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In Consiglio comunale a Modena celebrata la Giornata per i diritti dell’infanzia

da sinistra: Lorenzo Iughetti, presidente provinciale Unicef; Grace Awounou; il sindaco Muzzarelli, il presidente del Consiglio Fabio poggi, l’assessora all’Istruzione Grazia Baracchi

“È difficile svegliarsi tutte le mattine in questa città, andare a scuola, sapere che tutta la tua vita è qui e che il tuo futuro sarà qui e sentire che, invece, sei considerata un’estranea”. Grace Awounou, 29 anni, nata in Benin, in Italia dal 2001 e cittadina italiana dal 2018, ha raccontato il suo percorso verso la cittadinanza oggi, giovedì 18 novembre, in Consiglio comunale, in occasione della celebrazione per la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, alla quale sono intervenuti anche il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, l’assessora all’Istruzione Grazia Baracchi e il presidente provinciale dell’Unicef Lorenzo Iughetti.

La seduta è stata aperta dal presidente del Consiglio Fabio Poggi che ha invitato l’assemblea a un minuto di silenzio per la famiglia e i bambini vittime del padre di Sassuolo, “una tragedia che ci spinge ancora di più a riflettere cosa possiamo fare come amministrazione e come cittadini e se le azioni per l’integrazione possano prescindere dal riconoscimento della cittadinanza”.
“Sono qui come una piccola parte di un grande mare”, ha detto Grace Awounou aprendo la sua testimonianza: “Sono stata accolta a scuola, ho imparato l’italiano, fondamentale per integrarsi, uscivo con i miei amici e mi sentivo italiana, ma non avevo la cittadinanza e alcune cose non potevo farle, era frustrante”. Il suo percorso per diventare cittadina a tutti gli effetti è durato quasi tre anni dal momento della domanda: “Spero che in futuro diventi più agevole. Se una persona decide di vivere in un paese, ne impara la lingua e la cultura, e ne rispetta le leggi, per me è doveroso accoglierla, anche con la cittadinanza”.
Una nuova legge per la cittadinanza “è necessaria”, ha affermato Muzzarelli intervenuto subito dopo: “Lo abbiamo detto già molte volte e non smetteremo di farlo in ogni sede istituzionale: serve una nuova legge per la cittadinanza. Una legge semplice, capace di conferire fin da bambini vera uguaglianza e pieni diritti e doveri a tutti. Con questo obiettivo, il Comune da anni concede la cittadinanza onoraria a tutti i bambini di dieci anni, ma tocca a Governo e Parlamento, che hanno tutti gli elementi per riprendere i percorsi legislativi interrotti nel recente passato o, se necessario, aprirne dei nuovi. Con questa consapevolezza, oggi ribadiamo l’impegno a essere città dei bambini, per accompagnarli a diventare giovani adulti e protagonisti del futuro”.
Nel suo intervento, il sindaco ha anche sottolineato l’attualità della Convezione dell’Onu per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, “che compie trent’anni ma è ancora, drammaticamente, necessaria per ricordarci la cornice nella quale tutti noi, come istituzioni e come persone, dobbiamo muoverci per rispettare i quattro principi fondamentali del diritto alla vita, alla non discriminazione, all’ascolto e il rispetto del superiore interesse del bambino. E ancora di più in un momento in cui la pandemia, con il lockdown e l’isolamento, ha messo a dura prova i bambini e i ragazzi che ora hanno bisogno di ascolto da parte di noi tutti, di gruppo, di normalità, che per loro è scuola, relazioni, affetti familiari e amici”.
L’assessora Baracchi ha focalizzato il proprio intervento sul diritto all’istruzione e all’educazione affermato nella Convenzione Onu che si concentra, in modo particolare, “sulla responsabilità di creare le condizioni affinché questo diritto non rimanga sulla carta ma diventi una realtà viva e concreta”. Il Covid, ha proseguito, ha reso evidente a tutti la quantità di ragazzi e ragazze che vivono in contesti fragili, a rischio di abbandono scolastico o di fare scelte avventate che condizioneranno il loro futuro: “Per farsi carico delle situazioni più deboli e a rischio, l’amministrazione, in rete con le istituzioni scolastiche e le agenzie educative del territorio, ha attivato progetti integrati che sono partiti dalla scuola con azioni che dessero opportunità positive anche nell’extrascuola. Sono progetti che non fanno rumore – ha aggiunto – ma cercano di prendere per mano con i modi e i tempi più adatti, ragazzi e ragazze in una fase di per sé critica come l’adolescenza costruendo un rapporto di fiducia e predisponendo il terreno neutro, adatto a far crescere il senso di responsabilità personale. Sono progetti che partono dalla disponibilità all’ascolto, condizione indispensabile a qualunque intervento educativo. Questo per dare ai ragazzi la possibilità di riappropriarsi di un vissuto relazionale che costituisce la base sulla quale si innesterà l’intero percorso”.
Lorenzo Iughetti, presidente provinciale Unicef, ha ripercorso le tappe della nascita dell’Unicef, istituito nel 1946 dalle Nazioni unite con la missione di aiutare e sostenere tutte le bambine e i bambini vittime della guerra, sia nei paesi vinti sia in quelli vincitori, senza distinzioni di carattere politico, religioso o di altro genere. Nel 1953, l’Unicef divenne, con voto unanime dell’assemblea, una struttura permanente dell’Onu, “facendo diventare realtà la speranza di un mondo che si prendesse cura di tutti i suoi bambini, senza confini geografici o temporali”. A rafforzare questa speranza, il 27 maggio 1991 fu approvata la Convenzione Onu per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, alla quale oggi aderiscono 196 Stati nel mondo. “Dopo 75 anni – ha detto Iughetti – la missione dell’Unicef è ancora attuale mentre il mondo sta affrontando la sfida di una pandemia che continua ad avere conseguenze pesantissime per bambini e adolescenti. Per la prima volta dal dopoguerra, l’Unicef ha aiutato anche paesi tradizionalmente donatori come l’Italia e la nostra azione sta continuando per milioni di bambine e bambini in Italia e nel mondo che rischiano di diventare le vittime a lungo termine di questa pandemia, sia in termini fisici che psicologici. Non possiamo arretrare, per non rischiare di vanificare i decenni di lavoro svolti fin qui per ridurre la mortalità e la malnutrizione infantili”.
La cerimonia si è conclusa con la proiezione del video Bambino cittadino, con le testimonianze di molti bambini sui diritti, sull’uguaglianza, la famiglia, la loro vita a Modena.

AL VIA IL PERCORSO VERSO “BAMBINO=CITTADINO”

Anche in quest’anno scolastico il Comune di Modena, insieme a Unicef organizza la manifestazione Bambino=Cittadino nel corso della quale, sulla base di un’indicazione del Consiglio comunale, viene conferita la cittadinanza onoraria simbolica ai bambini nati in Italia da famiglie migranti residenti in città, che abbiano compiuto almeno un ciclo di istruzione insieme ai coetanei italiani. La cerimonia si terrà, come al solito, nel mese di aprile 2022 e sarà preceduta da alcune tappe significative.

Nelle prossime settimane le classi delle scuole primarie interessate saranno coinvolte nel percorso di preparazione all’evento. La prima tappa è fissata già per la fine del mese: lunedì 29 novembre dalle 17 alle 18, con il supporto del Settore Istruzione del Comune, Unicef realizzerà un incontro formativo on line per i docenti al fine di fornire alcuni strumenti culturali e operativi per lavorare insieme ai bambini sull’educazione ai diritti umani e alla cittadinanza. L’obiettivo del percorso è approfondire con i bambini il concetto stesso di diritti e cittadinanza, in previsione della consegna degli attestati il prossimo aprile. Come lo scorso anno i docenti lo potranno fare servendosi del percorso di Unicef “L’albero dei diritti”, e alle classi sarà anche consegnata la pubblicazione “I diritti dei bambini in parole semplici”. Alla base dell’albero dei diritti c’è l’idea che, come gli alberi, i bambini hanno le radici nei luoghi in cui la sorte li ha fatti nascere e crescere. Come i tronchi i ragazzi saranno tanto più forti, robusti, capaci di autonomia e creatività, quanto più ricco di risorse e opportunità sarà stato il contesto in cui hanno vissuto. La chioma dell’albero è il risultato dello sviluppo e della crescita; a ciascun ramo corrisponde un aspetto, una dimensione di ciò che bambini e ragazzi sono e saranno nella rete delle relazioni in cui vivono. La chioma racconta ciò che sanno fare. L’albero non cresce isolato, ma fa parte di un bosco: ugualmente i bambini sono inseriti in famiglia, nel quartiere, nella città.

Attraverso “L’albero dei diritti” le classi quinte delle classi primarie condurranno quindi un percorso su cittadinanza e diritti; le riflessioni e i materiali elaborati dagli alunni verranno poi presentati in occasione di Bambino=Cittadino.

















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