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Welfare, a Modena nuova organizzazione dei servizi sul territorio

Tre invece di quattro, omogenei per bacino di popolazione di riferimento e con una forte caratterizzazione tematica frutto anche di una lettura sociodemografica delle fragilità che attraversano oggi la comunità modenese.
La Giunta ha approvato nei giorni scorsi la nuova organizzazione territoriale dei Poli sociali, presentata dall’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli che ha avviato da tempo anche il percorso per arrivare alle “Linee di indirizzo per il welfare del Comune di Modena 2021-2024”. Il documento è destinato a rivedere e aggiornare gli indirizzi di Giunta in ambito sociale alla luce dei cambiamenti del contesto economico e sociale degli ultimi anni, anche alla luce delle trasformazioni conseguenti all’emergenza Covid-19.

I Poli sociali costituiscono l’articolazione del Servizio sociale territoriale, come tali sono i luoghi deputati all’ascolto e al dialogo con il cittadino e il territorio, oltre che alla valutazione e alla progettazione degli interventi. Svolgono cioè le funzioni di accoglienza, orientamento, consulenza e presa in carico di nuclei in situazioni di difficoltà o disagio.
Per rendere il lavoro dei Poli sempre più rispondente ai bisogni dei territori la riorganizzazione identifica tre zone territoriali con analogo numero di abitanti (circa 60 mila) e ridefinisce gli ambiti di pertinenza di ciascuno.

Il Polo sociale 1, con sede sempre in piazzale Redecocca 1 e un bacino d’utenza più ampio di prima ma ora più vicino agli altri per numero di abitanti, comprendendo anche la zona di San Faustino e le frazioni di Marzaglia, Lesignana, Villanova e Ganaceto, diventa riferimento per il disagio adulto. Dalla lettura sociodemografica emerge, infatti, che le problematiche trasversali a queste zone sono legate a solitudine, isolamento, fragilità e disagio adulto.

Il Polo sociale 2, con sede in via Morandi 54, che comprende i territori di Crocetta, San Lazzaro e Sacca oltre alla frazione di Albareto, è percorso invece più da problematiche afferenti alla sfera del sostegno alla genitorialità, alla povertà educativa riguardo soprattutto a minori e adolescenti; diventa quindi riferimento principale per il sostegno alla genitorialità.

Infine, è assunto come principale riferimento per l’area della non autosufficienza e domiciliarità il Polo sociale 3 che ha sede in via Viterbo 74 e comprende i territori di Sant’Agnese e Buon Pastore, oltre alle frazioni di Baggiovara, San Damaso, Portile, Paganine, zone caratterizzate soprattutto dalla presenza di problematiche riconducibili ai temi della non autosufficienza (anziani e disabili) e della domiciliarità.
“Di certo – spiega l’assessora Pinelli – questa lettura non intende semplificare la complessità delle problematiche che restano trasversali a tutti i territori, ma è funzionale ad aumentare l’efficienza dell’intera organizzazione: ci consente di attribuire competenze prioritarie ad ogni Polo assicurando omogeneità di risposte ai bisogni e coordinamento tra i diversi Poli”.

La nuova organizzazione, ancor più basata sul legame col territorio è improntata a far emergere i bisogni senza aspettare che i problemi si trasformino in una richiesta di aiuto. Ed è allo studio la possibilità di sviluppare dei ‘presidi leggeri’ in luoghi di interesse per la cittadinanza, nelle aree più lontane dalle sedi di Polo e dai servizi, per costituire dei sensori sul territorio capaci di intercettarne i bisogni.
“La logica con cui si intendono leggere i bisogni del territorio e della persona – continua Pinelli – costituisce una trasformazione culturale che richiede un cambiamento anche nell’impostazione del lavoro degli assistenti sociali. Occorre cioè passare da una modalità più specialistica a una territoriale, capace di effettuare consulenza ad ampio raggio e una più ampia presa in carico del nucleo familiare fragile. Il processo è partito già alcuni anni fa dalla constatazione di un aumento dilagante del disagio sociale e dell’allargamento della forbice tra i disagi in aumento e le risorse disponibili, ma le conseguenze economiche e sociali della pandemia rischiano di aggravare pesantemente questa forbice”.

















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