ROMA (ITALPRESS) – “La parata su Oscar? Quoziente di difficoltà notevole non tanto tecnicamente ma per la circostanza, i brasiliani erano a due passi e non potevo respingerla, non potevo dare adito a spostamenti della palla. Mi è passato in mente l’amichevole con la Romania, in cui avevano dato gol ed ero 20 centimetri fuori”. Lo ha dichiarato Dino Zoff, in collegamento per la rubrica “Primo Piano – Spagna ’82, i 40 anni” dell’agenzia Italpress condotta da Claudio Brachino. “La chiave del successo? Il comandante, che era Bearzot, e il concetto di gruppo – sottolinea l’ex capitano azzurro – E’ una conseguenza del modo di pensare del comandante che dà le direttive, che si seguivano con particolare piacere. Non era uno feroce, era un pò come un padre nella conduzione di una famiglia” ha aggiunto Zoff. “Ho assaporato il momento meglio di altri, per me c’era la consapevolezza dell’ultima in assoluto. Ho toccato il cielo e sono stato in gloria per alcuni momenti, poi sappiamo che nello sport dura poco. Ero più di un portavoce, ero il capitano. In campo internazionale non si può parlare a vanvera, ho detto ‘ci penso io, voi pensate a giocarè. Bisognava usare le parole giuste e non troppe. Seconda mancata qualificazione ai Mondiali? Ricordo quando siamo usciti al primo turno nel ’74 e dopo il Messico quando fu invasa Fiumicino. Adesso se ne parla ma poi va tutto in cavalleria”. Presente in studio, con il direttore editoriale dell’agenzia Italpress Italo Cucci, anche la moglie di Paolo Rossi, Federica Cappelletti. “Italia-Brasile è stata la sua partita, quella della sua rinascita, perchè poi da lì è diventato leggenda. Raccontava di essere sceso in campo con una forza diversa” ha detto. “Diceva di sentire dentro qualcosa. Da lì ha ritrovato la sicurezza e la determinazione”. E a proposito dei festeggiamenti dopo la finale ha aggiunto:”Raccontava di essersi staccato dagli altri e di essersi steso in terra col tricolore, di aver provato un’emozione unica, di essere orgoglioso di rappresentare gli italiani e che avrebbe voluto fermare il tempo – ricorda Cappelletti – Paolo è stato straordinario come papà e marito, una figura sempre presente e romantica. Una persona leale, che c’era sempre nei momenti importanti”.
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