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Alimentare, la Regione in prima fila nella lotta gli sprechi con la partecipazione al progetto europeo Lowinfood

Meno sprechi nelle filiere alimentari e più sostenibilità ambientale con Lowinfood. Così è stato ribattezzato il progetto finanziato con 6 milioni di euro dalla Commissione Ue che vede la Regione Emilia-Romagna in prima fila insieme ad altri 26 partner europei nel perfezionamento e diffusione su larga scala di una serie di innovazioni di tipo tecnologico, sociale, gestionale e organizzativo per ridurre le perdite e gli sprechi di cibo nel passaggio dal campo alla tavola, in particolare nei settori ittico, dell’ortofrutta e della panificazione.

Una sfida di non poco conto: si stima infatti che gli sprechi alimentari ammontino alla stratosferica quantità di quasi 90 milioni di tonnellate all’anno in Europa, pari a circa il 20% del cibo totale prodotto. Una scommessa, la riduzione delle perdite lungo le catene di produzione e approvvigionamento alimentare, che è tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e fatti propri anche dall’Ue, che si è impegnata a dimezzare gli sprechi di cibo entro quella data.

Si muove in quest’ottica il progetto Lowinfood, che ha come capofila l’Università della Tuscia, con sede a Viterbo, e che tra i partner di spicco vede coinvolta anche l’Università di Bologna, insieme ad altri atenei e centri di ricerca, start up specializzate nell’innovazione, imprese e associazioni che operano nel settore del food appartenenti a 12 Paesi europei.

 

Ritiri dal mercato: l’Emilia-Romagna dà il buon esempio   

La Regione Emilia-Romagna è stata selezionata come esempio all’avanguardia nella gestione dei ritiri dal mercato e distribuzione gratuita di prodotti ortofrutticoli freschi ai bisognosi attraverso la rete degli enti di beneficienza altrimenti destinati al macero. In particolare, l’innovazione made in Emilia-Romagna consiste nella messa a punto di una piattaforma – si chiama Sir (Sistema informativo dei ritiri) – che tiene traccia dei prodotti ritirati nell’ambito degli interventi Ue per la prevenzione e gestione delle crisi di mercato e che consente altresì un monitoraggio costante della quantità di alimenti donati.

“L’Emilia-Romagna- sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi– si sta distinguendo nel panorama nazionale ed europeo per la strategia adottata nel campo della sostenibilità alimentare. Negli ultimi anni abbiamo svolto un importante lavoro con le scuole per allargare lo spazio del biologico nelle mense per i nostri ragazzi. Collaboriamo poi con i mercati agroalimentari all’ingrosso in diversi progetti sulla tracciabilità del cibo, la riduzione dello spreco e il reimpiego delle eccedenze alimentari, anche fresche sulle tavole di chi ha meno possibilità”.

“Per noi- prosegue l’assessore – sostenibilità significa cura e attenzione verso l’ambiente, ma anche impegnarsi fattivamente per non lasciare indietro nessuno, soprattutto in un periodo come quello attuale che vede ampie fasce della popolazione in difficoltà economiche per le ricadute della pandemia. Se siamo partner di un progetto europeo di grande valenza è anche grazie alla collaborazione con associazioni, enti e soggetti privati del territorio. È un risultato di alto valore sociale, ottenuto grazie all’apporto di tutti”.

 

Un progetto che durerà quattro anni 

Con la partecipazione a Lowinfood, progetto che andrà avanti per quattro anni, la Regione Emilia-Romagna può aspirare ad accreditarsi a livello europeo come modello di eccellenza nella gestione dei ritiri di mercato e distribuzione delle eccedenze alimentari ai meno fortunati. Un risultato che aprirebbe la strada alla candidatura della piattaforma informatica regionale presso la Commissione di Bruxelles come esempio di buona pratica da diffondere in ambito europeo.

Grazie al sistema gestionale improntato alla massima efficienza dal 2012 al 2020 sono state ritirate dal mercato e destinate agli enti benefici che operano in Emilia-Romagna oltre 36 mila tonnellate di prodotti ortofrutticoli freschi, oltre 130 mila in tutta Italia.

















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