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Carcere, il nuovo Clepa di Modena al lavoro per il reinserimento

Foto di ErikaWittlieb da Pixabay

La nuova composizione del Clepa di Modena, il Comitato Locale per l’area dell’esecuzione penale adulti, è già stata attuata in base al nuovo Protocollo tra Ministero della Giustizia e Regione, con attività diversificate funzionalmente per il carcere di Modena e la casa lavoro di Castelfranco Emilia. Da gennaio sono stati istituiti inoltre i Tavoli tematici, recependo pure le istanze provenienti dal mondo del volontariato, anche se la pandemia ha imposto un rallentamento generale delle attività per i detenuti all’interno delle strutture.

Lo ha spiegato l’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli rispondendo nel Consiglio comunale di lunedì 12 aprile a un’interrogazione di Vittorio Reggiani del Pd. Il consigliere ha sottolineato che la nuova composizione del Clepa ha lo scopo di “migliorare le attività di supporto a formazione, orientamento e reinserimento lavorativo; inoltre, la costituzione dei tavoli tematici a cui potranno partecipare diversi settori dell’amministrazione è il proseguimento di un lavoro che cerca di riportare il carcere e l’esecuzione penale tra i temi di interesse per proporre il carcere come soggetto che fa parte del tessuto cittadino”. L’istanza chiedeva quindi informazioni sul percorso e sui programmi del 2021; su iniziative per sensibilizzare la cittadinanza sui temi della pena e per trovare nuovi partner nelle attività; chiedeva inoltre come siano i rapporti con la casa circondariale di Modena e quali attività siano svolte o in programma per il personale che opera in carcere.
L’assessora Pinelli ha precisato che “oggi a Sant’Anna sono presenti 182 detenuti a fronte di una capienza di oltre 400; a Castelfranco gli internati sono 78 per una capienza di 206. A Modena, in particolare, dopo la rivolta si stanno rimettendo in sesto le strutture e non tutte le attività sono potute ripartire, come il laboratorio di cucina per le detenute donne. Altre attività sono riprese, come lo Sportello informativo, lo Sportello dimittendi, Sportello nuovi giunti e i Progetti finalizzati al miglioramento della vita negli istituti. Nei mesi scorsi, sono stati aperti due sportelli nuovi: recependo una richiesta proveniente dal carcere, col supporto dei Caf locali è stato attivato appunto un Caf, disponibile una volta a settimana grazie all’impegno delle organizzazioni sindacali; inoltre, vista l’assenza di uno sportello anagrafico, di concerto con l’assessorato ai Servizi demografici, sono state definite le modalità attraverso cui i volontari in carcere possano ottenere i documenti per conto dei detenuti.
L’assessora ha poi definito “ottimi” i rapporti di collaborazione del Comune di Modena, che gestisce le risorse regionali destinate ad attività rivolte ai detenuti, col carcere di Modena (così come con quello di Castelfranco) facendo però presente che negli ultimi due anni la struttura ha visto succedersi tre direttori. Ed ha ricordato le tante associazioni disponibili a collaborare, come il gruppo Carcere-città, l’associazione Milinda che lavora con gli stranieri, l’associazione Porta aperta al carcere, il Teatro dei venti e associazioni sportive. “Anche attraverso queste associazioni – ha sottolineato l’assessora – si opera a favore dei detenuti, senza dimenticare che da anni all’interno della struttura è presente una sezione dell’istituto professionale Corni e una scuola di alfabetizzazione”.
Inoltre, con un avviso pubblico regionale per la selezione di partner del Terzo settore per la co-progettazione di azioni tese a favorire il reinserimento socio-lavorativo prenderà il via anche il coordinamento dell’Equipe esecuzione penale, prevista dal progetto Territori per il reinserimento. Il progetto in questione, a cui il Settore Politiche sociali parteciperà, ha tra gli obiettivi la ricerca di partner in grado di sostenere, anche attraverso finanziamenti dedicati, i percorsi di rientro e reinserimento sociale.
In sede di replica, il consigliere Reggiani ha precisato che “l’obiettivo dell’interrogazione era quello di riportare il carcere di Sant’Anna all’attenzione del Consiglio comunale e della città: è un pezzo importante di Modena che, se non viene tenuto nella giusta considerazione, rischia di rimanere ai margini della società”, ha sottolineando, inoltre “il valore di uno strumento come il Clepa che ha la potenzialità per mettere a sistema i diversi soggetti che operano a favore del carcere e con lo stesso istituto penitenziario, anche col supporto del tessuto cittadino. Le proposte di costituire, all’interno del Clepa, tre tavoli tematici che parlano della vita all’interno del carcere, del lavoro e della formazione e della ‘Città sicura’ sono appunto finalizzate a incrementare l’inclusività”.

















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