma di screening per la diagnosi precoce dei tumori della cervice-uterina rivolto alle donne nella fascia di età 25-64 anni;
  • a richieste provenienti dai reparti di degenza
  • a prenotazioni ambulatoriali.

Come spiega Cristina Marchesi, Direttore generale dell’Ausl IRCCS di Reggio Emilia: “Negli anni sono state messe in campo risorse crescenti a sostegno dell’efficienza, qualità e sicurezza del programma di screening, in termini di adeguamento tecnologico e di personale infermieristico e medico dedicato. La consapevolezza dell’importanza della prevenzione e la volontà di rafforzare l’attività ambulatoriale per la diagnostica e il trattamento delle patologie del basso tratto genitale femminile hanno portato alla decisione di creare un centro unico. Sono circa 300 gli esami eseguiti ogni mese in una sede che offre ambienti ampi e logisticamente più adeguati, rispetto alle soluzioni precedenti, e favorisce il collegamento con l’attività consultoriale rivolta al territorio”.

Anche l’Ambulatorio di Fisiopatologia della Riproduzione ha trovato posto all’ospedale di Scandiano e rappresenta il primo riferimento per le coppie che intraprendono il percorso di procreazione medicalmente assistita (PMA), mentre il Centro “P. Bertocchi”, che ha sede al Santa Maria Nuova, rimane il riferimento per le attività di laboratorio e le tecnologie.

 

Lo screening oncologico per la cervice uterina

Nella provincia di Reggio Emilia lo screening per la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero ha preso il via nel 1996, coinvolgendo donne di età tra 25 e 64 anni. Nel 2019 l’invito è stato rivolto a circa 146.000 donne con un’adesione pari al 74,1%, percentuale che pone Reggio Emilia al primo posto a livello regionale (media del 62,4%) e tra le prime a livello nazionale.

Il secondo livello è l’approfondimento che segue la rilevazione di un’anomalia nel corso dell’esame di screening. È prevista l’esecuzione di colposcopie e biopsie, di trattamenti di c.d. conizzazione di lesioni anche del basso tratto genitale. L’adesione alla chiamata, cresciuta negli anni, si è attestata nel 2019 al 95%.In particolare, sono state eseguite 3.193 colposcopie (1° visita e follow up) nel corso delle quali sono state individuate complessivamente 207 lesioni di alto grado  ed eseguiti oltre 300 trattamenti di conizzazione. In ragione di questi dati, è stata valutata un’organizzazione logistica e di équipe che favorisse un utilizzo efficiente delle risorse a disposizione.

















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