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Inflazione a Modena +8,2%, indagine Lapam: aumento esponenziale per i beni energetici

Nel mese di giugno l’indice generale dei prezzi al consumo registra un aumento dell’8,2% nella provincia di Modena rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. L’andamento di Modena risulta in linea con la dinamica regionale (+8,1%) e nazionale (+8%), mentre se si escludono i beni energetici, la dinamica dei prezzi nazionali al consumo si attesta a un più ridotto +4,2%, a dimostrazione del peso dell’energia sull’andamento generale dei prezzi.

Infatti tra i prodotti con incrementi di prezzo maggiori a Modena troviamo al primo posto energia elettrica, gas e altri combustibili (con un altissimo +72,5% a Modena). L’energia risulta in cima alla classifica anche in regione (con un +70,3%) e in Italia (+69,1%). A grande distanza sull’inflazione a Modena pesano i servizi di alloggio (aumentati del 19,5%), carburanti e manutenzione mezzi di trasporto (+18,5%) e servizi di trasporto (con un balzo del 17%), mentre i prodotti alimentari crescono dell’8%. I dati forniti dall’Ufficio studi Lapam Confartigianato, sono molto preoccupanti e la crescita è trasversale, considerando appunto l’aumento esponenziale dei beni energetici e le difficoltà legate alle materie prime, dovute anche alla guerra in Ucraina.

Focus agro-alimentare “Venendo alle tensioni sulla filiera agro alimentare – fa notare Daniele Casolari, responsabile categoria Lapam Alimentare – l’Ucraina è il maggiore esportatore mondiale di oli vegetali (tra cui l’olio di semi di girasole) e, insieme alla Russia, rifornisce il 47,7% dell’export mondiale”. Dai due paesi proviene il 34,5% delle esportazioni globali di grano duro, il 27,2% del frumento tenero e di segale, il 23,5% di orzo e altri cereali, oltre un quinto (21%) dei fertilizzanti esportati nel mondo e il 14% delle esportazioni di granoturco. La Russia, inoltre, soddisfa oltre un quinto delle importazioni globali di zucchero. “Lo shock dell’offerta causato dal conflitto russo-ucraino, sommato alla crisi energetica in corso – riprende Casolari -, si riflette sui prezzi lungo la filiera alimentare: infatti, a maggio i prezzi alla produzione del settore alimentare salgono del +15,2%. L’aumento dei prezzi alla produzione è più marcato per le paste alimentari (+21,1%) mentre rimane più contenuto per la produzione di pane e pasticceria fresca (+8,3%). La minore disponibilità sul mercato mondiale determinata dalla guerra genera maggiori tensioni sui prezzi alla produzione per la lavorazione delle granaglie (+46,5%), produzione di amidi (+35,6%), di margarina e grassi commestibili simili (+34,7%) e di oli e grassi (+25,6%). Questi rincari nella filiera alimentare vanno a loro volta ad influenzare i costi e i prezzi del settore della ristorazione, i cui prezzi al consumo aumentano a maggio del 4,4% in Italia e del 4,5% a Modena”. Il responsabile Lapam Alimentare conclude facendo l’esempio del pane, un prodotto di largo consumo: “A Modena sono 426 Imprese che producono prodotti da forno e farinacei, di queste 358 sono artigiane. Il prezzo del pane per il consumatore italiano è aumentato del +9,6% a maggio 2022 rispetto a 12 mesi prima, e il prezzo alla produzione, nel primo stadio di commercializzazione ad altre imprese italiane o estere, è salito del +8,3%. Ma come già visto a salire sono anche i prezzi della lavorazione delle granaglie (che comprende la molitura del frumento e dunque anche la produzione di farina) in aumento del +46,5%, la margarina e grassi commestibili simili (+34,7%) e la produzione di oli e grassi (+25,6%). Tutte materie prime indispensabili per forni e panetterie, senza contare ovviamente il rincaro delle bollette”.

















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