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Imprenditore reggiano arrestato dalla Guardia di Finanza per frode fiscale e bancarotta fraudolenta

Nella mattinata odierna, i Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal locale Tribunale nei confronti di un imprenditore reggiano, resosi responsabile di frode fiscale e bancarotta fraudolenta. L’attività investigativa trae origine dalle preliminari risultanze di una verifica fiscale avviata, nel 2019, dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Guastalla, nei confronti di una società reggiana formalmente attiva nel settore dell’installazione di impianti idraulici, di riscaldamento e condizionamento.

Le successive indagini di polizia giudiziaria, coordinate dal Sostituto Procuratore – dott. Iacopo Berardi, hanno consentito di accertare come tale impresa, per mano dell’amministratore di fatto, soggetto formalmente estraneo all’assetto societario, ma in realtà unico dominus e ideatore dell’intero progetto criminoso, abbia conseguito illeciti risparmi d’imposta per circa 2 milioni di euro.
L’impresa si è avvalsa, in particolare, di costi fittizi generati da fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, emesse da un’ampia serie di società cartiere, per oltre 6 milioni di euro.

Lo sviluppo delle investigazioni ha fatto emergere ulteriori vicende criminose, attribuibili, in via principale, sempre al medesimo soggetto, sia quale amministratore di fatto della società verificata, sia quale dominus di una ulteriore impresa dichiarata fallita dal Tribunale di Reggio Emilia.
In dettaglio, è stato accertato che la società sottoposta a verifica, già utilizzatrice di false fatture, ha emesso, a sua volta, tra il 2016 e il 2020, fatture per operazioni inesistenti a favore di terze imprese, operanti nelle province di Parma, Vercelli, Milano e Brescia, per un importo complessivo di circa 6 milioni di euro.

Con riferimento, invece, alla società fallita, le articolate indagini patrimoniali e finanziarie condotte dalle Fiamme Gialle di Guastalla hanno permesso di scoprire che il medesimo soggetto – attinto oggi dalla misura cautelare – allo scopo di procurare a sé e ad altri un ingiusto profitto e arrecare pregiudizio ai creditori, ha occultato e distrutto la totalità delle scritture contabili nonché distratto dal patrimonio della fallita l’importo di circa 300 mila euro, così cagionando il dissesto della società.

















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