In occasione dell’Assemblea annuale dell’Associazione viene presentata la prima rilevazione statistica riguardante l’industria italiana della ceramica sanitaria, che dal 1° gennaio 2007 vede riunite le aziende industriali italiane in Confindustria Ceramica.
Queste le principali evidenze che emergono dall’Indagine Statistica Nazionale:
La struttura del settore.
Al 31 dicembre 2006 erano attive in Italia 51 imprese produttrici di ceramica sanitaria – delle quali 39 localizzate nel distretto di Civita Castellana (VT) – con una occupazione complessiva di 4.960 addetti. L’attività industriale avviene in 59 stabilimenti, 44 dei quali nella provincia di Viterbo.
La produzione.
Lo scorso hanno sono stati prodotti 9.123.316 pezzi: di questi, le aziende civitoniche ne hanno realizzati 3.903.510, pari al 42,8%.
Relativamente ai materiali, le produzioni Vitreous China e Fine Fire Clay (realizzate per il 40% nel distretto di Civita Castellana) sono risultate essere il 74,9% del totale, mentre il Fire Clay rappresenta il 25,1% (qui esiste un equilibrio tra il distretto viterbese e le altre province italiane).
Fatturato e vendite.
Le quantità vendute nel corso del 2006 sono risultate essere pari a 8.849.617 pezzi. I “vasi” e i “lavabi” coprono il 50% delle vendite complessive, una percentuale che supera i 4/5 se si considerano anche i “piatti doccia” e i “bidè”.
L’Italia ha consumato, nel 2006, 8.209.011 pezzi di ceramica sanitaria, derivanti per il 71,7% da produzione nazionale venduta sul mercato interno e per il 28,3% da importazioni.
L’export ammonta a 2.964.336 pezzi (33,5%): principale area di sbocco della ceramica sanitaria italiana è l’Unione Europea, dove finiscono i due terzi di tutte le esportazioni: nel continente il primo mercato è la Spagna (22,24%), seguito da Gran Bretagna (8,25%), Germania (6,90%) e Francia (4,92%). In Asia viene esportato il 6,96% del totale, mentre marginali sono le esportazioni verso le Americhe, pari al 2,59%.
Dal punto di vista delle tipologie produttive, il Vitreous China ed il Fine Fire Clay coprono il 41,4% del totale esportato e sono destinate per quasi il 70% al mercato europeo, mentre il Fire Clay rappresenta il 58,6% delle vendite oltre confine, concentrate per quasi i due terzi nei paesi dell’Unione Europea, in particolare in Spagna.
Relativamente al fatturato, è bene rilevare come a fine 2006 l’industria italiana della ceramica sanitaria abbia raggiunto i 449 milioni di euro, grazie a 308 milioni di euro derivanti da vendite in Italia e 141 milioni di euro dall’export.