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Terapie farmacologiche per il Covid 19 nei pazienti ricoverati, dei tre studi randomizzati controllati portati a termine in Italia, due sono firmati da Ausl IRCCS Reggio

Terapie per il Covid 19, sono soltanto 3 i trials di ricerca controllati e randomizzati, ideati e portati a termine in Italia e pubblicati su prestigiose riviste internazionali. 2 di questi sono stati coordinati dall’Azienda Usl IRCCS di Reggio Emilia e si tratta di studi indipendenti non sponsorizzati.

Dopo lo studio randomizzato sull’efficacia del farmaco Tocilizumab nel prevenire l’aggravamento di pazienti con polmonite da SARS-CoV-2 presentato su “JAMA Internal Medicine”, é stato di recente pubblicato anche il secondo importante contributo di ricerca sull’“European Respiratory Journal”, prestigiosa rivista a elevato Impact Factor (IF 17) dell’European Respiratory Society. Titolo di questo nuovo lavoro: “Intravenous methylprednisolone pulses in hospitalised patients with severe COVID-19 pneumonia. A double-blind, randomised, placebo controlled trial”.

Il dottor Nicola Facciolongo, il professor Carlo Salvarani, il dottor Marco Massari

Questo secondo studio è stato ideato e disegnato nell’Azienda USL-IRCCS di Reggio Emilia da Nicola Facciolongo, Direttore della struttura complessa di Pneumologia, Marco Massari, Direttore della struttura complessa di Malattie Infettive e Carlo Salvarani, Professore Unimore e Direttore della struttura complessa di Reumatologia con il supporto fondamentale dell’ex Direttore Scientifico dell’IRCCS di Reggio dottor Massimo Costantini. Nell’arruolamento dei pazienti per il nuovo lavoro c’è stata la collaborazione da parte di 18 centri di Pneumologia o Malattie Infettive, in prevalenza del Nord Italia, tra cui la struttura complessa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Modena con il professor Giovanni Guaraldi e il dottor Giovanni Dolci.

Si tratta di uno dei pochissimi studi randomizzati controllati sui boli di steroide in una condizione iperinfiammatoria, come la polmonite da COVID 19. Per boli di steroide si intende la somministrazione per via endovenosa di prednisone o equivalenti cortisonici ad un dosaggio uguale o maggiore di 250 mg al giorno per 1 o più giorni (solitamente per 3-5 giorni consecutivi).

Il trattamento con boli di steroide è utilizzato in Medicina come terapia iniziale per le condizioni immuno-infiammatorie particolarmente severe e pericolose per la vita con lo scopo di avere una immediata e massima azione anti-infiammatoria. Nel COVID-19 il processo infiammatorio necessita di una rapida e forte risposta. Perciò l’aggiunta dei boli di steroide alla terapia standard con basse dosi di desametasone può essere in grado di sopprimere il processo iper-infiammatorio più efficacemente del desametasone da solo e rappresentare un potenziale trattamento per i pazienti con grave e critica polmonite da COVID-19.

Rispetto ai due obiettivi primari prefissati, lo studio non ha rilevato differenze tra boli e placebo per quei pazienti dimessi dall’Ospedale senza ossigenoterapia entro 30 giorni dalla randomizzazione, e non ha ravvisato differenze nella durata dell’Ospedalizzazione (tempo di dimissione). Inoltre, non sono state osservate differenze neppure nella percentuale dei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva che andavano incontro a intubazione o decesso (obiettivi secondari). Infine, relativamente agli effetti collaterali non sono state osservate differenze in termini di tossicità con il gruppo trattato con placebo.

“Anche gli studi che hanno esito negativo sono importanti – spiega il professor Carlo Salvarani – la comunicazione selettiva dei risultati positivi e la non comunicazione dei risultati negativi è conosciuta come bias di pubblicazione (una sorta di distorsione). Soprattutto nel caso degli studi sponsorizzati, ma anche in quelli indipendenti, vi è la tendenza naturale a promuovere e pubblicare gli studi con risultati favorevoli e a minimizzare quelli con risultati sfavorevoli. Si stima che più della metà degli studi clinici negativi completati non siano mai stati pubblicati su riviste accademiche, determinando una chiara sovrastima di efficacia per quel determinato farmaco di cui vengono pubblicati solo gli studi positivi.

“Questo studio – dichiara il professor Antonino Neri, attuale Direttore Scientifico dell’IRCCS di Reggio Emilia, – rappresenta un chiaro e importante esempio del livello scientifico con cui la nostra Azienda e tutto il suo personale sanitario hanno saputo affrontare le molteplici sfide cliniche e assistenziali legate alla pandemia nell’interesse dei pazienti e di tutta la nostra popolazione”.

Antonino Neri

STUDIO CONTROLLATO E RANDOMIZZATO

Studio “controllato” significa che i soggetti coinvolti nel lavoro sono suddivisi in due gruppi: il gruppo o braccio sperimentale che riceve il trattamento in studio, e il gruppo o braccio di controllo che riceve un diverso trattamento o nessun trattamento. Se la sperimentazione è eseguita correttamente, i due gruppi risultano il più possibile omogenei, almeno per tutte le variabili considerate, e quindi comparabili. Con il termine randomizzato si intende invece uno studio nel quale i pazienti sono assegnati in modo casuale (random) per ricevere un intervento clinico. La randomizzazione aumenta la probabilità che altre variabili, non considerate nel disegno dello studio, si distribuiscano in maniera uniforme nel gruppo sperimentale e in quello di controllo. In questo modo, le differenze eventualmente osservate tra i due gruppi possono essere attribuite al trattamento.

BOLI DI STEROIDE

Sono “nati” per raffreddare il rigetto dei trapianti renali, poi negli anni ‘70-‘80 sono stati applicati nelle vasculiti e nelle malattie autoimmuni/infiammatorie migliorandone la terapia.

















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