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‘Luigi Ghirri. The Marazzi Years 1975 – 1985’, dal 16 settembre al Palazzo Ducale di Sassuolo

Ghirri – Marazzi ph. Héctor Chico Andrea Rossetti

Dal 16 settembre al 31 ottobre 2021 un nucleo quasi completamente inedito di fotografie di Luigi Ghirri è il protagonista della mostra Luigi Ghirri. The Marazzi Years 1975 – 1985, a cura di Ilaria Campioli, al Palazzo Ducale di Sassuolo.
Il progetto, realizzato dalle Gallerie Estensi in collaborazione con l’Archivio Luigi Ghirri e Marazzi Group, viene presentato in occasione della 21° edizione del Festival Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo il cui tema – Libertà – ben rappresenta lo spirito della relazione decennale tra l’artista e l’azienda di ceramiche fondata negli anni Trenta.

Luigi Ghirri incontra Marazzi per la prima volta a Sassuolo nel 1975, in una fase personale di crescita e sperimentazione che ben dialoga con la direzione di ricerca e sviluppo dell’azienda, focalizzata in quegli anni su alcuni punti fondamentali come il colore, le dimensioni, l’internazionalizzazione. Ne nasce un sodalizio unico, nell’ambito del quale l’artista realizza un importante corpus di opere, quasi del tutto svincolate dai canoni dell’immagine pubblicitaria: una ricerca in cui la ceramica viene letta come superficie e spazio mentale, possibilità infinita di composizione, luce e colore.

Al piano terra del Palazzo Ducale di Sassuolo, trenta fotografie nate da questa straordinaria collaborazione e conservate per quasi quarant’anni negli archivi di Marazzi, vengono esposte negli spazi dell’ Appartamento dei Giganti riaperti al pubblico proprio in questa occasione: un camerino e due camere che affacciano su un imponente giardino all’italiana, decorate con quadrature prospettiche e fregi composti da cartigli, riquadri e due rilievi con Tritoni e Nereidi.

“Con la mostra celebriamo un aspetto poco noto ma di grandissimo fascino dell’opera di Luigi Ghirri, che fu personalità di riferimento della fotografia italiana del secondo Novecento” – dichiara Martina Bagnoli, Direttrice delle Gallerie Estensi –. “Questa mostra in collaborazione con Marazzi reitera il rapporto stretto e vincente che le Gallerie Estensi hanno con il territorio e con la fervida realtà imprenditoriale che caratterizza queste terre”.

Luigi Ghirri. The Marazzi Years 1975 – 1985 rivela quanto Ghirri abbia utilizzato la ceramica per approfondire temi e riflessioni a lui cari in quegli anni, come la funzione stessa della fotografia, il suo essere strumento per interrogare il mondo, per comprendere la percezione collettiva e condivisa, per analizzare l’architettura, la rappresentazione del paesaggio, l’illusione.
Il percorso espositivo si apre nel camerino dell’Appartamento con fotografie in cui la ceramica diventa griglia geometrica che definisce gli spazi, in cui sono protagonisti gli
strumenti dell’apprendimento infantile – la lavagna, il pallottoliere, le matite colorate – accanto a quelli del gioco (la palla) e dell’immaginazione (un arcobaleno sorretto dall’ombra di una mano).

Accanto a queste immagini, nella sala successiva, quelle dedicate ad architetture ideali e frammenti di estetica classica dialogano nuovamente con griglie di piastrelle il cui effetto geometrico e straniante viene acuito dall’uso degli specchi e dei riflessi.
Nell’ultima stanza miniature, cambi di prospettive, piccole illusioni ottiche si affiancano nuovamente alle griglie, in una continua interrogazione della visione e le sue mille declinazioni.

“Nella produzione realizzata per Marazzi, Luigi Ghirri inserisce il materiale ceramico
all’interno di una riflessione più ampia sulla rappresentazione” – spiega Ilaria Campioli, curatrice della mostra –. “Le superfici entrano a far parte di quel sistema di misurazione e riduzione del mondo in scala così importante per l’autore in quegli anni. La combinazione dei diversi piani e le griglie gli permettono di approfondire la riflessione sulla conoscenza e sull’apprendimento, come fossero un foglio su cui imparare ogni volta a scrivere e disegnare”.

Grazie all’impegno di Marazzi e alla collaborazione con l’Archivio Luigi Ghirri, la mostra al Palazzo Ducale di Sassuolo – luogo simbolo del territorio in cui tutto è nato – è il fulcro di un’importante operazione di valorizzazione realizzata grazie alla condivisione di un’esperienza culturale unica, che aggiunge un tassello importante alla conoscenza dell’opera e della ricerca di un maestro assoluto della fotografia italiana.

Accanto alla mostra al Palazzo Ducale, il progetto Luigi Ghirri. The Marazzi Years 1975 – 1985 ha visto la pubblicazione di un prezioso volume omonimo non destinato alla vendita e la creazione di un sito di approfondimento – www.ghirri.marazzi.it – completamente dedicato a questa speciale produzione di Ghirri. Il percorso espositivo ha avuto un simbolico inizio con l’esposizione di un piccolo focus dedicato all’opera simbolo di questa operazione, ospitato nelle sale dei Musei Civici di Reggio Emilia in occasione dell’edizione 2021 del Festival Fotografia Europea; dopo Sassuolo la mostra, che ha un carattere itinerante, avrà uno sviluppo internazionale con una prima esposizione all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi dal 10 novembre 2021, in occasione di Paris Photo.

“Siamo molto felici di poter dare valore a questo sodalizio unico, nato tra uno dei più grandi maestri della fotografia italiana e l’azienda, esponendo le opere di Luigi Ghirri in uno dei luoghi simbolo del territorio come il Palazzo Ducale di Sassuolo delle Gallerie Estensi. – afferma Mauro Vandini, AD di Marazzi. – Una collaborazione durata 10 anni, che ha consentito a Ghirri di esprimersi con la massima libertà formale e di ricerca, creando un corpus di opere che ha lasciato il segno. È emozionante riscoprirle e riproporle oggi in un unico contesto, cogliendo tutte le sfaccettature, la poesia e l’intelligenza di un artista che ha stabilito con noi un legame eccezionale per durata, profondità e risultati. Risultati che sono oggi finalmente visibili e accessibili a tutti: questa mostra in qualche modo porta a compimento quel percorso intrapreso ormai 45 anni fa e che idealmente prosegue grazie alla collaborazione con l’Archivio e Adele Ghirri e al dialogo che si è stabilito con le Gallerie Estensi e la Direttrice Martina Bagnoli”.

Luigi Ghirri (Scandiano, Reggio Emilia, 1943 – Roncocesi, Reggio Emilia, 1992) è considerato uno dei più importanti fotografi italiani del XX secolo. All’inizio degli anni Settanta crebbe artisticamente entrando in contatto con giovani artisti modenesi di area concettuale, determinanti per il suo percorso successivo. Il suo lavoro affronta i codici della fotografia: le immagini da lui realizzate non sono atti di mimesi o semplici riproduzioni, ma modi di esplorare la realtà, sottolineando il carattere fittizio della visione e della rappresentazione. La sua cultura figurativa ha radice nelle poetiche del Novecento, dall’objet trouvé dadaista all’arte concettuale fino alla pop art americana; mentre, in campo fotografico, i suoi punti di riferimenti sono i fotografi della scuola americana e francese. Le sue immagini, spesso organizzate “in serie”, sono il risultato di una ricerca lungamente meditata prima dello scatto, in cui il reale e i suoi dettagli sono profondamente analizzati. Questo atteggiamento non convenzionale lo porta da subito sulla ribalta internazionale, tanto da essere considerato – già agli inizi degli anni Ottanta – uno dei venti fotografi più significativi del XX secolo.
All’intensa attività espositiva Ghirri affianca l’idea di un importante lavoro di promozione
culturale, con la messa a punto di progetti editoriali sviluppati all’interno della sua casa editrice Punto e Virgola e con l’organizzazione di mostre come Iconicittà (1980), Viaggio in Italia (1984), Esplorazioni sulla Via Emilia (1986), pietre miliari nella storia della fotografia contemporanea italiana che lo vedono al centro di un animato dibattito. Sulla base di committenze pubbliche e private si esprime dunque lungo gli anni Ottanta come interprete dell’architettura e del paesaggio italiano, offrendo tra l’altro il suo sguardo alle realizzazioni di alcuni importanti architetti.
Ilaria Campioli si occupa principalmente di fotografia e arte contemporanea. Ha lavorato per il Museo del Louvre, per la Collezione Maramotti e per diversi anni ha seguito le mostre del festival Fotografia Europea. Per il festival ha curato diversi progetti, alcuni dei quali dedicati ai libri fotografici. Ha collaborato con noti artisti internazionali, tra cui Joan Fontcuberta, Sarah Moon e Erik Kessels, seguendone anche le pubblicazioni realizzate in occasione delle mostre. Dal 2018 è co-curatrice di Giovane Fotografia Italiana, progetto dedicato alla scoperta e valorizzazione dei talenti emergenti della fotografia in Italia. È curatrice della sezione di fotografia nell’importante progetto di riallestimento delle collezioni del secondo piano di Palazzo dei Musei a Reggio Emilia ideato da Italo Rota.

















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